Corigliano-Rossano non ha bisogno di liste di proscrizione dei poveri

di Alberto Laise

In maniera totalmente inaspettata stiamo vivendo una situazione che avevamo potuto vedere solo nei film o in qualche serie tv di successo. Il concetto stesso di “quarantena”, che ora ci appare drammaticamente familiare, era qualcosa di vago, nemmeno lontanamente percepibile. In poco tempo abbiamo dovuto, singolarmente e come comunità, riorganizzare le nostre attività e collocarci in una sorta di “vita sospesa”.

Per alcuni di noi è stato facile, per altri meno. Ed abbiamo visto, attraverso la tv ed i social, i mille modi diversi con cui, chi ci amministra ai diversi livelli, affronta il suo ruolo. Dall’eccentrica dialettica dei due De Luca (Messina e Campania) alla sobrietà di Bonaccini. Ognuno di noi si sarà fatto un’idea.

La mia è molto semplice: finché non passa la bufera bisognerebbe evitare scontri, polemiche, giochetti politici per percorrere nel modo migliore possibile la strada dell’unità e della collaborazione. Ci sarà dopo il tempo per processi e polemiche. Naturalmente non mi sfugge come le inadeguatezze strutturali del sistema sanitario abbiano responsabilità precise e che siano il risultato di politiche criminali. Ma scelgo di concentrarmi su altro.
Ad esempio i nuovi eroi che, in questi giorni, tutti noi, abbiamo scoperto: medici, infermieri, tecnici, oss, che stanno in prima linea armati, troppo spesso, solo della loro dedizione al lavoro e del loro coraggio. C’è d’augurarsi che tutto questo, alla fine, modifichi sostanzialmente il nostro paradigma politico rispetto alle vere priorità della macchina statale. Dette cose abbastanza ovvie capita,

In questo contesto ed in una città importante come è Corigliano-Rossano, che al momento regge in maniera straordinaria, capita di leggere un comunicato di alcuni consiglieri comunali, compreso il consigliere regionale, generale Graziano, in cui si fa cenno alla necessità di “pubblicare le liste” di chi riceverà gli aiuti previsti. Una richiesta che prende spunto dalle parole di Gratteri sulla necessità di sorvegliare sulla distribuzione dei fondi.

Naturalmente non si può non essere d’accordo con l’allarme lanciato dal giudice: occorre vigilare e la procura può essere un aiuto ed un deterrente a possibili abusi/truffe. Ma non c’è il minimo accenno a “liste” da consegnare alla pubblica piazza. E questo non sarebbe nemmeno lontanamente immaginabile per chiunque abbia un minimo di cultura giuridica e di buonsenso.

Perché rendere di pubblico dominio i nomi di chi versa in uno stato, seppur momentaneo, di bisogno? Perché – ma questa pruriginosa richiesta dei “nomi” serpeggia anche a proposito dei contagiati quasi che fosse diritto della “folla” cibarsi del colpevole – consegnare chi resta indietro al pubblico ludibrio delle comari di quartiere? Semplicemente perché non si è all’altezza della situazione.

Perché si scompare rispetto ad un ragazzo (il sindaco) che sta gestendo tutto in maniera coerente. Non miracoli, non urla scenografiche: semplicemente tanto lavoro. E sono sicuro che anche altri, al suo posto, avrebbero fatto le sue stesse scelte. Perché parlare allora di un comunicato mediocre e stupido? Effettivamente la cosa migliore sarebbe stata quella di farlo cadere nel dimenticatoio. Lasciarlo scivolare lentamente nel posto in cui merita insieme alle mille inutili polemiche che quella parte politica ha sollevato in un anno d’opposizione.

Però, prima di dimenticarlo, concedetevi il lusso di riflettere su una cosa persino banale: vi rendete conto della fortuna che abbiamo avuto a non avere quel gruppo di consiglieri comunali, compreso il generale di cui sopra, come amministratori della nostra città? Vi rendete conto quale pericolo abbiamo evitato? Abbiamo evitato una compagine che, in piena quarantena, ritenendo urgente polemizzare con il sindaco per la chiusura dei supermercati prima, e per le liste di “proscrizione” poi… aggiungeteci poi parole confuse sugli ospedali ed abbiamo un quadro che ricorda il miglior Kandinskij: confusione colorata.

Potremmo pensare che quella richiesta sia il frutto naturale di un processo culturale fatto di “uomo forte al comando” (infatti c’è la firma del partito che plaude ad Orban), di costruzione sistematica del concetto che la povertà e l’indigenza siano la causa del problema e non l’effetto del problema, di populismo giacobino…ma sarebbe andare troppo oltre. In realtà è la costante necessità di mantenere aperta una sorta di campagna elettorale permanente. La trasposizione dilettantesca del modello Salvini/Meloni/Renzi in cui occorre bypassare la collaborazione doverosa vista l’emergenza a favore di una critica destabilizzante per l’avversario. Il problema è che oggi non ce lo possiamo permettere. A nessun livello. Per riaprire la campagna elettorale ci sarà tempo quest’estate…