Ciao Franco. 1960: la Morrone dei fratelli Rizzo entra nella leggenda

La Morrone 1959-60 promossa in Serie D. In alto da sinistra: l'allenatore Leonetti, Morimanno, Prantera, Conti, Marotta, Manna, E. Rizzo, D'Angelo. Accosciati: F. Rizzo, Politano, Pancaro, Presta

Oggi che Franco Rizzo non c’è più e considerato che le questioni legate alla pandemia rendono assai difficili i trasferimenti delle salme e la celebrazione dei funerali, la sua famiglia a Cosenza ha inteso comunque ringraziare, con l’affissione di un manifesto, tutti coloro che hanno manifestato vicinanza e cordoglio ma non ci sarà la possibilità di salutare il Campione per l’ultima volta.

Noi, da cronisti, non possiamo far altro che far parlare la memoria. E Franco Rizzo ne ha lasciato tanta, a partire dai suoi primi passi mossi a Cosenza nella seconda squadra cittadina, la Morrone, intitolata a Emilio Morrone, il portiere cosentino morto tragicamente su un campo di calcio a soli 23 anni. La bella favola della Morrone inizia proprio qualche anno dopo la morte di Emilio, avvenuta nell’aprile del 1953, e nella stagione 1959-60 si concretizza con una clamorosa promozione in Serie D. Era la “Morrone dei miracoli”.

Emilio Morrone

La squadra del presidente Ciccio Feraco (ex giocatore del Cosenza negli anni ’30), del segretario-factotum Tanino Meranda e dell’allenatore Ubaldo Leonetti (anch’egli ex calciatore rossoblù) disputa il suo quarto campionato di Promozione e, anche se non lo dice apertamente, mira a qualcosa in più di un piazzamento onorevole e della valorizzazione dei giovani. Su tutti Franco Rizzo, che ad appena 15 anni nella stagione precedente ha già giocato in prima squadra e si è guadagnato il posto di titolare nella Rappresentativa cosentina.

Rizzo, classe 1943, è il più giovane di una famiglia che ama il calcio all’ennesima potenza. Il papà Manlio ha trasmesso a tutti la sua grande passione: quattro fratelli, tutti centrocampisti di ottime qualità tecniche e tutti in grado di poter giocare nelle categorie che contano.

Lillo, classe 1935, ha iniziato nell’Indomita, una delle prime squadre di quartiere cosentine, ha toccato il cielo con un dito esordendo con la maglia del Cosenza a 18 anni, ma poi s’è trasferito a Ravenna, giocando ancora molti anni in Quarta Serie ma senza provare l’ebbrezza del calcio “vero”.

Emilio, classe 1937, è stato tra le bandiere della gloriosa Sicilia, la squadra nella quale giocava Emilio Morrone. Ha avuto una piccola parentesi nelle squadre minori del Cosenza ma poi è stato uno dei protagonisti della favola della Morrone insieme a Franco.

Pino invece è il più grande ed è stato il primo a rompere il ghiaccio: diversi anni prima di suo fratello Emilio era già stato il capitano della Sicilia.

Emilio e Pino Rizzo in tenuta calcistica

Franco Rizzo ha avuto un dono prezioso dalla natura: il piede destro. Esplosivo. Da qualunque parte si mettesse non sbagliava mai un approccio con il pallone. Calci di punizione e calci di rigore sono sempre state le sue migliori specialità. Batteva bene anche i calci d’angolo. E poi era anche veloce, insidioso, ne inventava sempre qualcuna. Evidentemente suo padre Manlio e i suoi fratelli più grandi, tutti ottimi talenti, hanno riversato su di lui i loro migliori consigli e le loro migliori qualità, aiutandolo a diventare quel “bambino prodigio” che è stato.

