Corigliano-Rossano, aste “pilotate”: retata di colletti bianchi. Il “curriculum” degli insospettabili e gli altri indagati

Una retata di colletti bianchi. D’altra parte, il nome stesso dato all’operazione “White collar” significa proprio questo: “colletto bianco”. La procura di Castrovillari ha lavorato ai fianchi di questi soggetti che facevano man bassa di beni messi all’asta, soprattutto nella zona di Corigliano-Rossano, e hanno agito con la collaborazione della Guardia di Finanza di Sibari e Cosenza chiudendo il cerchio e arrestando sedici persone che non hanno legami con la criminalità organizzata – in realtà la usano solo per “far paura” a qualche recalcitrante – ma appartengono ad un livello chiaramente superiore, quello dove “girano” tanti soldi. Si tratta di compravendita di capannoni nella zona industriale ma non solo: c’è chi chiede una villetta, chi un appartamento, chi qualcosa di meno costoso. Ce n’è per tutti i gusti e l’organizzazione agiva a tutti gli effetti come se fosse un’agenzia immobiliare. Con tanto di tariffe.

Secondo gli investigatori all’organizzazione toccava il 3-4% del valore del bene fatto aggiudicare. La sede della organizzazione era nell’ufficio del giudice di pace di Corigliano Rossano.

Sono complessivamente 48 gli indagati nel fascicolo della procura di Castrovillari. Per 16 persone, molte delle quali notissimi professionisti (avvocati, commercialisti, agronomi, imprenditori e dipendenti pubblici)sono scattati gli arresti (9 in carcere e 7 ai domiciliari). Indagate a piede libero, invece, altre 32 persone (anche qui numerosi i professionisti, gli imprenditori ed altri “colletti bianchi”). Le accuse nei loro confronti vanno dall’associazione per delinquere finalizzata a turbare le aste giudiziarie dello stesso Tribunale di Castrovillari attraverso la corruzione in atti giudiziari, alla violazione del segreto d’ufficio, alla truffa e al falso.

Dalle investigazioni delle Fiamme Gialle è emersa l’esistenza di una ben strutturata associazione per delinquere, operante dal 2017, dedita all’illecita ingerenza nelle vendite giudiziarie immobiliari, con il fine di indirizzare l’esito delle aste e l’assegnazione dei beni ai clienti del sodalizio, i quali si rivolgevano ad esso sia perché direttamente contattati dagli stessi membri del gruppo, sia spontaneamente per il significativo “grado reputazionale” acquisito nel contesto territoriale.

L’organizzazione ha acquisito informazioni riservate sulle procedure e, più specificatamente,
sui possibili partecipanti, oltre che per “accomodare” l’esito delle aste, anche attraverso forme di dissuasione rivolte verso altri potenziali concorrenti.

In tale contesto, il sodalizio è divenuto di per se centro di raccolta delle informazioni sui soggetti interessati all’acquisto, anche sotto la forma di “cartello collusivo aperto”, gestendo tali informazioni al fine di condizionare la partecipazione alle aste.

Da un lato, spiegano gli investigatori, i soggetti interessati all’acquisto si rivolgevano ai membri dell’organizzazione per raggiungere il loro scopo, dall’altro, i sodali, una volta acquisite le richieste dei clienti, le gestivano a loro convenienza per “pilotare” il bene verso uno specifico prescelto “cliente”, distogliendo dalla partecipazione gli altri soggetti.

Promotore ed organizzatore del giro d’aste truccate, secondo gli inquirenti, sarebbe Giuseppe Andrea Zangaro, 44 anni, dipendente del Comune di Corigliano-Rossano in servizio all’Ufficio del Giudice di pace della città jonica. Dalle intercettazioni si desume che abbia uno “zio” in carcere che “comanda” nei ranghi della criminalità ma i suoi “collaboratori” non sono mafiosi di manovalanza ma, appunto, “colletti bianchi”. 

A Zangaro  sono stati, altresì, contestati i reati di truffa aggravata e false attestazioni o certificazioni, alla luce dell’abbandono del posto di lavoro senza permesso e senza timbrare l’uscita ed il rientro, ovvero della falsa attestazione della propria presenza in servizio mediante la fraudolenta marcatura nell’apposito apparecchio marcatempo.

Tra gli arrestati figurano quattro avvocati del foro di Castrovillari (in carcere Alfonso Petrone, Carlo Cardile e Luisa Faillace; ai domiciliari Francesca De Simone) che istruivano le offerte dei clienti dell’organizzazione, partecipando per conto degli stessi alle varie procedure esecutive, con la formula “per persona da nominare”..

