CGIL Cosenza nella bufera, familismi e illegalità: tutti i particolari dell’esposto in procura

RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE

La deriva della CGIL cosentina, che abbiamo affrontato più volte in diversi articoli, approda ufficialmente sulle scrivanie dei magistrati. In particolare, del procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri e del procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo.

Ai due magistrati, qualche mese fa, è stato presentato un dettagliato esposto-denuncia da parte di una persona (ovviamente a conoscenza delle dinamiche interne al sindacato) che tuteliamo, non rivelandone l’identità, almeno per il momento.

“… Sono a conoscenza – si legge nell’esposto-denuncia – di alcuni episodi di familismo interni alla CGIL: collaborazioni con l’INCA (si tratta di un patronato, ndr) di Cosenza; assunzioni al CAF; convenzioni con l’Ufficio legale per l’assegnazione delle vertenze, a favore di parenti di vario grado di dirigenti sindacali cosentini e calabresi.

Mi è stato riferito che alcuni assunti e utilizzati dalla CGIL vengono retribuiti dall’INCA. Tali fatti, che potrebbero non rivestire rilevanza penale, rivelano un sistema quantomeno amorale, un agire eticamente deplorevole, soprattutto se si considera che le risorse economiche della CGIL provengono sia dalle tessere dei lavoratori che da rimesse statali per contributi alle attività dell’INCA e del CAF.

denuncia-cgil In due riunioni di esecutivo… viene testualmente dichiarato dal segretario organizzativo Giovambattista Nicoletti, e ribadito dal segretario generale Umberto Calabrone, che “… in passato sono stati commessi gravi reati nei confronti dello Stato, come ad esempio duplicazioni di pratiche afferenti alle stesse persone e duplicazioni di pratiche in più uffici zonali, soprattutto nelle sedi CGIL di Paola ed Amantea. Ciò è stato segnalato da Pina Masci nel corso di una riunione di segreteria”.

Inoltre, nel corso di diverse riunioni dell’esecutivo, è anche emersa l’esistenza di “procedure, atte ad accrescere il punteggio necessario al mantenimento di alcuni presidi INCA e per avere maggiori risorse da parte dello Stato”.

La reazione dei presenti non è stata univoca – prosegue l’esposto-denuncia presentato alle procure di Catanzaro e Cosenza -. Ci fu chi rimase stupito da queste gravi affermazioni e chi, come Francesco D’Orrico, presidente del Comitato direttivo e dirigente sindacale di lungo corso, dichiarò testualmente: “Inutile scandalizzarsi tanto di queste pratiche: ne erano a conoscenza tutti, io sapevo”. Ma così in effetti non è. Almeno per molti all’interno della CGIL.

E’ per questo – aggiunge l’estensore dell’esposto – che nelle due riunioni in questione sono intervenuto per sostenere che la CGIL, che dovrebbe essere paladina della legalità e della tutela dei diritti, non poteva permettersi di mantenere al proprio interno questo “segreto” e che quindi il segretario generale Umberto Calabrone, in qualità di rappresentante legale dell’organizzazione, e la segreteria avrebbero dovuto denunciare il tutto alla magistratura.

CGIL COSENZA, ESPOSTO IN PROCURA: INFORMATI CAMUSSO E SPOSATO

L’esposto-denuncia sui familismi e le illegalità all’interno della CGIL cosentina è stato inviato anche alla segretaria generale nazionale Susanna Camusso e al segretario regionale Angelo Sposato.

Conferenza di programma Cgil“Le cose che segnalo – scrive l’estensore dell’esposto – sono per me di una gravità tale che non mi consentono di tacere. Ho atteso l’elezione del nuovo segretario regionale, perché essa potesse avvenire nel clima più sereno possibile, ed anche per potermi rivolgere al segretario neo eletto. Il mio intento è quello di migliorare la CGIL, senza infangarne l’immagine. Ritengo, però, che la tensione del nostro sindacato al rispetto della legalità vada rivolta oltre che all’esterno, anche verso il proprio interno. Vi scrivo, quindi, per chiedere un intervento drastico e risolutivo da parte vostra, prima che la denuncia assuma eventuale rilievo penale”.