Emilio e Franco Rizzo, i più talentuosi, giocano insieme per la seconda stagione consecutiva e sono i “pezzi pregiati” di una squadra che, comunque, ha anche altre ottime individualità. Il portiere è Marotta, proveniente dai ragazzi del Cosenza di Ciccio Delmorgine, sulla linea dei terzini giocano Prantera, un difensore acrese di sicuro affidamento, che giocherà a lungo con la maglia granata, e Presta. La linea mediana è comandata dal capitano Pino D’Angelo, centrocampista di qualità e quantità, che si conferma pilastro assoluto di quella fortissima Morrone, coadiuvato da un mediano tosto e coriaceo, quel Politano che appartiene a un’altra famiglia di calciatori, e dal sempre più emergente Conti. E poi c’è Luigi Manna, già colonna dell’Indomita, tra i più esperti della squadra.

Emilio Rizzo con il dirigente Calvelli

In prima linea, insieme ai fratelli Rizzo, ci sono Dante Morimanno, talentuoso attaccante ex Fiamma, che ha fatto esperienza a Rogliano e Benito Pancaro, ala sinistra acrese estremamente versatile, il papà di Pippo, che negli anni Novanta conoscerà i fasti della Serie A e anche della Nazionale. Già nel torneo precedente Pancaro è risultato tra i migliori attaccanti della Promozione. Completano la rosa il difensore Stancati, il centrocampista Cometti e gli attaccanti Mauro, Mazzuca e Angotti. Ubaldo Leonetti plasma la squadra con il suo inconfondibile piglio di tecnico caparbio e geniale.

In avvio di campionato, la Morrone parte di scatto ottenendo un buon pareggio a Reggio nella tana dell’ostica Pro Pellaro e battendo in casa in rapida successione Rosarno e Castrovillari (3-0). Dopo tre giornate, i granata si trovano inaspettatamente già in testa, a quota 5 punti, con Pizzo e Bovalino.

Nella cittadina jonica reggina, alla quarta giornata, Franco Rizzo e compagni iniziano a pagare lo scotto del primo sforzo profuso ed escono battuti. Sette giorni dopo al “Tarsitano” di Paola c’è grande attesa per il derby con i biancazzurri di Maddalena (ex Cosenza) e dell’astro nascente Ciannameo e i padroni di casa avranno la meglio di misura (1-0) infliggendo alla Morrone la seconda sconfitta consecutiva. Ed è a questo punto che emerge il carisma di Ubaldo Leonetti.

LA MORRONE RISALE LA CLASSIFICA

La squadra reagisce immediatamente: prima espugna il campo dell’Olympia Sala di Catanzaro e poi vince il derby al “Morrone” contro la Pro Cosenza. Dopo la settima giornata Bovalino e Pizzo viaggiano al comando appaiate a quota 11 mentre la Morrone è terza a due lunghezze insieme alla Juve Siderno, che gli addetti ai lavori indicano come favorita per la vittoria finale. A San Marco Argentano Leonetti saggiamente si accontenta dello 0-0 contro l’Audace mentre la sfida di Cariati viene rinviata per il maltempo. Proprio in quei giorni infatti una tremenda alluvione si abbatte sulla città e sulla provincia di Cosenza. Tante le famiglie che restano senza casa, i danni ammonteranno a oltre un miliardo di vecchie lire, le ditte danneggiate sono addirittura 138 per 400 milioni complessivi di perdite. Un vero disastro sociale.

Il 29 novembre 1959 la Morrone è attesa a una importante prova del nove sul difficile campo di Nicastro. Leonetti schiera una formazione imbottita di difensori e centrocampisti lasciando in avanscoperta solo Franco Rizzo e Dante Morimanno e l’obiettivo dello 0-0 viene pienamente raggiunto. Pur con una gara in meno, i granata rimangono agganciati al “treno” delle squadre di vertice anche se vengono scavalcati da Nicastro e Siderno. Il duo di testa Pizzo-Bovalino è distante quattro punti.

