Ciao Franco. Tutte le maglie di Rizzo: Cosenza, Cagliari, Fiorentina, Bologna, Catanzaro e Genoa

Oggi tutta la Calabria sportiva e del calcio in particolare piange la scomparsa del primo campione calabrese che ha indossato la maglia azzurra: Franco Rizzo, cosentino nato a Rovito e cresciuto nei quartieri del centro cittadino. Era il 1966. In Nazionale ci arrivavi solo se facevi parte di un grande club. Franco Rizzo aveva indovinato il salto giusto a Cagliari. Esploso irresistibilmente nella sua Cosenza (due promozioni, prima con la Morrone in Serie D e poi con i Lupi in Serie B a soli 17 anni, e la convocazione in Nazionale Juniores), il Milan l’aveva pagato a peso d’oro e lo aveva girato poi in prestito ad Alessandria. Un buon anno di Serie B ma niente ritorno in rossonero, dove intanto si stava affermando Gianni Rivera, ed ecco la “scommessa” Cagliari.

FRANCO RIZZO STELLA DEL CAGLIARI

“Dalla Serie C alla Serie A in quattro anni – scrivono gli storici cagliaritani – con la prima storica promozione nella massima serie, la permanenza e l’etichetta di squadra rivelazione. Quella squadra è allenata da Sandokan Silvestri e schiera tra gli altri alcuni nomi che sarebbero poi passati alla storia non solo del Cagliari ma del calcio italiano: Nené, Martiradonna, Cera, Greatti e un giovanissimo attaccante dal coraggio leonino e dal sinistro atomico, Luigi Riva detto Gigi. La stella, però, è un interno calabrese, Francesco Rizzo, che approda addirittura alla Nazionale con il ct Edmondo Fabbri ed entra tra i 22 convocati per i Mondiali inglesi del 1966, quelli della Corea…”. Nel 1965-66 Franco Rizzo ha segnato 10 gol con la maglia del Cagliari e si è imposto come leader assoluto insieme a Gigi Riva. I due formano un tandem micidiale e la Nazionale non può far finta di niente.

FRANCO RIZZO E LA NAZIONALE

Rizzo esordisce in azzurro, primo calabrese nella storia, a Bologna il 14 giugno 1966. Ha appena compiuto 23 anni. Si gioca in amichevole contro la Bulgaria. Il primo tempo finisce 2-0 per gli azzurri, la gara è già delineata. Fabbri inserisce quattro riserve nella ripresa e Rizzo prende il posto di Rivera. Segna due reti, una delle quali con una “palombella” da ragguardevole distanza. Riva invece è infortunato da tempo, il compagno di squadra più “meridionale” di Franco Rizzo è il bolognese Pascutti…

Fabbri ripete l’esperimento a Torino contro l’Argentina qualche giorno dopo e Rizzo contribuisce (anche se non segna) al rotondo 3-0 finale. Entra nella lista dei 22 convocati per il Mondiale d’Inghilterra ma non troverà mai spazio, nonostante le evidenti difficoltà di centrocampo e attacco. “L’Europeo” gli dedicherà un titolo (“Perché Rizzo no?”) nel quale si riassumeva il desiderio di vedere in avanti un po’ più di fantasia, visto che Mazzola e Rivera non incidevano. Poi arrivò la sconfitta con la Corea, la rovinosa eliminazione e l’addio a Fabbri, sostituito da Valcareggi. Ma per Rizzo la musica non cambia: il nuovo ct gli nega addirittura la gioia di giocare con la maglia azzurra nella sua città, a Cosenza, il 1° novembre 1967 nella gara di qualificazione per gli Europei del 1968 contro Cipro. Il sogno azzurro finisce qui.