FAMILISMO INTERNO ALLA CGIL

Si tratta di fatti che non rivestono valenza penale ma che comunque sono gravi per un discorso di buonsenso e di opportunità politica.

Nell’esposto vengono segnalate collaborazioni con INCA COSENZA da parte della moglie di Umberto Calabrone, segretario generale della CGIL di Cosenza e della moglie di Rocco Posa, dirigente Inps responsabile del settore welfare. E si avanza un interrogativo: “Possibili favoritismi?”.

Si passa poi alle assunzioni al CAF COSENZA e viene indicata una certa Lina, parente di Massimo Covello, segretario generale della FIOM CGIL CALABRIA.

Quanto alle convenzioni con l’Ufficio legale, vengono segnalati l’avvocato Mario Oliverio (niente a che vedere con Palla Palla), parente di Massimo Covello, l’avvocato Andrea Amatruda, figlio di Nino, dirigente dello SPI CGIL e un avvocato nipote di Francesco D’Orrico, presidente del Direttivo CGIL Cosenza.

Tra le assunzioni dirette alla CGIL Cosenza, il nome segnalato nell’esposto è quello di Alberigo Napoli, responsabile dell’amministrazione e anche lui parente di Massimo Covello.

C’è poi la casistica degli assunti e degli utilizzati dalla CGIL che vengono retribuiti dall’INCA o dal CAF e tra questi figurano il signor Giovambattista Nicoletti e il signor Claudio Sposato.

Ci sarebbe poi un sistema di fatturazione fittizia a parenti prossimi di funzionari della CGIL di Cosenza titolari di attività economiche, in particolare il padre di Simone Celebre e la madre di Loris Pesce.

ILLEGALITA’

Passiamo adesso alle illegalità vere e proprie.

DUPLICAZIONI DI PRATICHE AFFERENTI ALLE STESSE PERSONE

Facciamo un esempio. Si apre una pratica di una pensione di una persona “X” e la si chiude. Successivamente si riapre la pratica della stessa persona “X” per inserire una pensione di reversibilità.

Di conseguenza, alla fine della procedura risultano esserci due pratiche diverse e non una con conseguente attribuzione di punteggio doppio e finanziamento pubblico doppio.

Sarebbe, in sostanza, un aggiramento del sistema informatico comprato anni fa presso la CGIL Lombardia.

DUPLICAZIONI DI PRATICHE IN PIU’ UFFICI ZONALI

La stessa pratica viene elaborata in più uffici zonali INCA CGIL, anche qui con conseguente attribuzione di punteggi e finanziamenti pubblici doppi.

In una delle due riunioni di esecutivo della CGIL citate e alle quali ha partecipato l’estensore dell’esposto-denuncia, sono intervenuti perché chiamati in causa, Teresa Cavaliere (attuale vicesindaco di Fiumefreddo Bruzio), responsabile INCA Amantea; Maria Rosaria Carbone, responsabile INCA Paola; e l’ex direttore dell’INCA di Cosenza, Domenico Vuono, che affermò testualmente: “Il sistema informatico me lo permetteva ed io lo facevo”.

PROCEDURE ATTE AD ACCRESCERE IL PUNTEGGIO NECESSARIO AL MANTENIMENTO DI ALCUNI PRESIDI INCA E AVERE MIGLIORI RISORSE DA PARTE DELLO STATO

Le procedure utilizzate servivano anche per accrescere il punteggio necessario al mantenimento di alcuni presidi INCA (e maggiori risorse pubbliche) ed inoltre quando ciò non era sufficiente venivano spostate pratiche da altri uffici INCA del territorio.

L’esposto è stato presentato ormai da qualche mese. Visto il silenzio delle procure (Gratteri e Spagnuolo, a parte gli spacciatori di droga, non vanno molto oltre ormai lo sanno tutti), la notizia adesso rimbalza sui media e sulle bocche di tutti i cosentini.

Di sicuro, il “mito” della CGIL era già evaporato da un bel po’ di tempo ma adesso, con questi nuovi casini, la credibilità della Camera del Lavoro è davvero prossima allo zero.

Vi terremo aggiornati. Come sempre.

2 – (fine)