Corigliano-Rossano 2019, Flavio Stasi: vi spiego come sarà la nostra rivoluzione

Flavio Stasi primo sindaco di Corigliano-Rossano. Ricostruiamo le tappe salienti del suo trionfo.

Il 2 giugno a Schiavonea aveva parlato per quasi un’ora infiammando la platea senza neanche nominare il suo avversario, il famigerato generale. Per il semplice motivo che il suo avversario non era solo il generale ma tutta la pletora di corrotti che rappresentano una classe dirigente impresentabile che ha affossato il territorio. E la gente lo sa bene, quasi non avrebbe neanche bisogno che qualcuno glielo ricordasse ma se c’è una persona che ha tutto il sacrosanto diritto di farlo quella è proprio Flavio Stasi, u guagnuni (il ragazzino) che ormai ha conquistato tutti per la sua coerenza e per i suoi programmi. Sì, i programmi, perché – giustamente – Stasi in questi ultimi giorni marca la differenza con il suo isterico avversario proprio sul confronto programmatico.

Stasi era ben consapevole del plebiscito di voti che aveva ricevuto al primo turno e di essere ad un passo da quella che fino a pochi giorni fa sembrava solo un’utopia. Di conseguenza, non è caduto nei tranelli del generale, ormai abbandonato anche dai suoi “amici” corrotti, e parlava a cuore aperto anche a chi non l’aveva votato, convinto che il 9 giugno, nel segreto dell’urna, sarebbero cadute anche le ultime resistenze ed è andata esattamente così.

“Non mi faccio trascinare nel fango – ripeteva scandendo una per una le parole – per la sete di potere di qualcuno che non riesce ad accettare la sconfitta“. Va decisamente oltre, Flavio Stasi e urla alla piazzetta Portofino gremita fino all’inverosimile: “Non voglio essere il sindaco di una città dilaniata ma il sindaco di tutti”. La maturità e la responsabilità del movimentista emerge in tutta la classe limpida e cristallina che ha animato il suo modo autentico di fare politica in questi anni che hanno preceduto l’esplosione del 26 maggio.

Sul palco, dietro di lui, ci sono tutti i suoi candidati e l’immagine è come un pugno nello stomaco del generale e delle sue liste, che invece di votarlo l’hanno – giustamente – “tradito” col voto disgiunto. E’ un’immagine plastica quella dei candidati di Stasi alla quale Flavio dà ancora più slancio con poche ma pesantissime parole: “I miei candidati non sono un comitato elettorale mascherato da progetto civico ma rappresentano la classe dirigente giovane, nuova e libera del futuro”. E’ questa la differenza sostanziale tra Stasi e la malapolitica. Dietro la candidatura del “ragazzino” c’è un progetto vero, dietro quella del generale i soliti noti, i soliti accordi come avrebbe detto Enzo Jannacci.

Quando parla dell’intercettazione dei fondi europei, c’è solo da ascoltarlo a boccaperta e prendere esempio: “La classe dirigente ha fatto tornare indietro milioni e milioni di fondi europei perché il suo obiettivo era quello di non creare sviluppo, perché i cittadini devono continuare a chiedere favori anche se si tratta di diritti. Il popolo costretto a chiedere non è libero, è sotto ricatto ad ogni elezione ma noi vogliamo una città libera, nella quale trovino spazio le imprese innovative, lo sportello per le aziende, la qualità della vita, la riqualificazione del territorio, la mobilità sostenibile”. La gente ascolta, applaude e urla “Fla-vio; Fla-vio”. 

Stasi ricorda il percorso che ha portato alla piazza festante di ieri sera e si infiamma perché sta parlando della sua terra, del suo presente, del suo passato e del suo futuro. “Le battaglie che abbiamo fatto le abbiamo vinte con testa, braccia, competenza e tenacia. La classe politica si è svenduta agli apparati di Cosenza e Catanzaro per un tozzo di pane, accettando le logiche degli agganci e dei raccomandati ma noi abbiamo testa e braccia per risollevarci. Noi vogliamo recuperare e non consumare il territorio. Mi hanno persino accusato di essere un “palazzinaro” quando sanno bene che da anni combatto questa gente, la loro edilizia selvaggia e i loro piani regolatori monopolizzati dai costruttori che hanno fatto diventare la nostra città un’accozzaglia di concessioni edilizie”.

Dai palazzinari agli appalti fatti sfuggire con calcolo “criminale” il passo è brevissimo. I 14 milioni e mezzo del depuratore consortile mai spesi dalla Regione e i problemi gravissimi della rete idrica e della rete fognaria sono uno dei capisaldi del programma elettorale: “Sappiamo dove mettere le mani, sappiamo cosa fare: ci sono 7 milioni per la rete idrica che la classe dirigente non ha speso per ricattare la gente, ci sono 2 milioni stanziati dopo l’alluvione che non sono stati messi a disposizione della gente, è una vergogna!”. Quando si parla della gestione dei rifiuti, poi, Stasi va su un campo sul quale sta facendo battaglie solitarie da anni ed è preparato fin nei minimi particolari. “L’appalto per i rifiuti sta vessando cittadini e imprenditori con una Tari terrificante… Io non sono contro l’azienda (la famigerata Ecoross, ndr), ma gli appalti devono essere messi al servizio dei cittadini e non delle aziende e devono agevolare chi fa la raccolta differenziata, altrimenti che la facciamo a fare?”. Stesso discorso per il piano spiaggia: “Da strumento di sostegno per migliorare le condizioni di tutti, è diventato uno strumento di controllo per politici e burocrati, che decidono quali lotti sono utilizzabili e quali no: è incredibile!”.

Capitolo lavori statale 106. Stasi chiarisce a chi vorrebbe pescare nel torbido che non solo è favorevole al “raddoppio” ma che bisogna aggiungere ancora fondi sottraendoli a progetti inutili come rotatorie e guard rail e che appena sarà eletto, capeggerà dall’Anas e dal prefetto tutti i sindaci dello Jonio per ottenere quello che è giusto prendendo il posto dei soliti politici corrotti che avrebbero voluto metterci le mani.

Sulla sanità, Stasi alza decisamente il tono della voce: “Sono arrivati addirittura a dire che sono amico di Oliverio e di Pacenza quando sanno benissimo che sono stato io a preparare l'”accoglienza” a Pacenza un anno e mezzo fa quando voleva venire a prenderci in giro con l’ospedale della Sibaritide… E non l’ho fatto entrare! Quel contratto con quell’azienda dev’essere rescisso e anche subito se vogliamo fare qualcosa di concreto”.

Nel finale del suo comizio, Flavio torna sul concetto della classe dirigente libera e pulita, che viaggerà di pari passo con una comunità finalmente “nuova” e pronuncia finalmente la parola magica, “rivoluzione”, tenuta a freno per anni e che adesso può esplodere con tutta la sua carica liberatoria. “Vogliamo mandare un segnale a tutti: non solo a Corigliano-Rossano, alla provincia di Cosenza e alla Calabria ma all’intera nazione. La nostra idea di città balzerà agli onori della cronaca come una piccola rivoluzione e ci porterà fuori dalla melma nella quale questa classe dirigente ci ha trascinato per tutti questi anni”.

Da oggi comincia il lavoro più importante, la rivoluzione è arrivata ma adesso c’è da compiere la missione fondamentale: riempirla di contenuti e governare. Ma questi sono giorni che rimarranno storici per questo territorio.