Chi è Carlo Pecoraro, l’artista del fasullo

Carlo Pecoraro e Mario Occhiuto

La famiglia Pecoraro è tornata alla ribalta delle cronache cosentine ma stavolta non per il solito Carlo, famigerato dirigente corrotto del Comune ormai in pensione dorata ad Hammamet, bensì per il figlio Vittorio, che viene sponsorizzato dalla peggiore feccia del Pd per ricoprire il ruolo di segretario provinciale. E allora forse è il caso di ricordare cosa è riuscito a fare il paparino in oltre 30 anni di ruberie impunite per conto della malapolitica. 

Per eseguire un buon intrallazzo a danno dei cittadini, c’è bisogno di alcune figure importanti, senza le quali non è possibile fare nessun ‘mmualicu. Una di queste è il dirigente pubblico. Nel nostro caso comunale. Un elemento cardine su cui ruota tutta la mbroglia. Senza la sua firma non si sgancia guagna.

Infatti, l’incubo di tutti i marpioni è quello di trovare sulla propria strada un dirigente onesto. Un dramma. Ogni truffa alla pubblica amministrazione, in sua presenza, può essere facilmente sgamata. Difatti, laddove esiste questa figura mitologica del dirigente onesto, lestofanti e traffichini si guardano bene dal portare i loro loschi affari nei suoi paraggi. Sanno che questi onesti hanno il vizio di denunciare. E di agire nell’interesse del loro datore di lavoro: il cittadino.

Ma purtroppo sappiamo che non è sempre così. Esistono dirigenti comunali, che della corruzione hanno fatto il loro credo. Disonesti che abusano dei loro poteri e prerogative, mettendole a disposizione del politico corrotto o indebitato, e della cosca di turno.

Ma chi è, e quali sono i compiti e i doveri di un dirigente? E’ incaricato, e lautamente pagato (c’è chi arriva a 100.000 euro lordi all’anno), per predisporre la gestione amministrativa, finanziaria e tecnica, dell’ente. Inoltre: valuta, ai fini istruttori l’ammissibilità, e i requisiti di legittimazione, e i presupposti; accerta i fatti disponendo il compimento degli atti necessari; adotta gli atti per l’adeguato e sollecito svolgimento dell’istruttoria e richiede il rilascio di dichiarazioni e la rettifica di dichiarazioni o istanze erronee o incomplete; effettua o dispone accertamenti tecnici e ispezioni; ordina esibizioni documentali; propone o indice la conferenza di servizi; cura le comunicazioni, pubblicazioni e le modificazioni previste da leggi e regolamenti; adotta, ove ne abbia la competenza, il provvedimento finale. E soprattutto gode di una certa autonomia.

Ma andiamo a noi. Sono mesi che vi raccontiamo di abusi d’ufficio al comune di Cosenza. Affidamenti diretti illegittimi, somme urgenze per gli amici, incarichi a creditori e pretoriani, e sperperi vari. E gira vota e riminia, in ogni presunto illecito, in cui ci siamo imbattuti, almeno in quelli degli ultimi 10 anni, c’è sempre lui, il dirigente comunale direttore del dipartimento tecnico, ingegnere Carlo Pecoraro, ora felicemente in pensione. 

Cresciuto nel codazzo di Adamo, e messo al servizio di Franco Ambrogio, inizia la sua ascesa professionale all’inizio del 2000. Anno in cui è risultato vincitore del concorso per 8 posti di dirigente bandito dal Comune di Cosenza.

Dal 2000 al 2018 ha ricoperto i seguenti incarichi: Dirigente Servizio Edilizia Urbana; Dirigente Servizio Progettazione Urbana; Dirigente (ad Interim) Servizio Archivio – Elettorale; Dirigente Servizio Progettazione Opere Pubbliche; Dirigente (ad Interim) Servizio Gestione Reti; Dirigente Settore Lavori Pubblici e Reti Infrastrutturali -Ciclo Integrato; Direttore del Settore 11° Trasporti e Attività Economiche; dal 2011 è Direttore del II Dipartimento Tecnico e (ad interim) Direttore del Settore 11° Trasporti e Attività. Scusate se è poco. Una carriera niente male. Sicuramente fatta per meriti. Non dubito.

Dubito invece di molti atti che portano la sua firma. A spulciare le carte, pare abbia il vizio di affidare lavori anche sopra i famigerati 40.000 euro, a chi vuole lui, e a chi gli dice il padrone. La sua specializzazione è quella di far passare per urgente quello che urgente non è. Un maestro. Scrive relazioni affascinanti su lavori la cui improcrastinabilità diventa seconda solo di fronte al conclamato arrivo sulla terra di un asteroide. Un artista del fasullo.

Questa sua arte, affinata sempre più negli anni, gli permette di sguazzare come vuole. Chiama chi gli pare e decide lui il prezzo. 500.000, 345.000, 267.000, euro, prego prendete, tantu su sordi di caggi. La gara per l’appalto? Non c’è bisogno. Perché il lavoro è sicuramente urgente, perciò niente burocrazia, autorizzazioni, prassi, regole, etica, e doveri, non c’è tempo per queste cazzate. E’ a rischio l’incolumità dei cittadini. E si sa che l’ingegnere ci tiene a noi. Ma anche ai suoi amici, e per queste cose serve la pronta cassa. Perché il lavoro è tanto e gli amici tengono famiglia.

Nell’era Perugini, raggiunge l’apice del suo splendore e attivismo. Voi direte, come è possibile questo, lo sanno tutti che l‘amministrazione Perugini è passata alla storia per l’immobilismo, e tu ci parli di attivismo. Chi caggi ca siti, immobilismo per noi, non per loro. Perché le carte in quegli anni fischiavano. Viaggiavano alla velocità della luce. Pratiche che si risolvevano in quattro e quattr’otto. Sempre per cose urgenti. Ricordiamolo.

La saggia regia del cardinale Franco Ambrogio, che come si sa preferisce l’ombra, alla luce, a quei tempi permette al duo di concludere affari a destra e sinistra. Arraffano che è una bellezza. Somme urgenze a tanto al chilo. Solo per gli amici ovviamente. Pecoraro ha tanto da apprendere dal cardinale, il quale ha capito le potenzialità del suo figlioccio, e lo istruisce bene. Gli spiega il trucchetto dei debiti fuori bilancio. Gli insegna come taroccare un atto. Come aggirare regole e norme. L’ingegnere si dimostra un ottimo apprendista, e subito da dimostrazione al maestro delle sue capacità. Con un atto amministrativo, che calcisticamente parlando potrebbe essere paragonato ad un goal di Maradona, per la sua bellezza, elargisce agli amici un bel 500.000 euro per un lavoro urgente. Franco (Ambrogio, già cardinale) è contento, il ragazzo può camminare da solo. Ma di questo scriverò dopo.
1 – Continua
GdD