Cooperative, tutte le manovre per favorire il “lecchino del sindaco”

Abbiamo ricevuto in redazione una lettera (firmata, ma l’estensore ha chiesto di rimanere anonimo) nella quale si ripercorre il tortuoso iter con il quale il sindaco Mario Occhiuto ha “rivoluzionato” il sistema delle cooperative sociali di tipo B. Quelle, tanto per intenderci, istituite da Giacomo Mancini negli anni Novanta.

Nel gennaio 2013 il sindaco Occhiuto – si legge nella lettera – non rinnova i contratti alle 47 cooperative che lavorano per il Comune di Cosenza dal lontano 1997. Il sindaco, in particolare, sospende per due mesi l’attività delle cooperative salvo poi rinnovarla, di mese in mese, fino alla scadenza della gara d’appalto”.

“Intanto – prosegue la lettera -, l’amministrazione, nella persona della dirigente Maria Rosaria Mossuto, richiede le certificazioni antimafia. Iniziano a cadere le prime teste scomode, ovvero i presidenti delle cooperative che non hanno appoggiato il sindaco alle elezioni. E così, invece di sospendere, eventualmente, i presidenti e far continuare i soci, si sospendono in toto le cooperative senza dar loro la possibilità di eleggere un nuovo presidente. Così facendo, hanno lasciato senza stipendio anche i soci”.

Il metodo usato dal sindaco è veramente spietato, per come ci viene raccontato nella lettera.

“… Per mesi il Comune ha evitato di trovare una soluzione, risparmiando così bei soldini alle spalle di persone senza altre fonti di sostentamento. A un certo punto, nel mese di ottobre del 2013, invece, arriva la decisione di far assorbire le cooperative interdette nelle cosiddette “cooperative sane”. Va doverosamente ricordato, tuttavia, che da un misero stipendio di 908 euro lordi (620 euro al netto delle tasse, senza calcolare il tornaconto dei presidenti…), il sindaco Occhiuto fa togliere anche il 3% invocando una richiesta di predissesto finanziario, alla quale non seguirà mai quella di dissesto. E così lo stipendio si riduce a 580 euro netti…”.

Siamo quasi arrivati alla “resa dei conti” e all’inizio del 2014 il sindaco Occhiuto si toglie definitivamente la maschera.

“… L’amministrazione – continua la missiva che abbiamo ricevuto in redazione – dichiara a questo punto di non poter più rinnovare i contratti con gli affidamenti diretti (tutti al di sotto della soglia dei 40mila euro) e indice una serie di gare d’appalto. Con le gare vengono a cadere tutti i diritti acquisiti dalla cosiddetta “riqualificazione” voluta a marzo 2011 e quindi prima delle elezioni vinte da Occhiuto, dall’assessore Francesca Lopez (giunta Perugini)”.

Il resto è, purtroppo, la cronistoria di una triste “guerra tra poveri” innescata ad arte da Palazzo dei Bruzi e dal viscido Occhiuto.

“… In un primo tempo tutti i presidenti, in pieno accordo, cercano di produrre ricorso al Tar ma qualcuno boicotta questa idea. Si tratta proprio di quel qualcuno che verrà favorito sfacciatamente dal sindaco nelle gare d’appalto e al quale, successivamente, come ditta/cooperativa, verranno deliberati ulteriori affidamenti diretti. Tra i soci delle cooperative questo personaggio (del quale comunque nella lettera non si fa il nome, ndr) viene definito il “lecchino del sindaco”.

Morale della favola: a giugno 2014 si comincia a lavorare con le “ditte” vincitrici delle gare (ma le “ditte” altro non sono che cooperative “aggiustate”… senza finalità di lucro). Con questo sistema, grazie al potere che il sindaco ha conferito al “lecchino” e agli altri suoi “compari”, ci troviamo di fronte a una completa sottomissione dei lavoratori con tanto di minacce di licenziamento, ferie e malattie negate, abusi sul Tfr e sulle tredicesime per non parlare del giro di soldi sconosciuto alla maggior parte dei soci”.