Cetraro. Quando Guido Pinto uccise un rapinatore per legittima difesa

I carabinieri di Cetraro stanno indagando a 360 gradi sulla sparatoria di ieri notte sulla statale 18 tra Cetraro ed Acquappesa nel corso della quale è rimasto gravemente ferito Guido Pinto, 47 anni, titolare di una palestra a Guardia Piemontese. Pinto è incensurato e pare sia fuori da ogni tipo di “giro” pericoloso ma nel suo passato, tuttavia, c’è una rapina finita male nell’impianto per la distribuzione di carburanti che gestiva a Cetraro nel 2004. Una rapina che si era conclusa con l’uccisione di uno dei banditi proprio da parte di Pinto. Era il 14 febbraio del 2004. Il rapinatore ucciso era Eugenio Martillotta, 20 anni, e il suo complice era Alessio Ricco. Così come riferiscono due lanci dell’agenzia Adnkronos del tempo.

Ricco, all’epoca 24enne, figlio del titolare di una rivendita d’auto della zona, durante la sparatoria, aveva riportato delle leggere ferite. I due, che erano a bordo di uno scooter, avevano raggiunto il distributore di benzina dove avevano inizialmente aggredito un dipendente e poi avevano cercato di rapinare l’incasso al proprietario dell’impianto. Martillotta era armato con una pistola calibro 38. Il proprietario del distributore di benzina, Guido Pinto, invece, aveva una pistola calibro 7,65 legalmente detenuta. Il gestore, in passato, aveva infatti subito un’altra rapina a mano armata. Per questo aveva chiesto ed ottenuto il porto d’armi. Da quel momento l’uomo aveva sempre con se una pistola di marca Beretta.

Secondo la ricostruzione effettuata dalle forze dell’ordine, Guido Pinto aveva inizialmente sparato due colpi di pistola in aria, sperando che i due si allontanassero, e successivamente, quando Martillotta gli aveva puntato la sua arma contro, aveva sparato un terzo colpo che raggiunse il ventenne al torace. I due rapinatori erano quindi fuggiti e successivamente, a bordo dell’automobile di una terza persona, avevano raggiunto l’ospedale di Cetraro, dove Martillotta morì poco dopo. Durante la notte il proprietario del distributore ed il dipendente erano stati sentiti dal sostituto procuratore presso il tribunale di Paola, Tullia Monteleone, che dirigeva all’epoca le indagini della polizia di Stato. Sin da subito era stato chiaro che Pinto aveva agito per legittima difesa.

Difficile dire se si possa trattare di una “vendetta” dopo così tanto tempo – oltre 18 anni – ma i carabinieri, al momento, non escludono nessuna ipotesi e naturalmente indagano anche su altre piste.