Cosenza 2021, qui non esiste il voto d’opinione

Otto candidati a sindaco, 29 liste e 850 candidati alla carica di consigliere, sono questi i numeri per la corsa alla prima poltrona di Palazzo dei Bruzi. Saranno chiamati ad esprimere la propria preferenza 56.830 cosentini.  A recarsi alle urne generalmente il 70% degli aventi diritto.

A guardare questi numeri la prima cosa che salta in mente è che di tutto si tratta tranne che del famoso “esercizio democratico delle elezioni”. E questo perché un numero così alto di liste e candidati, pari ad un candidato ogni 66 potenziali elettori (numero che scende a 45 considerando l’astensionismo), influenza, e non poco, la qualità del voto espresso. In una situazione così la logica del voto si muove, inesorabilmente, su due binari: quello familistico, e quello clientelare. Di possibilità di esprimere un voto di “opinione politica” neanche l’ombra. Tutti i candidati hanno famiglia e amici che li voteranno con una sola idea: speriamo che ce la fa così al Comune c’è qualcuno dei nostri che ci può fare le ‘mmasciate. Di programmi, idee, progetti non gliene frega niente a nessuno.

Lo capiscono tutti che le nostre elezioni hanno poco a che vedere con la libera scelta, qui ogni voto è vincolato alla propria convenienza e non certo al bene della collettività. Ognuno vede nelle elezioni l’occasione giusta da sfruttare per il proprio tornaconto (economico) personale, il che somiglia molto ad una corsa di cavalli dove ognuno scommette sul proprio favorito, piuttosto che una libera e democratica tornata elettorale. L’unico argomento che intercorre tra gli elettori e i candidati è questo: “se col tuo voto vengo eletto poi ti faccio quel favore che mi hai chiesto”. Che tecnicamente equivale a quello che nel codice penale è definito voto di scambio. Ed è questo l’unico metodo che caratterizza da sempre il voto in Calabria, a Cosenza, ma anche nel resto del paese. Qui il voto si chiede (al parente e all’amico), non si merita. E il voto d’opinione è, e resta solo un’opinione.