Franco Rizzo cresce di partita in partita e iniziano ad accorgersene anche i cronisti dei giornali locali, specie dopo la sua splendida prestazione nella partita contro la Vibonese (2-1). Bovalino e Siderno, intanto, pareggiano nello scontro diretto. Il 13 dicembre la Morrone compie il suo capolavoro castigando in casa il Pizzo grazie a un’altra partita perfetta, esaltata dalle giocate dei fratelli Rizzo, che vale il terzo posto a quota 15 insieme all’emergente Rosarno, a un solo punto dallo stesso Pizzo e a due dalla capolista Bovalino.

Il finale del girone d’andata è ancora più entusiasmante. Imbattuti sul campo della Juve Siderno, i granata espugnano Cariati nel recupero della gara sospesa per il maltempo e battono anche l’Italia Reggio al “Morrone”. Al giro di boa l’undici di Leonetti arriva con 9 risultati utili consecutivi e conquista il secondo posto assoluto (20 punti) a tre lunghezze dal Bovalino capolista e davanti a Pizzo, Rosarno e Nicastro.

IL DUELLO CON IL BOVALINO

Nel girone di ritorno si profila subito il duello con il Bovalino, un entusiasmante testa a testa che continuerà fino all’ultima giornata. La Morrone giunge allo scontro diretto con un solo punto di svantaggio. Dopo i successi in casa sulla Pro Pellaro e a Rosarno, il nuovo “colpaccio” sul campo del Castrovillari, accoppiato alla battuta d’arresto dei reggini a Nicastro, consente ai lupacchiotti di accorciare ulteriormente le distanze.

Morrone-Bovalino si gioca di venerdì pomeriggio per la concomitanza del big match di Serie C tra Cosenza e Foggia e i granata non deludono le attese. Franco Rizzo e Benito Pancaro (entrambi alla sesta segnatura stagionale) segnano i gol che valgono il sorpasso e il primato solitario con 30 punti.

Battute di slancio anche Paolana e Olympia Sala, la Morrone è costretta a cedere un punto alla Pro Cosenza nella stracittadina del campionato. I ragazzi di Patitucci, sospinti dai gol di Ortale, Giordano e Napoli, hanno effettuato una eccezionale rimonta verso il centro della classifica e riescono a reggere il confronto anche con i cugini.

LA MORRONE CAPOLISTA

Nel frattempo, il Bovalino accusa altre battute a vuoto e la classifica sorride sempre più alla capolista, che porta a due i punti di vantaggio. Quando mancano sette giornate alla conclusione, il “Mattino”, il 12 marzo 1960, titola significativamente: “La Morrone verso la Serie D” e ospita il commento di Franco Catania, direttore del periodico “Cosenza sera”.

“La posizione della squadra cara al presidente Ciccio Feraco – scrive – è quella di solitaria vessillifera del girone… La Morrone, complesso “garibaldino”, è la squadra del giorno: le sue gesta hanno persino varcato i confini regionali e l’occhio vigile di numerosi osservatori di squadre militanti nei campionati nazionali segue i nostri ragazzi… La Morrone è l’unica squadra del girone A a non aver perso sul proprio terreno e ha perso solo due volte, a Bovalino e a Paola nel girone d’andata. E detiene un altro invidiabilissimo primato: quello della più lunga serie positiva con 17 gare utili consecutive. Oltre a Franco Rizzo e Benito Pancaro (6 reti) si mettono in grande evidenza anche Dante Morimanno (6 gol pure per lui) ed Emilio Rizzo (5 gol)…”. 

Dopo le vittorie contro Audace San Marco (6-0), Cariatese (1-0) e Nicastro, approfittando del pareggio tra Bovalino e Pizzo, la Morrone è capolista con 40 punti e aumenta addirittura a quattro i punti di vantaggio sul Bovalino con Franco Rizzo che tocca il tetto dei 10 gol seguito dal fratello Emilio e da Morimanno con 8 e da Pancaro con 7.

