Coronavirus, prima vittima italiana in Veneto: 50 mila persone in isolamento in Lombardia

C’è il primo morto per Coronavirus in Italia. Si chiamava Adriano Trevisan ed è deceduto a 78 anni nell’ospedale di Schiavonia, in provincia di Padova. Era uno dei due risultati positivi al test in Veneto nelle scorse ore ed era ricoverato da una decina di giorni per altre patologie: il secondo paziente, di 67 anni, è ancora in cura nella stessa struttura. Ex titolare di una piccola impresa edile, Trevisan aveva tre figli, una delle quali, Vanessa, era stata sindaco di Vo’ Euganeo di dove sono originari. L’uomo, ricoverato già da una decina di giorni per precedenti patologie, è spirato all’ospedale di Schiavonia (Padova). “Non c’è stato neppure il tempo per poterlo trasferire” ha detto il governatore Zaia.
I familiari sono in isolamento fiduciario domiciliare e sottoposti a vigilanza quotidiana. Il governatore ha riunito nella sede dell’Usl Euganea l’unità di crisi che, in collegamento con il ministro Speranza e il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha adottato varie misure. «L’ospedale di Schiavonia sarà chiuso e svuotato in 5-6 giorni — ha detto Zaia —. Nessuno potrà entrare, né i ricoverati saranno dimessi prima di essere stati sottoposti a tampone».

Tampone per 4200 persone

Per creare un cordone sanitario attorno a Vo’ Euganeo, affronteranno il tampone 4.200 persone. Per fornire un supporto logistico all’Usl, la Regione ha creato una task force di medici e infermieri e la Protezione civile sta allestendo un campo base a Schiavonia. «Se dovessimo avere problemi di spazio potremmo appoggiarci alle scuole, che saranno vuote — ha detto Zaia —. A ulteriore tutela dell’intera popolazione del Veneto, il test per il coronavirus sarà esteso ai pazienti con gravi forme influenzali».

LA SITUAZIONE

In Italia, al momento, ci sono sedici casi di contagio accertati in Lombardia, oltre a quielli del Veneto. Il Governatore della Regione Lombardia ha comunicato che è stato individuato un nuovo caso presso l’Ospedale Civile di Cremona (si tratta di un paziente ricoverato da 5 giorni in reparto di pneumologia).

Nella mattinata del 21 febbraio, a Codogno nel Lodigiano, è stato confermato il primo paziente italiano che ha contratto il virus senza essere stato in Cina: si tratta di un 38enne ricoverato in gravi condizioni. Si ipotizza che il contagio sia avvenuto a gennaio scorso, in seguito ai contatti con un amico manager di ritorno dalla Cina. Risultano contagiati anche la moglie, incinta al settimo mese, un amico – figlio del titolare di un bar – e tre clienti del bar stesso. In attesa di test il medico di base che lo ha visitato: ha la polmonite. Anche cinque sanitari sono al momento tra i positivi.

Per fare fronte all’emergemza, la Difesa ha individuato le strutture militari – dell’Esercito e dell’Aeronautica – in Emilia Romagna e Lombardia che ospiteranno – così come accaduto al centro militare della Cecchignola – circa 200 persone che andranno in quarantena dopo la vicenda dei nuovi casi. Una con oltre 130 posti a Piacenza, l’altra con 50-60 posti a Milano. Predisposta “un’ordinanza con misure precise per l’area in cui si muovono le persone individuate oggi come positive e relativa a 10 comuni: Codogno, Castiglione, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini e San Fiorano”. L’ordinanza coinvolge circa 50mila persone.

In molti dei Comuni citati resteranno chiusi scuole, bar e uffici, e sono state annullate feste di Carnevale e cerimonie religiose. Scuole chiuse anche a Piacenza e provincia, mentre Zaia ha annunciato che sarà effettuato il tampone a tutti i cittadini di  e operatori sanitari dell’ospedale di Schiavonia: in tutto 4200 persone. Sono i 3.300 abitanti del Comune padovano, i 300 familiari e conoscenti dei due contagiati e 600 operatori dell’ospedale.

“Abbiamo preso tutte le misure e siamo disponibili a valutarne ulteriori, se necessarie”, ha detto il premier Giuseppe Conte al termine della riunione straordinaria alla Protezione Civile alla quale ha partecipato anche il ministro della Salute Speranza. “Rassicuriamo tutta la popolazione – ha aggiunto – al momento abbiamo messo in quarantena tutte le persone che sono venute in contatto con i casi certificati positivi”. “Siamo convinti che il servizio sanitario nazionale sia all’altezza di questa sfida – ha aggiunto il ministro Speranza -. Abbiamo fatto un lavoro di screening molto accurato, per selezionare uno ad uno i contatti stretti di queste persone li stiamo verificando uno ad uno con i tamponi e pensiamo che questa sia la modalità più efficace per contenere l’avanzamento del virus”.

Le misure in atto nek Veneto

Anche per le zone del Veneto dove risiedevano i due anziani scatteranno delle misure restrittive come quelle previste per il Lodigiano. Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza al termine della riunione alla protezione civile. «Siamo al lavoro per un’ulteriore ordinanza che sarà sottoscritta con la regione Veneto. L’obiettivo è contenere in aree geografiche limitate l’epidemia» ha spiegato il ministro sottolineando che i provvedimenti ricalcheranno quelli già attuati per i 10 comuni in provincia di Lodi. «Abbiamo preso tutte le misure e siamo disponibili a valutarne ulteriori, se necessarie». Così il premier Giuseppe Conte al termine della riunione straordinaria alla Protezione Civile. «Rassicuriamo tutta la popolazione – ha aggiunto – al momento abbiamo messo in quarantena tutte le persone che sono venute in contatto con i casi certificati positivi».