SCOPIGNO E IL TRIDENTE RIZZO-BONINSEGNA-RIVA

Ma a Cagliari Rizzo ha ancora molto da dire. Silvestri, l’allenatore del “miracolo”, è presto chiamato al Milan, ma nonostante il cambio di guida tecnica il Cagliari regge benissimo. Nel 1967 arriva sesto schierando un altro calciatore destinato a fare molta strada e molti gol: Roberto Boninsegna. Il tridente Rizzo-Boninsegna-Riva ha colto nel segno e ha sorpreso l’Italia. Al posto di Silvestri è arrivato un allenatore un po’ strano, un eccentrico: si chiama Manlio Scopigno. In un calcio di profeti (Helenio Herrera e Bruno Pesaola), asceti (Heriberto Herrera), fattucchieri (Oronzo Pugliese) e personaggi della commedia dell’arte (Nereo Rocco), Scopigno è semplicemente il filosofo. Non ama i ritiri, tollera le sigarette, non disdegna un bicchierino e crea un Cagliari coi fiocchi: Rizzo, Boninsegna e Riva sono convocati contemporaneamente in Nazionale. Ma il gioco di Scopigno esalta soprattutto le qualità di Gigi Riva, che vince la classifica cannonieri. Quando rompe col presidente, la squadra passa a Puricelli e non è più brillante come prima. Scopigno però ha lavorato nell’ombra e torna a Cagliari nel 1968 “traghettato” da un altro presidente. Dovendo disegnare la nuova squadra, decide di cedere Rizzo. E’ un grande colpo di mercato. Il campione cosentino passa alla Fiorentina in cambio di Albertosi e Brugnera. Si chiude così una parentesi splendida nella carriera di Rizzo. Sei campionati, due di Serie B e quattro di Serie A, Titolare delle maglie numero 7 e numero 8 per 157 partite. Con 30 reti segnate e l’esordio in Nazionale.

LO SCUDETTO A FIRENZE

Per uno strano scherzo del destino, Rizzo lascia Cagliari, approda a Firenze e vince subito lo scudetto, anticipando di un anno quello che sarebbe stato poi lo storico scudetto dei sardi. I tifosi della Viola, anche quelli più giovani, che non hanno mai visto giocare quella squadra, snocciolano a memoria i nomi della formazione-tipo del secondo (e ultimo) scudetto: Superchi, Rogora, Mancin, Esposito, Ferrante, Brizi, Rizzo, Merlo, Maraschi, De Sisti, Chiarugi. Il “mago” è Bruno Pesaola, detto il Petisso, che conquista un successo insperato alla vigilia e reso possibile da una squadra con grandissima qualità tecnica e con campioni che hanno fatto epoca nella storia del calcio italiano. . In quel campionato il contributo di Rizzo è particolarmente prezioso per la sua capacità di adattarsi a più ruoli: ala destra ma anche interno e mezzala di regia con un indiscusso “pezzo forte”: il suo destro al fulmicotone. Gioca 24 partite e segna 6 reti diventando uno degli “eroi” della storia della Viola. Dopo essere stato il primo calabrese a vestire la maglia azzurra, Rizzo è anche il primo calabrese a vincere lo scudetto. E’ il 1969, Firenze attendeva questa gioia dal 1956 e purtroppo ancora ne attende un’altra. Giancarlo Antognoni avrebbe meritato quello scudetto nel 1982 ma la Juve aveva più santi in paradiso ma questa è un’altra storia.

Rizzo rimane alla Viola anche nella stagione successiva, che non sarà fortunata come quella precedente. Trova comunque il tempo di diventare anche il primo calabrese a giocare in Coppa dei Campioni: 4 presenze tra i sedicesimi e i quarti di finale contro gli svedesi dell’Oxter e gli scozzesi del Celtic Glasgow, che elimineranno i viola e poi perderanno in finale contro il Feyenoord.

BOLOGNA E CATANZARO

Nell’estate del 1970 passa al Bologna, dove gioca due stagioni ma senza che la sua stella brilli come in passato. Così come non fu felice la sua scelta di scendere di categoria per passare al Catanzaro, appena retrocesso dopo il primo storico campionato di Serie A. Malgrado il presidentissimo Ceravolo avesse costruito una squadra con grandissimi nomi (oltre a Rizzo, Carlo Petrini, Sergio Ferrari, Claudio Bandoni, Luciano Monticolo e ancora altri), i giallorossi non riuscirono a ripetersi nonostante il grande impegno di Rizzo, che era anche il capitano di quella squadra, che si trovò tra lo stupore generale a lottare per la salvezza.

LA SECONDA GIOVINEZZA A GENOVA

Franco Rizzo ha concluso la sua carriera di calciatore a Genova. Cinque stagioni, tre di Serie B e due di Serie A, con 97 presenze e 12 reti. A 33 anni suonati, con 34 presenze e 7 reti, Rizzo è tra i protagonisti della splendida promozione in Serie A dei Grifoni. E solo la sfortuna, attraverso un brutto infortunio, gli ha impedito di godersi in pieno il suo ritorno nella massima serie dopo quattro stagioni. A Genova Franco ha vissuto la sua “seconda giovinezza” da calciatore e si è tolto ancora belle soddisfazioni.