Coronavirus, 27° giorno. Vertice Ue, Conte: “Fondo di garanzia per cure ed economia o coronabond”.

I 27 leader Ue sono pronti al “whatever it takes” a livello economico (letteralmente “a tutto quello che sarà necessario”), ma al momento non si sono esposti per ulteriori misure. A partire dai coronavirus-bond proposti dall’Italia, ma sui quali la Germania frena: “Non si è ancora deciso”, ha detto Angela Merkel al termine dell’incontro. Durante il vertice comunque, i leader hanno appoggiato il lavoro dell’Eurogruppo e le misure socio-economiche della Commissione. Infine hanno chiesto ai ministri dell’Economia di monitorare la situazione e di adattare la risposta alla situazione in rapido cambiamento.

Nel corso dell’incontro in videoconferenza, il premier Giuseppe Conte ha spinto perché siano attivate tutte le misure necessarie a livello economico per sostenere i cittadini europei e soprattutto perché sia chiaro che l’emergenza non è e non è più solo italiana. “Dobbiamo muoverci tutti con la massima urgenza”, ha esordito. “Dobbiamo assicurare ai nostri cittadini le cure mediche e la protezione sociale ed economica di cui hanno bisogno. Non ci sono alternative”. Tra gli strumenti possibili il premier ha quindi indicato i “coronavirus-bond” o anche un fondo di garanzia europeo in modo da finanziare con urgenza tutte le iniziative dei singoli governi per proteggere le proprie economie. “A una crisi straordinaria, senza precedenti, si risponde con mezzi altrettanto straordinari, mettendo in campo qualsiasi strumento di reazione, secondo la logica ‘whatever it takes“, ha continuato, invitando tutti “a non illudersi che ci potrà essere un Paese membro che potrà rimanere indenne da questo tsunami economico-sociale”. In questo, ha spiegato il presidente del consiglio, “il ritardo nella risposta comune sarebbe letale e per questo irresponsabile”.


In sostegno del premier italiano si è espressa la presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen: “Da venerdì”, ha detto, “la situazione è peggiorata, è molto seria, è uno shock esterno mai avuto prima e dobbiamo fare di tutto per proteggere l’economia e le persone. Non esiteremo a prendere misure aggiuntive se la situazione lo richiede”. Una posizione confermata e sostenuta anche dal presidente del Consiglio Ue Charles Michel: “Faremo ‘Whatever it takes’ per ristabilire la fiducia e sostenere la ripresa rapidamente”, ha dichiarato al termine del vertice.

Chi ha frenato è stata invece la cancelliera tedesca Angela Merkel che, in particolare sui coronavirus-bond ha specificato che “per ora non c’è una decisione” al riguardo e non c’è “un risultato”. I ministri delle Finanze dell’eurozona “continueranno a lavorare” alle misure possibili, ha affermato, e anche la cancelliera affronterà la questione con il ministro tedesco Olaf Scholz. Nonostante ciò ha detto che “l’Europa è risoluta, nelle diverse misure, ad affrontare insieme”. Sia l’emergenza sanitaria, sia il contrasto delle conseguenze economiche richiedono che in Europa “si agisca insieme.

Intanto anche gli altri Paesi, non solo l’Italia iniziano a parlare di misure economiche massicce per far fronte all’emergenza. Il governo francese ha annunciato uno sforamento dei parametri di Maastricht al 3,9% del rapporto deficit/Pil, con uno stanziamento da 45 miliardi di euro per sostenere imprese e lavoratori. La Spagna punta a mobilitare 200 miliardi di euro, di cui 117 pubblici. “La maggiore mobilitazione di risorse della storia democratica della Spagna”, ha promesso il premier Pedro Sanchez. Il governo britannico metterà sul piatto un pacchetto finanziario definito “senza precedenti” da 330 miliardi di sterline.

Sul fronte delle misure sanitarie tutti i leader Ue hanno convenuto sulla decisione della Commissione Ue di limitare per un mese i viaggi dall’esterno verso i Paesi dell’area Schengen. “Di fatto un veto con pochissime eccezioni”, ha chiosato Merkel. Oltre alla muraglia eretta verso l’esterno dell’area Schengen, una misura senza precedenti nella giovane storia dell’Ue, continuano però a sorgere anche sempre nuove barriere all’interno dell’Europa, per iniziativa dei singoli Stati che si muovono in ordine sparso. Con la notifica di Estonia e Norvegia è salito a 9 il conto dei Paesi che hanno informato Bruxelles di avere reintrodotto controlli alle frontiere verso altri Stati Ue. Prima di loro erano state Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania e Svizzera. Non sono invece arrivate per ora le notifiche di Francia e Spagna. D’altronde, anche all’interno di molti Paesi le persone sono sempre più limitate nei loro spostamenti.