Coronavirus, 37° giorno: tutta la verità sul focolaio di Bocchigliero

Tre pazienti positivi conclamati ovvero tre anziani ospiti della casa di riposo Santa Maria (tutti e tre ricoverati) e ancora altri anziani e diversi dipendenti della struttura risultati positivi e ora in isolamento domiciliare per un totale di 21 casi. A Bocchigliero, piccolo borgo nel Parco Nazionale della Sila, molto vicino al focolaio principale di Corigliano-Rossano, la preoccupazione cresce per l’emergenza virus.

Sono in tanti da Bocchigliero che ci chiedono di raccogliere l’appello disperato di questa comunità travolta, all’improvviso, da vicende poco chiare a seguito di un caso positivo di Covid-19 e di altri casi sospetti che all’inizio qualcuno ha cercato di insabbiare ma che adesso stanno venendo fuori nella loro gravità.

Ma cerchiamo, come sempre, di ricostruire la dinamica dei fatti per come ci viene prospettata dalle fonti dirette di diversi residenti, che ormai non si fidano più dei media di regime.

Partiamo da un avviso alla cittadinanza da parte del sindaco. Sabato 21 marzo alle ore 23:11 la cittadinanza viene avvisata di un caso positivo di Covid 19 nel comune di Bocchigliero. Nessuna informazione precisa se non un avviso generico, ma la comunità già dalla giornata era stata travolta dalla notizia.

Un ospite della casa di Riposo Santa Maria di Bocchigliero dopo più di 10 giorni di febbre molto alta fatta abbassare con somministrazione continua di Tachipirina, e allertato inutilmente e per l’ennesima volta uno dei due medici del paese, viene portato al Pronto soccorso di Cosenza. Al malato, tra giovedì 19 e venerdì 20 viene eseguito il tampone: il primo dá esito negativo, il secondo invece positivo. Inizia il calvario per una comunità intera.

La notizia già dal pomeriggio di sabato giunge in paese ma per l’ufficialità bisognerà attendere la tarda serata con il comunicato del sindaco di Bocchigliero, che poi rilascerà anche un’intervista alla Rai.

Durante i 10 giorni di febbre di questo paziente, nella stessa residenza sanitaria, sarebbero deceduti 3 anziani tutti con febbre al momento del decesso, di cui uno trasferito a Belvedere per patologie di base. Si tratta di due uomini ed una donna, i due uomini tra l’altro erano alloggiati nella stessa camera e, comunque, tra il paziente 1 e i 3 decessi c’erano contatti ravvicinati, o di camera o di posto a sedere nel salone, posti assegnati. Dunque siedono sempre alla stessa maniera. Ovviamente il quadro clinico dei pazienti deceduti non si presentava dei migliori, avevano altre patologie alla base, ma stranisce come mai al momento del decesso fossero tutti febbricitanti. Non era mai capitato che gli ospiti della casa di ammalassero tutti assieme.

Cosa non ha funzionato in questa struttura, o cosa ancora non sta funzionando la cui direzione impone da protocollo le misure da rispettare per evitare il contagio epidemiologico?

A seguito del decreto, la direzione emette divieto di accesso al pubblico nella residenza, ma la gente (familiari e amici degli anziani) incurante continua ad entrare ed uscire da questo posto. Pertanto nonostante le restrizioni e l’appello di preservare soprattutto gli anziani facendoli restare a casa, gli ospiti della Santa Maria continuano ad avere contatti con l’esterno.

Ad allarmare ed allertare la direzione di questa struttura, rappresentata dal dottore Crispino di Cosenza, ad adottare regole più ferree (considerato l’alto rischio di vulnerabilità dello stato di salute dei propri pazienti) per scongiurare ogni possibile contagio, non è valsa nemmeno la notizia del caso di positività al Covid 19 di un tecnico dell’udito che solo giorno 29 febbraio – fanno sapere finti dirette – aveva effettuato la sua ultima visita nella struttura di Bocchigliero.

Alla stato attuale delle cose sono almeno tre i pazienti della struttura che, oltre i 3 decessi, si sono ammalati e presentano febbre con difficoltà respiratorie e di fatto tra sabato sera e domenica mattina il 118 viene chiamato ben due volte proprio per i due anziani febbricitanti di cui adesso parlano tutti. Il 118 però non li preleverà ma li lascerà in struttura posti in isolamento per diversi giorni prima del ricovero. I due anziani malati presentavano febbre molto alta ma non da sabato e domenica, ma già dai giorni 15 e 16 marzo, si dice. In molti a Bocchigliero si chiedono: perchè non si sono allarmati prima?

Dalla residenza sanitaria, nonostante gli altri episodi di febbre e il caso positivo di un degente, non era stato richiesto all’Asp territoriale di effettuare alcun tampone sugli anziani. Gli ospiti sono 25, e visto che giá tutti parlano di questo posto come di un focolaio vero e proprio, avrebbero dovuto fare tamponi a tutti gli anziani e ai 15 dipendenti della casa di riposo molto prima di quanto è stato fatto, ma tant’è. Si spera solo a questo punto che i tamponi vengano estesi a tutti i residenti.

Perché è vero che il comune di Bocchigliero ha posto la struttura in stato di isolamento ma il personale continua a entrare ed uscire e venire anche da Cosenza… Una situazione preoccupante che mette a repentaglio la salute di molte famiglie.

La domanda è: come mai in Calabria si tende a non fare tamponi? Non sarebbe opportuno per l’intera cittadina silana di circa 800 residenti effettuare tamponi a tutti? Sta di fatto che nessuno avrebbe mai immaginato che in un comune cosi isolato dagli altri per posizione geografica sarebbe accaduto quanto sta accadendo.