Alfonso Cesare Petrone

Alfonso Cesare Petrone, 61 anni, è un po’ il “big” tra gli avvocati finiti in manette, anche per una questione anagrafica. Spesso intervistato dalle televisioni locali anche su questioni politiche, l’avvocato Petrone spaziava su più campi: dai ricorsi alla Corte dei Conti per verificare alcuni atti amministrativi del nuovo Comune di Corigliano-Rossano – con riferimento, per lo più, a quelli relativi alla pianta organica nonché ai documenti finanziari dell’ex Comune di Rossano -, per arrivare – addirittura – al famoso esposto contro la fusione di Corigliano e Rossano. Una specie di “principe del foro” clamorosamente finito nelle maglie della Giustizia.

Carlo Cardile

Carlo Cardile, 50 anni, cassazionista coriglianese, invece, è specializzato in diritto amministrativo ed è convenzionato con il Comune di Corigliano-Rossano. Pare che attualmente sia anche giudice onorario al Tribunale di Crotone, così come tanti altri “personaggetti” che fanno ancora il bello e il cattivo tempo nel settore delle aste “pilotate” in altri Tribunali dove la corruzione regna sovrana. Insomma, un personaggio decisamente “rampante”.

I legali – secondo l’accusa – acquisivano illecitamente presso i professionisti delegati, i curatori fallimentari ed i custodi giudiziari, le informazioni coperte dal segreto di ufficio, relative agli offerenti e, più in generale, ai soggetti interessati alle aste, oltre che raggiungere accordi collusivi con i concorrenti. I legali avrebbero raggiunto accordi collusivi con i concorrenti all’acquisto dei beni messi in vendita all’asta e lo facevano nell’interesse delle persone che si rivolgevano all’organizzazione. Le persone cointeressate alle aste ma non collegate all’associazione venivano minacciate per indurle a desistere dalla partecipazione alle offerte.

L’attività d’indagine ha, infatti, disvelato un sommerso sistema relazionale tra l’organizzazione e vari professionisti delegati alle vendite (9 di essi, tra avvocati e commercialisti, colpiti da misura cautelare) che, in spregio alla funzione di “pubblici ufficiali”, hanno collusivamente  gestito le aste giudiziarie in favore dei “clienti” dell’organizzazione. In tali rapporti collusivi, si sono verificati anche eventi di corruzione dei professionisti delegati che, in cambio della turbativa d’asta, hanno concordato una dazione di denaro.

Come peraltro emerso dalle indagini, una delle principali modalità adottate dai sodali per utilizzare notizie coperte dal segreto d’ufficio, è consistito nell’ottenere, tramite i compiacenti curatori fallimentari o i professionisti delegati, la possibilità (prevista dalle modalità di funzionamento del sistema delle aste telematiche) di consultare anzitempo i bonifici cauzionali accreditati dai soggetti interessati all’asta sul conto della procedura, così venendo a conoscenza delle offerte che sarebbero state presentate e dei nominativi degli offerenti, in modo da poterli poi avvicinare con l’intento di raggiungere un illecito accordo, ovvero dissuaderli dal partecipare all’asta.

Uno degli avvocati arrestati e un agronomo, Giorgio Alfonso Le Pera, 49 anni, titolare di uno studio tecnico agronomico, procacciavano i clienti interessati alle aste.

Carlo Plastina

Tra gli arrestati anche l’ex presidente dell’Ordine dei commercialisti di Rossano, Carlo Plastina, 67 anni, molto vicino – almeno in passato – alle posizioni politiche del famigerato Generale Giuseppe Graziano (che com’è noto cambia partito e “collaboratori” a ritmo indiavolato…) e il collega Giovanni Romano, 54 anni. 

Antonio Guarino (55 anni, in carcere) era stato arrestato nell’operazione “Omnia” di Cassano ed era ritenuto organico al clan Forastefano. Toccava a lui, oltre che a Zangaro, far impaurire chi non stava agli ordini.

Rocco Guarino (43 anni) invece – ai domiciliari – è l’addetto alle vendite all’asta del Tribunale di Castrovillari e dunque il terminale di tutte le operazioni illecite della “banda” di insospettabili.

Nell’elenco degli arrestati, ovviamente, ci sono anche gli imprenditori che beneficiavano dei “traffici”, tra i quali spicca Carmine Placonà, 50 anni, titolare dell’azienda agricola “La Favorita”. 

Indagati a piede libero

Antonio Policastri

Francesco Zangaro

Luca Zangaro

Achiropita Arcidiacone

Daniela Xausa

Stefano Gottuso

Antonio Cosimo Freni

Giuseppe Fusaro

Giovanni Salvatore Famigliuolo

Antonio Massimo Gilio

Giuseppe Zangaro

Maria Francesca Salerno

Domenico Macrì

Vincenzo Rotella

Giovanni Francesco Gaccione

Pietro Paolo Oranges

Paolo Federico

Germano Sciarrotta

Luigi Caputo

Marco Didoni

Angelo Pianeta

Angelica Balestrieri

Domenico Garasto

Fanny Carmela Malomo

Giovani Battista Guadiano

Giuseppe Rango

Giuseppe Fioramante

Antonio Mariano Falbo

Roberto De Rose

Giorgio Possidente

Salvatore Le Pera