Cosenza. Ciciarello, il poliziotto amico di Luberto: prima utile ai suoi comodi, poi arrestato e ora condannato

Granieri e Luberto, due nomi due garanzie

Oggi il Tribunale di Cosenza, con una sentenza di primo grado molto pesante, ha condannato in primo grado a 7 anni e 6 mesi l’ex ispettore della Squadra Mobile Vincenzo Ciciarello per vicende relative ai rapporti della polizia con il clan Rango. Ciciarello è statoi ritenuto colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa. Eppure, la corruzione all’interno della polizia cosentina non è certo una novità che ci rivela il processo giunto oggi a sentenza dopo 5 anni e mezzo.

La Squadra Mobile di Cosenza nel periodo in cui è stata guidata da Stefano Dodaro ha fatto le peggiori porcherie possibili.

Ci siamo lungamente occupati delle persecuzioni di questo mentecatto nei confronti di Padre Fedele Bisceglia ma il poliziotto senza cervello ha fatto anche molto altro, viaggiando in coppia con il suo magistrato preferito, Vincenzo Luberto (della serie Dio li fa e poi li accoppia), e servendosi anche di altri poliziotti tra i quali l’ispettore capo Vincenzo Ciciarello.

Abbiamo già raccontato l’intervento del poliziotto corrotto nei confronti di una indagata, Carolina Peluso, per alterare le sue dichiarazioni e creare problemi ai fratelli, ingiustamente e falsamente accusati da un collaboratore di giustizia, tale Giorgio Cavaliere.

Giusto per riepilogare e per rinfrescare la memoria riportiamo quanto ha scritto nei confronti di Ciciarello il magistrato ispettore Otello Lupacchini nella sua relazione sulle schifezze della giustizia cosentina.

Stefano Dodaro
Stefano Dodaro

“… Ed è singolare che le dichiarazioni rese dall’indagata Peluso all’ispettore Ciciarello siano state da questi riferite in una annotazione di servizio e non siano state invece verbalizzate, senza contare l’irritualità del “colloquio” (chiamiamolo così, ndr) con una indagata.

E’ curioso poi che le dichiarazioni stesse contrastino in parte – per ciò che attiene allo svolgimento della vicenda e al luogo – con quelle contenute nel verbale di spontanee dichiarazioni ritualmente redatto dalla Guardia di Finanza e sottoscritto dalla Peluso…”.

“Comunque – riattacca Lupacchini -, neppure in detta annotazione vi è menzione di una richiesta, da parte del Cavaliere, di un compenso per la ritrattazione. E’ davvero strano, infine, che la citata annotazione del 15 novembre 2004, unitamente alla missiva di accompagnamento sottoscritta dal dirigente della squadra mobile Stefano Dodaro e recante la data del 16 novembre 2004, sia stata consegnata al destinatario dottor Luberto, sempre personalmente, con un ritardo di oltre due mesi (26 gennaio 2005), dopo che era scoppiato il caso Cavaliere”.

Dunque, i poliziotti Dodaro e Ciciarello si attivano e si danno da fare per portare acqua al mulino di Luberto travisando dichiarazioni e provando a ribaltare e mistificare la realtà.

Il 27 aprile 2016, la DDA di Catanzaro (della quale, lo ricordiamo, Vincenzo Luberto era all’epoca ancora procuratore aggiunto) ha deciso di arrestare il prode Ciciarello ovvero il poliziotto amico di Luberto. Perché era una talpa dei clan cosentini. Dunque, non solo talpa di Luberto per i suoi porci comodi ma anche della malavita attraverso un intermediario di nome Enrico Francesco Costabile. Un quadretto edificante, non c’è che dire.

L'ispettore Ciciarello
L’ispettore Ciciarello

Concorso esterno e associazione a delinquere di stampo ‘ndranghetistico.

Sull’ex ispettore capo della Squadra Mobile della questura di Cosenza, Vincenzo Ciciarello, la DDA di Catanzaro ha raccolto una voluminosa mole di materiale investigativo, che viene ampiamente illustrata nell’ordinanza con la quale si chiede e si ottiene il suo arresto.

Già nei mesi scorsi, in concomitanza con l’avviso di chiusura indagini della DDA di Catanzaro, abbiamo riepilogato tutte le accuse che gli vengono imputate ma ne ricordiamo un paio, sicuramente quelle più gravi.

1) rivelava illecitamente a COSTABILE Enrico Francesco, il quale a sua volta si faceva latore dell’informazione acquisita verso RANGO Maurizio e FOGGETTI Adolfo, che nell’abitazione dello stesso RANGO era stata installata una microspia in conseguenza delle indagini scaturite dall’omicidio di MESSINETTI Francesco.

3) rivelava illecitamente a COSTABILE Enrico Francesco, il quale si faceva latore dell’informazione acquisita verso RANGO Maurizio, che nei pressi dell’abitazione di   LAMANNA Daniele”, elemento di spicco della cosca, era stata installata una telecamera, poi effettivamente rinvenuta dagli indagati in data 17.04.2014;

5) rivelava illecitamente a COSTABILE Enrico Francesco, il quale si faceva latore delle informazioni acquisite verso i sodali della cosca, che in data 27 novembre 2014 sarebbero state eseguite diverse ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti della cosca medesima, alcuni dei quali – Abbruzzese Antonio, Bevilacqua Celestino e Sottile Ettore – effettivamente si rendevano irreperibili sfuggendo alla cattura;

7) riceveva, quale corrispettivo del predetto aiuto qualificato all’associazione ‘ndranghetistica in questione, svariate somme di danaro da parte di appartenenti al clan medesimo, nonché altre utilità a titolo gratuito, quali pezzi di ricambio del proprio autoveicolo ed ingressi e trattamenti di favore per sé ed i propri familiari presso locali notturni di Cosenza e della costa tirrenica cosentina, controllati da esponenti della cosca medesima.

Ciciarello, dopo l’arresto del 27 aprile 2016, è stato scarcerato anche dai domiciliari nel corso del mese di luglio. Già da tempo non faceva parte della Squadra Mobile ed era stato impiegato in Prefettura. Ha subito un processo perché ha fatto la talpa al clan Rango-Zingari dopo averla fatta a Luberto, il quale però (almeno fino a prova contraria) non è affiliato ad un clan… O no?