Corigliano, il villaggio turistico del gioielliere dei Vip

Ci furono retroscena letteralmente “ideati” ed “inventati” dalla pubblica accusa in quello che è stato definito il “maxiblitz dei blitz” ovvero quello denominato “Santa Tecla”, dove tra i coinvolti risultavano numerose persone innocenti, arrestate tuttavia nel fatidico giorno dell’operazione dal sempre più impresentabile magistrato Vincenzo Luberto, non a caso cacciato a calci nel sedere dal ruolo di procuratore aggiunto alla Dda di Catanzaro. E molte di quelle persone sono state puntualmente risarcite dall’erario dopo aver constatato che si trattava dei soliti abbagli del magistrato di cui sopra.

Perché tutto questo? Semplicissimo: solo per favorire alcuni famigerati “colletti bianchi” incalliti della cosiddetta “Corigliano bene”. Tanto per citarne alcuni: Pino Curto il gioielliere, Pietro Paolo Oranges l’imprenditore, Cataldo Russo, Giacomo Russo e altri. Questi dovevano essere i veri imputati di Santa Tecla ed invece – come da scontato e vomitevole copione – furono fatti passare per “persone offese”!

Vi formiamo alcuni dettagli sui rapporti tra la “Corigliano bene” e chi – almeno sulla carta – dovrebbe garantire la giustizia e l’imparzialità. A partire dalla truffa di stato operata da Pino Curto nei confronti di un noto vivaista di Corigliano, il cui processo è ancora pendente presso il Tribunale di Castrovillari. Per continuare con il costoso e pregiato orologio che Pino Curto, tramite uomini dell’apparato dello stato, recapitò come regalo di Natale al pm Luberto, facendo il verso a personaggi come Luciano Moggi quando doveva “comprarsi” gli arbitri ai tempi della Juve… E ancora le spavalde e sfacciate gite in barca dello stesso Curto col pm Luberto e le rispettive famiglie. Certo, non è un reato né regalare orologi e né fare gite in barca ma va da se che un magistrato serio, per elementari ragioni di opportunità, non dovrebbe prestarsi a tali “giochini”. Ma tant’è…

Ritenuto un testimone di giustizia (!) il signor Pino Curto, nessuno osava fare i controlli dovuti al suo villaggio turistico “L’Airone”, sito in località Scavolino a Thurio di Corigliano. Per esempio: nonostante avesse l’obbligo – per continuare a percepire sovvenzioni e contributi statali – di non darlo in gestione per cinque anni, lui, il gioielliere dei Vip, affittava ugualmente l’enorme struttura del valore di 2 milioni 740 mila 908 euro, dichiarata con un solo addetto-dipendente!!!

La società affittuaria è la Buonevacanze Srl, i cui patron sono Emilio Ramundo e Franco Falcone… Santa Tecla (nel senso del “santo” magistrato” che ha concepito l’operazione…) lo proteggeva e lo protegge ancora in tutto e per tutto e fin dal giorno dell’inaugurazione questo villaggio, in barba a tutte le leggi, è sempre stato dato in gestione. Forse i controlli non arrivavano e non arrivano perché le lussuose suite del villaggio sono occupate settimanalmente da vari pezzi grossi dello stato (deviato) con tanto di famiglie al seguito… E – perché no – anche per soddisfare qualche altro piacere.

Inoltre, il villaggio è sorto nella macchia mediterranea e addirittura in zona di interesse archeologico con tanto di vincoli da rispettare: stiamo parlando dell’antica Thurium, com’è fin troppo facile intuire… ma – si sa – i sibariti erano e sono un popolo dedito ai piaceri ed alle mollezze… Viva i testimoni di giustizia!!!