Corigliano-Rossano (e Rende): la disfatta di Bevacqua “Chiù Chiù” e della politica del “piede in due scarpe”

Il congresso cittadino del Pd a Corigliano-Rossano, ma anche quello di Rende, ha sancito una clamorosa sconfitta della parte politica riferibile a Mimmo Bevacqua alias Chiù Chiù (tradotto: soggetto insignificante e inutile).

Partito in vantaggio, e forte del sostegno sia di Zagarese che di Promenzio, la parte che fa riferimento a Bevacqua sperava d’avere in tasca il voto – dovuto più che altro ai “vecchi mal di pancia” degli ex stasiani – dei delegati di Mariolina Cacciola senza dover siglare nessun accordo ufficiale. Un atteggiamento che ha lasciata aperta la possibilità di un ragionamento tra le due minoranze e che ha portato a siglare quell’accordo rifiutato da Tagliaferro.

Ma la sconfitta di Tagliaferro/Bevacqua nasce ben prima e la si può scorgere nell’ambiguità che da tempo ha contraddistinto il gruppo facente capo al consigliere regionale. Un po’ con Stasi ed un po’ con Promenzio alle comunali, poi il tentativo riuscito di bloccare il congresso cittadino due anni fa, ha sempre mostrato un atteggiamento poco trasparente che ha contribuito e non poco anche all’equivoco delle elezioni provinciali, dove il trittico Boccia/Bevacqua/Zagarese ha sedotto ed abbandonato il sindaco di Corigliano-Rossano.

A far scegliere quindi l’alleanza con Madeo, oltre che la disponibilità a convergere su un documento “programatico”, ha fortemente contribuito proprio la convinzione che non vi fosse la voglia d’uscire da questa zona d’ombra.

Nessuna presa di posizione, ad esempio, rispetto alle uscite folkloristiche – per usare un eufemismo – di Promenzio il grossolano (che ora dovrà anche decidere se stare in un partito che vira verso Stasi o uscire, come sperano decine e decine di iscritti) e nessun tentativo di aprire concretamente un dialogo verso l’amministrazione. Rispetto a questi elementi ora si leggono, come al solito, i commenti sulla “decisione presa a Cosenza” come se a sostegno di Tagliaferro non ci fossero i referenti dei vari Bevacqua, Pacenza, Iacucci ecc. La verità è che la strategia portata avanti per mesi, stare con il piede in due scarpe, ha prodotto una naturale saldatura tra chi almeno ha accettato di discutere alla luce del sole.

Niente forzature cosentine, nessun attentato alla democrazia o ricatti come avventatamente raccontato da qualche vecchio democristiano un po’ confuso, solo la crisi politica di una posizione confusa e fumosa che ha convinto di virare su chi, pur nelle differenze, almeno poteva garantire trasparenza e chiarezza.
Non si può dire che oggi il Pd è alleato di Stasi, ma si può certamente dire che la linea politica ora potrà essere dettata all’insegna della chiarezza. Chiarezza a cui, nel bene e nel male, tutti i dirigenti e gli amministratori del Pd corissanese, dovranno lealtà.