L’EPILOGO TRIONFALE

Mancano solo quattro partite alla fine ma la Morrone dovrà giocarne ben tre in trasferta: a Vibo Valentia, Pizzo e Reggio Calabria. Le paure di Leonetti, che invita a non festeggiare troppo presto, purtroppo si rivelano fondate. Due rovinose sconfitte con Vibonese e Pizzo, abbinate a due successi del Bovalino, riportano cosentini e reggini al primo posto a pari punti. La stagione si deciderà nelle ultime due gare. Penultima giornata: il Bovalino gioca al “Morrone” contro la Pro Cosenza, la Morrone riceve il Siderno. Allo stadio di Cosenza accorrono centinaia di tifosi del Bovalino pronti a sostenere la loro squadra verso la vittoria e invece accade l’incredibile. La Pro Cosenza vince a sorpresa e la Morrone, vittoriosa sul Siderno, torna in testa a quota 44 con due punti di vantaggio.

Il presidente Feraco non sta più nella pelle e non può che ringraziare i cugini invitandoli a pranzo al “Villa Bernaudo” di via Piave e pagando loro un premio partita di 2 mila lire a testa. Ormai è fatta: ottenendo uno 0-0 a Reggio Calabria contro l’Italia la Morrone conquista la promozione in Serie D il 1° maggio 1960.

Franco Rizzo è il simbolo dei granata vincenti e vince, quando ancora non ha compiuto 17 anni, anche il titolo di capocannoniere con 15 gol insieme a Federico Napoli della Pro Cosenza. Rizzo e Napoli giocheranno insieme nella stagione successiva con la maglia del Cosenza appena qualche mese più tardi. Morimanno e Pancaro alla fine realizzeranno 9 reti ed Emilio Rizzo 8.

Alberto Tonino Raffa, sì, proprio lui, il giornalista calabrese che approderà ai fasti della Rai e di “Tutto il calcio minuto per minuto”, commenta così il campionato su “Il Mattino”. “… Alla resa dei conti ha vinto il complesso più forte e soprattutto la squadra più continua, sfruttando anche il campionato deludente delle favorite Siderno, Bovalino e Nicastro. La squadra cosentina, con gli stessi uomini con cui nei tornei precedenti non si era allontanata dal ruolo di outsider, ha prevalso più in psicologia che in gioco e ha saputo approfittare degli errori altrui con uno splendido assolo nella fase finale. Ha vinto una buona squadra, forse non la migliore…”. Nel commento di Raffa si coglie una vena di rimpianto per l’insuccesso delle squadre reggine, che probabilmente il giovane cronista avrebbe preferito di più.

Di ben altro tenore i commenti in chiave cosentina. “Cosenza sera” scrive: “Grinta, combattività, intesa tra i reparti e cameratismo tra gli atleti hanno determinato ciò che si potrebbe ben definire il “miracolo” dello sport cosentino… Rizzo & C. hanno dato tante soddisfazioni agli sportivi cosentini sostituendosi degnamente e facendo quasi dimenticare certi strani “pseudodivi” di importazione che hanno tutto il sapore della patacca“. Chiarissimo il riferimento ai giovani calciatori ingaggiati dal Cosenza, che non sono stati in grado di primeggiare nel campionato di Serie C.

“Cosenza Sport” ironizza con chi ha parlato di fortuna e “caso irripetibile” e tesse le lodi del trio Feraco-Meranda-Leonetti, artefici del miracolo Morrone. I lupacchiotti intanto proseguono la loro magica stagione giocando le eliminatorie nazionali dilettanti. Battuto il Mazara, i granata affrontano in semifinale la Scafatese del funambolo Gallo, che sarà acquistato dal Cosenza. E’ proprio Gallo ad aprire le marcature nella sfida di andata al “Morrone” dalla quale è assente Franco Rizzo. Il gol di Cometti vale l’1-1, ma a Scafati la Morrone cede le armi e conclude un’annata comunque memorabile.