Corigliano-Rossano 2019, Flavio Stasi: “Diamo fiducia alla speranza”

Flavio Stasi primo sindaco di Corigliano-Rossano. Ricostruiamo le tappe salienti del suo trionfo. Il 7 giugno gli ultimi memorabili comizi in piazza Salotto e in piazza Le Fosse. 

Flavio Stasi è carico di adrenalina e la sua gente sente vicino il momento del trionfo. In piazza Salotto e in piazza Le Fosse si respira profumo di vittoria, si avverte chiara l’importanza storica di quanto sta accadendo. Stasi è un grande oratore, al contrario del suo competitor: anche questo ha fatto e la differenza. Parla chiaro e non ha bisogno di sovrastrutture o degli applausi dei lecchini o del foglietto scritto dai pupari: è un fiume in piena e “spara” le sue verità a velocità supersonica. Diciamolo: è un piacere ascoltarlo ed è una goduria sorridere ogni volta che assesta una mazzata a questo sistema di potere.

“Pensavano che i giochi fossero già fatti dopo il referendum sulla fusione – afferma convinto -: hanno voluto la città unica perché erano convinti di poterci mettere le mani e fare quello che hanno sempre fatto. Pensavano che sarebbero bastate le “liste”, una campagna elettorale sontuosa costata un sacco di soldi, i portatori di voti… E poi pensavano che i cittadini non sono liberi e che, alla fine, si sarebbero adeguati ma le loro previsioni sono saltate e adesso sembrano impazziti…”.

Stasi rivela anche gli ultimi particolari dei teatrini che il sistema sta cercando di mettere in piedi nel disperato tentativo di fermare la sua corsa: “Hanno mandato i loro scagnozzi a girare per le piazze e a dire che farò assessore questo o quello per seminare zizzania ma non ci sono riusciti: questa classe politica ha fallito”.

Il pensiero vola al tempo in cui nessuno avrebbe scommesso un euro su Flavio Stasi vincente: “Dicevano che la nostra era la città degli sfigati e non hanno capito che noi sentiamo i problemi della gente sulla nostra pelle e siamo riusciti ad imporre i nostri argomenti e a far diventare “normale” la città. Non sanno più come fare…”.

Flavio torna sul tormentone degli appalti cuciti su misura per le aziende del “sistema”, come quello per il depuratore consortile ma anche su quello delle assunzioni clientelari. “Si sono accorti dopo sei anni che l’azienda vincente aveva una interdittiva antimafia e hanno buttato al vento decine di milioni… Hanno costruito ancora altri appalti per favorire un manipolo di costruttori e dare il via ad una speculazione edilizia selvaggia: una vergogna. E ancora vanno dicendo che faranno assunzioni, continuano a fare promesse che sanno di non poter mantenere mentre stiamo sprofondando nel degrado”. Assesta mazzate di malamorte il “ragazzino” e la folla lo ascolta rapita mentre demolisce un esercito di papponi senza vergogna: “Ma ha solo cinque liste, dove deve andare? Così mi schernivano all’inizio della campagna elettorale e avete visto com’è andata a finire: qui non ci sono ricatti, non ci sono ‘mmasciate, noi non abbiamo paura!”.

Spiega che con il “Comune digitale” finiranno le clientele e gli appalti su misura, che gli uffici resteranno nei centri storici e saranno supportati dai “municipi” di Cantinella, Schiavonea, contrada Amico e affonda un altro fendente sul piano spiaggia. “Hanno dato le concessioni agli amici degli amici e non gliene frega niente se non realizzano un bel nulla com’è previsto nel contratto… Bene, noi queste concessioni le ritireremo se vedremo che non lavorano non perché ce l’abbiamo con loro ma perché se si bloccano gli investimenti si fa male alla città e in queste ore sono felicissimo di aver visto due concessionari che hanno avviato i lavori: vuol dire che hanno capito l’aria che tira…”.

Sul fronte sanità, Flavio manda a dire al gatto e alla volpe, come chiamano da queste parti Oliverio&Pacenza, che “dovranno passare sui nostri cadaveri se pensano di spostare a Cosenza e Locri i soldi del nostro Ospedale della Sibaritide per il quale ci stanno prendendo in giro da cinque anni”. Definisce un “mostro” il carrozzone di Calabria Verde e urla che la nuova città non ha bisogno di questi parassiti: “I fondi per il dissesto idrogeologico li gestiremo noi, non abbiamo bisogno di tramiti”. E conferma che chiederà ad Anas e prefetto di avviare immediatamente i lavori del terzo megalotto della statale 106.

Poi torna a parlare direttamente alla sua gente: “La nostra forza siete voi, lo sapete bene che non c’è nessuno dietro di me e che nessuno mi ha chiesto niente dandomi fiducia persino col voto disgiunto. Si chiedano perché hanno preso 5000 voti in meno delle liste invece di pensare ai fantasmi: questo si devono chiedere… Ci hanno dato fiducia per riaccendere la speranza: la nostra forza è la nostra gente”.

Ritorna su queste ultime due settimane di campagna elettorale: “I nostri avversari hanno capito che non potevano dimostrare di essere meglio di noi e allora hanno cercato di provare che siamo tutti uguali e che i poteri forti sono dappertutto ma ormai hanno capito anche loro che in questa città sta nascendo la speranza e che il popolo che sta con noi è libero e non è ricattabile. Diamo fiducia alla speranza!“. Lancia l’ultimo urlo il “ragazzino” e si lascia abbracciare dalla sua gente. A Corigliano-Rossano da oggi si scrive la storia.