Corigliano-Rossano. La mafia uccide, il silenzio pure (di Alberto Laise)

di Alberto Laise 

Cosa stabilisce se una manifestazione contro la criminalità organizzata è un “flop”? Cosa la trasforma in un atto inutile? Certamente non le parole cariche di odio e rancore di un cronista. Certamente nemmeno il gettare fango su persone che nulla c’entrano con la questione. Da che ne ho memoria io, le manifestazioni contro la criminalità organizzata, anche all’epoca dello scioglimento per mafia di un’amministrazione comunale, non hanno mai visto partecipare le masse. Anzi, a dirla tutta, i numeri ed i visi erano, e spesso sono, sempre gli stessi. Figuriamoci se la manifestazione viene “convocata” in un caldo pomeriggio d’estate. Ma questo vuol dire che non serva? Questo vuol dire che le parole dette dal sindaco, dal prefetto, dal vescovo, non abbiamo importanza? Questo vuol dire che la situazione in città non sia critica e che la “società civile”, nelle sue più diverse sfaccettature, non debba porsi il problema di come fermare questa violenza? Certamente no. Che le persone comuni non abbiano voglia d’essere in quella piazza è una cosa che ci sta: paura, voglia di non farsi notare, una certa indolenza sociale contribuisce a rendere difficile il riempire le piazze se si parla di certi argomenti. Però è altrettanto vero che, chi ha la voce, la forza, l’autorità politica e morale, deve continuare a promuovere questo tipo di manifestazioni. E, per chi osserva, diventa piuttosto dirimente comprendere le ragioni che portano alcune componenti della politica, dell’informazione, delle istituzioni a scegliere d’essere assenti.

Certamente fa sorridere l’idea che Flavio Stasi sia associato al mondo della ‘ndrangheta (ed allora dovremmo parlare seriamente delle importanti scelte fatte, ad esempio, sul lido “Arca di Noè”). Fa un poco meno ridere lo sbattere persone che stanno vivendo la loro vita, senza che abbiano nessun tipo di ruolo pubblico, in una ricostruzione che non ha nulla di giornalisticamente rilevante… ma il rispetto per le vite delle persone non è mai stato un problema per certi signori. Mi preoccupa invece, sempre rispetto alle assenze, quelle di tutti i prossimi candidati alle elezioni regionali della città. Penso che sottrarre dieci minuti alla spiaggia poteva essere cosa buona e giusta. E mi preoccupa l’assenza totale di tutte le opposizioni cittadine e di tutti i partiti compresi quelli della sinistra radicale. Era il momento di dare un messaggio d’unita’ d’intenti su una questione dove non dovrebbero esserci né speculazioni politiche né divisioni… Purtroppo così non è stato. Evidentemente la necessità di non riempire a Stasi una piazza è più importante di tutto il resto.

Le parole del prefetto “lo Stato c’è” devono far sperare che, con velocità, si intervenga con tutti gli strumenti più idonei affinché si potenzi e si rafforzi la presenza dello Stato nel territorio. Ed in questo dobbiamo apprezzare anche l’intervento del vescovo. Poi è vero: sono solo parole. Non è nulla di concreto. Magari è solo “propaganda”… ma se, al contrario, fosse calato il silenzio, se non ci fosse stata alcuna reazione… sarebbe stato meglio?
Per quanto mi riguarda vale ciò che diceva Peppino Impastato: la mafia uccide, il silenzio pure. Ed allora meglio cento piazze con poche decine di persone ma che cercano di dire qualcosa che le ragioni di chi sceglie il silenzio o, peggio, la critica distruttiva.