Corruzione e Calabria 2021, l’inchiesta di Bruni su Giuseppe Aieta e sui sindaci (del Pd) di Acri e Longobucco

Era l’11 febbraio del 2020 quando la procura di Paola rese nota la sua inchiesta sulle Terme Luigiane e più in particolare sugli affari del consigliere regionale appena eletto nelle file dei Democratici Progressisti Giuseppe Aieta. La notizia del resto era forte: indagato per corruzione il consigliere regionale del centrosinistra Giuseppe Aieta. Quella mattina, su richiesta del procuratore capo di Paola Pierpaolo Bruni e del sostituto Rossana Esposito, la Guardia di Finanza di Scalea ha eseguito un decreto di perquisizione a carico del consigliere regionale neo eletto all’epoca nella lista dei Democratici Progressisti a sostegno di Pippo Callipo.

Aieta, sempre quella mattina, è stato interrogato per diverse ore dal procuratore Bruni. Secondo l’accusa, Aieta – che risponde anche dei reati articolo 81, 319, 319 bis e 321 codice penale – in un caso assieme ad alcuni dipendenti delle Terme Luigiane per la promessa di procacciare voti in suo favore si sarebbe impegnato per ottenere la proroga della sub concessione dello sfruttamento delle acque termali delle Terme Luigiane.

Assieme a lui risultano indagati anche Pino Capalbo sindaco del Pd di Acri; Emilio Morelli, marito di una consigliera comunale di Roggiano Gravina di area Pd; il sindaco di Longobucco Giovanni Pirillo, anche lui di espressione del Pd. A loro, per l’accusa, Aieta avrebbe promesso l’assunzione o la permanenza nella struttura regionale dopo la rielezione. Cosa che per Capalbo è puntualmente avvenuta con tanto di dichiarazione di merito per il “picciotto” e di sfida al procuratore Bruni (https://www.iacchite.blog/cetraro-acri-continua-il-gemellaggio-aietacapalbo-ora-sfidano-il-procuratore-bruni/).

Più complesso il capitolo che riguarda il rapporto con Giuseppe Chiaradia, imprenditore nel settore della sanità, indagato anche lui. Aieta, in cambio di voti alle regionali di gennaio 2020, avrebbe promesso all’imprenditore l’accreditamento delle proprie strutture presso la Regione. L’inchiesta era ormai prossima alla conclusione ma Peppino Aieta non ce l’aveva fatta a resistere alla tentazione di ricandidarsi. Oggi è arrivata la notizia che è stato disposto per lui il divieto di dimora in Calabria (https://www.iacchite.blog/corruzione-divieto-dimora-in-calabria-per-ex-consigliere-regionale-aieta/). 

Risultano indagati anche Dante Ferrari, Mario Schiavoni e Giuseppe Tucci.