Con il mare non si scherza! (di Enza Sirianni)

Con il mare non si scherza!
di Enza Sirianni

Chi ha detto che il coronavirus ci avrebbe cambiati? Che nulla sarebbe stato più come prima? Ho letto  qua e là  riflessioni narcisistico-esistenziali sulle ripercussioni psicologiche della pandemia. Al tempo del confinamento, già sorridevo, pregustando le smentite clamorose a causa dei nostri atavici istinti che sono innanzitutto la sopravvivenza e, se possibile, in condizioni discrete di benessere fisico, materiale e di ciò che, soggettivamente, ci fa bene al tono dell’umore. Lo spirito, lasciamo stare che non sono tempi di suo raccoglimento.

Poi è arrivata l’estate, la liberatoria, la senza freni, la sensuale, la dannunziana, la  edonistica, la tanto bramata. E il mare. I bagni ! Le nuotate, le immersioni, gli scherzi, le spruzzate, le deiezioni in acqua così rilassanti, che si spandono, come i flussi caldi di una minicorrente del golfo, intorno ai nostri compagni di galleggiamento. Buona creanza e igiene direbbero no a tale sconveniente tentazione. Ma chi controlla? Vi è un misuratore di urea? No. Dunque? Ci si fa il bagno, accettando la probabilità, di impregnarsi dell’altrui  “corporeità”, in liquidi, sputi ed esfoliazioni. Ti puoi beccare la candida o un’otite da  staphylococcus  aureus. Rientra nel conto rischi. Pericoli esclusi per il Covid che, a dire degli esperti, in acqua si disperde, si diluisce. Ma  sulla sabbia no. Quante cose sanno di un microrganismo patogeno mentre il vaccino non si trova!

Tornando alla promiscuità marina, vuoi mettere l’ebbrezza di un bagno contro la remota possibilità di appiccicarti e ingoiarti funghi e batteri? Mica si può vivere continuamente con la testa  fasciata. Né con la mascherina sulla bocca. Eh già… Le immagini che rimbalzano dal lago d’Iseo alle spiagge del Sud, sono di spensierati corpi distesi al sole o in acqua, vicini vicini e “sbavagliati”. Ma  non vi era la famosa distanza intorno cui si è cincischiato a lungo, provocando ansie agli italiani e afflizioni agli operatori turistici? No. Precisiamo. Quella vale solo per gli stabilimenti e le spiagge a pagamento. Per il resto, ci si arrangi come si può. L’arte italica di arrabattarsi è imbattibile. E di sfuggire a controlli, regole e pedaggi. Primati che, per emulazione negativa, stanno cominciando a contenderci altri popoli più inclini al disciplinamento sociale come, per esempio, gli inglesi e i francesi. Tirando le somme con il relax estivo, non ci scherza nessuno. E’ umano, troppo umano. Nulla di anomalo, stupefacente , straordinario. Tutto nella kermesse rituale del divertissement della stagione del grano.

Dunque non siamo cambiati? Negativo, signore! Siamo noi, sempre noi, uomini e donne di questo pianeta Terra.

Andiamo al Covid 19. Esiste. E’ in giro. Circola per il globo. Se spaventava a marzo, dovrebbe impensierirci tuttora. Le linee guida del Piano di rientro a scuola a settembre, al netto dell’essere uno schizzo pasticciato, sono state partorite dalla Azzolina con i suoi esperti, sentito il parere del comitato tecnico-scientifico, proprio in considerazione che il covidaccio non è debellato, è in agguato e, addirittura , secondo l’Oms,  si ripresenterà in autunno, più terribile del fantasma del Natale a Ebenezer Scrooge. Perché dunque tanto allentamento della famosa guardia che oscilla tra il “non abbassare” e “il tenere alta”, con un’originalità linguistica degna del brodino che ci passavano ogni sera ai campeggi scout? Io un’idea ce l’avrei. Il coronavirus è un “concetto variabile” a seconda dell’uso politico, economico e sociale che se ne vuol fare.
Chiuse le frontiere con taluni paesi particolarmente appestati. Liberi i trafficanti di uomini e donne dall’Africa e dall’Oriente. I disperati, i fuggiaschi, gli ultimi, sono in numero fisso, con tendenza al rialzo. Ecco una cosa che non cambia in questo pianeta del sistema solare: la povertà che è preceduta dall’avidità e garantita dall’ingiustizia. Invariabili altresì il disprezzo e lo scarto di chi si sente un gradino più in su. Direbbe Camilleri : “Va a sapiri pirchì!“. 

Sbarco a Roccella Ionica di 70 immigrati due giorni fa. Test per il Covid. Tra loro 28 risultano positivi. Si destinano a centri attrezzati per gestire la quarantena d’obbligo: Bova e Amantea. Un duecento circa cittadini di questa ridente cittadina costiera calabrese, inscenano una protesta sulla statale 18 perché non vogliono i 13 del Bangladesh là assegnati in isolamento sanitario. Comprensibile la loro preoccupazione. Da chiedersi se è per il rischio del contagio o per i possibili danni all’economia già disastrata dal lockdown? Propenderei più per la seconda. Del resto, le dichiarazioni rese alla stampa dei politici locali, non lasciano dubbi al riguardo.

Non entro nel merito delle motivazioni delle cosiddette “reazioni” della politica, delle strumentalizzazioni e degli interessi di gittata personale. Ma con un cliché francamente intollerabile, essa resta uguale a se stessa in questa regione. Affatto pensosa dei destini dei calabresi, dal dopoguerra e giù di lì, blatera con puntuale monotonia di rilanci e volani di sviluppo. Chiacchiari e tabaccheri i lignu: così recita un popolare nostro detto, in verità diffuso in gran parte del meridione. Siamo tanto avvezzi alle promesse fatue che ci siamo inventati ironici modi di dire. Una salvezza per non morire di inflazione della chiacchiera (E. Galeano). E di indigestione di ipocrisia.

Intanto la nostra terra si è progressivamente svuotata. “Via/ Via!”  (Franco Costabile). Si parte incessantemente, per Milano soprattutto. Difficilissimo ritornare. Ho letto di iniziative per incentivare il rientro degli studenti universitari dal Nord, ma riguardano provvedimenti presi dai governatori della Sicilia e della Puglia, ancora non imitati dagli altri omologhi del Sud.
Solo per restare a fatti in fieri, la questione spazzatura a Reggio e in altre città della regione, bomba sanitaria esplosiva, da anni insoluta e perennemente emergenziale, è indicativa della premura e dell’efficienza dei governi che in Calabria si sono succeduti da trent’anni a questa parte.

Dunque, tornando al quesito sulla protesta contro il trasferimento dei migranti positivi al Covid, cosa preme di più alla politica e, ahimè ai cittadini confusi, la salute o altro? Concludo citando Pasolini, in un famoso passo: “L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: «contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti“. (Lettere luterane, 1976).