Coronavirus, 49° giorno. Italia, stato o spezzatino?

di Fabio Menin 

Chiusi in casa per isolarci dal virus possiamo riflettere a mente più fredda sulla situazione  che si è creata su come potremo uscirne e reimpostare la nostra vita. Non è una cosa semplice.

Il virus è ancora in milioni di italiani senza che lo sappiano, sono i cosiddetti asintomatici secondo gli scienziati. Fino ad ora nell’emergenza solo i malati sono riusciti a fare i test, tranne il Veneto che ha fatto un numero molto alto di tamponi anche agli asintomatici, quindi una cosa saggia è organizzare una serie di test rapidi in tutte le regioni italiane per verificare il grado di contagio vero tra i cittadini. Questo è importantissimo perché finché rimangono persone infette che non lo sanno il contagio può ripartire in qualunque momento, a meno che le stesse persone non abbiano nel proprio corpo i cosiddetti anticorpi che le proteggono.

Il virus ha colpito le regioni più avanzate economicamente, tranne il Veneto. Non sappiamo ancora bene per quale motivo la Lombardia, L’Emilia Romagna e il Piemonte siano state colpite più duramente dal coronavirus, però sappiamo che lì la malattia è stata devastante. E dunque qualcosa non ha funzionato proprio nelle regioni italiane più progredite, anche dal punto di vista sanitario, non solo economico. La Lombardia in particolare dove gli scambi economici sono tra i più elevati in Italia, nel momento della crisi ha pagato da sola quasi la metà dei morti italiani, fino ad ora. Il Veneto invece, che è pure una regione che dà un ottimo contributo all’economia italiana, ha scelto una strada diversa dalla Lombardia ed è riuscita a contenere subito il virus. Uno scienziato padovano (prof. Crisanti) ha orientato la regione a fare molti tamponi nella popolazione, a rintracciare subito i contatti di chi aveva il virus e ad isolare subito i casi di focolai di infezione. Questo è il metodo che è stato seguito anche in Corea del Sud.

Il Centro-Sud si è avvantaggiato dell’isolamento domiciliare imposto dal governo maggiormente. Il ritardo nel contagio al Sud ha fatto sì che le persone delle regioni centro-meridionali, al momento della diffusione del coronavirus fossero già consigliate o costrette a rimanere in casa. Questo, unito al maggiore isolamento sociale in cui vivono le popolazioni, ha fatto sì che i morti e i contagiati fossero decisamente inferiori a quelle del Nord. Abbiamo regioni come la Calabria e la Sicilia e il Molise dove il tasso di contagio e di mortalità sulla popolazione residente è di 15-20 volte in meno rispetto alla Lombardia. E sappiamo che la situazione degli ospedali è largamente deficitaria rispetto a quelli del Nord.

Dunque c’è materia per chi dirige la Lombardia, non solo nella politica ma anche nella sanità e nella economia, per riflettere su questa situazione e comprendere che lo sviluppo economico sfrenato di per sé non garantisce  i cittadini in caso di emergenza sanitaria. Io ricordo quando il sindaco di Milano in autunno disse queste testuali parole: “Milano ha cannibalizzato il resto del paese”, volendo dire che l’impetuoso sviluppo economico della città ha attirato gente da tutta l’Italia. Ebbene, nonostante questo alla prova decisiva proprio la Lombardia non ha retto l’urto del virus e ha contribuito in maniera non piccola a sviluppare il contagio in altre regioni limitrofe e studenti, operai e cittadini emigrati una notte sono scappati proprio da Milano verso il Sud.  Né possiamo dimenticarci che pagare un affitto a Milano o comprare casa, prima del coronavirus era diventata una impresa possibile per una famiglia residente dove almeno tre persone lavorano.  E’ anche vero, però, che proprio Milano e la Lombardia si sono dimostrate le più avanti nell’organizzare la solidarietà tra i cittadini.

E’ presto per tirare conclusioni, ma c’è qualcosa da rivedere nel modello lombardo, così come nella cosiddetta autonomia regionale, che in questo caso ha funzionato a singhiozzo, perché nel Veneto ha dato buoni risultati ma  in Lombardia deludenti. La mia opinione personale è che le parole del papa siano quelle più sagge; egli ha consigliato le popolazioni ad affrontare unite le difficoltà sanitarie e sociali, e penso proprio che questa indicazione sia quella più seria per affrontare il futuro. E lo dico da ateo quale sono , ma riconosco la profondità del messaggio usato dal nostro papa.

Umiltà e collaborazione tra uomini. A questo io aggiungo anche rispetto per la natura, perché siamo parte di equilibri naturali sulla terra che hanno dei limiti oltre i quali chi va, paga dei prezzi salati. La globalizzazione sfrenata, infatti, ha messo tutti gli esseri umani in condizione di estrema debolezza di fronte al virus. Il caso del veneto, però, può farci comprendere che se utilizziamo la scienza in modo saggio secondo il principio di precauzione il nostro vivere civile ne guadagna, anche nei casi di emergenza come quello attuale.