Ciao Jole, un’avversaria schietta e leale (di GdD)

Conoscevo personalmente Jole. Ci conoscevamo da tanti anni, dai tempi del suo sottosegretariato alla Giustizia. Sempre su fronti opposti. Ci davamo del tu. E capitava, negli incontri per lo più casuali, di scambiare quattro chiacchiere al volo che sistematicamente finivano con l’irrigidire ancora di più le nostre già distanti posizioni politiche. Ma non per questo rinunciava al gusto dello scontro dialettico con l’avversario politico. Sapeva muoversi bene tra le righe della diatriba politica. Perché lei era una barricadera. Genuina, spontanea nella difesa dei propri ideali. E le tante gaffe di cui si è resa protagonista, sono la testimonianza della sua schiettezza: non rinunciava mai a dire quello che pensava, anche se questo cozzava con la logica, la “cultura generale”, o il senso comune. Difendeva le sue tesi con tenera tenacia a conferma della sincerità delle sue convinzioni. Infatti “convincerla del contrario” non era cosa facile. Perché “dentro” di lei prima ancora che il calcolo politico, prevaleva la passione politica. Questo al di là di tutto era evidente.

Ho scritto tanto su Jole e sulla sua azione politica. E sempre in perenne contrasto con lei. Ma ho anche scritto di lei come persona, come donna. E lei era per me, chi conosce i miei scritti sa bene questo, la rappresentazione per eccellenza della donna del sud: forte, sanguigna, verace. Ma anche la raffigurazione della bellezza mediterranea. Una donna determinata e dotata, come tutte le donne del sud, di una forza capace di smuovere le montagne.

Leonessa, guerriera, battagliera, tutti termini che si è “guadagnata” sul campo, combattendo senza mai risparmiarsi e per tanti anni nell’arena politica per lo più abitata da maschi.

Ricordarla oggi senza tener conto del suo carattere battagliero, è un ricordo a metà.  A Jole – sento di poter dire questo in virtù delle nostre discussioni -, non sarebbe piaciuto un mio “commento” sulla sua morte retorico e melenso, proprio perché entrambi ci siamo sempre detti in faccia “pane pane, vino vino”, e poi non c’avrebbe mai creduto. Io e Jole ci scontravamo, ma non ci odiavamo. Ed è per questo che in fondo l’ammiravo. Con me, nello scontro, è sempre stata leale. Perciò non posso venir meno a questo mio sentimento oltraggiando la sua memoria con qualche uscita meschina e retorica. Voglio ricordarla per come è stato il nostro “confronto”, non per quello che non conosco, o peggio ancora per quello che la gente si aspetta.

Voglio ricordare la donna che stanca, ma non certo fiaccata, delle maldicenze che qualcuno faceva girare sul suo stato di salute (a tal proposito scrissi un pezzo dal titolo: “Lunga vita a Jole”, dove le suggerivo l’identità di chi faceva girare le meschine voci, e lei la stessa sera mi contattò in privato per ringraziarmi, questo per sottolineare che sapevamo entrambi anche dirci “grazie”, e non solo litigare) ad un certo punto schiettamente dice: “non mi rompete i coglioni!”. Ferma, decisa, diretta. Come a dire: quando ci vuole ci vuole! È questa la Jole che ho conosciuto: quella che mi spiaccicava in faccia tutte le mie contraddizioni. Non posso ricordarla diversamente.

Voglio ricordarla come una donna capace, anche nello scontro politico più feroce, di saper distinguere, a differenza di tanti, l’umanità dalla politica. Ed è per questo che mi piace ricordare a tutti quelli che oggi pensano di essere più umani degli altri solo perché convinti di saper meglio comprendere ed esprimere il significato della pietas, le parole di Jole: “… Ognuno si misura con la propria miseria umana perché un conto è la politica e un altro è l’umanità”.

E tra me e Jole lo scontro è sempre stato solo ed esclusivamente di natura politica. Ma ciò non toglie, così come diceva Jole, che la sua morte non abbia toccato in me quella parte di umanità che con lei ho spartito.

La morte di Jole lascia, ad amici e “nemici”, un vuoto incolmabile. La sua sarà una assenza che peserà. A chi per un motivo a chi per un altro. A chi resta il compito di onorare una donna caparbia che fino all’ultimo non si è arresa, preferendo l’impegno e il lavoro alla commiserazione. Ed è di fronte a questa donna coraggiosa che io mi inchino. A lei va tutto il mio rispetto e una triste riflessione: non si può morire così, all’improvviso. Ciao Jole, che la terra ti sia lieve.

GdD