Cosenza, fallimento dell’Amaco. Dove eravamo rimasti? Dopo l’annuncio urbi et orbi della richiesta di crac del porto delle nebbie con un ritardo di circa sette anni e le diatribe di facciata tra politicanti appartenenti alla stessa loggia massomafiosa, il Comune ovvero Nicola Adamo Capu i Liuni e la moglie Madame Fifì hanno nominato il nuovo amministratore unico di Amaco S.p.a.. E’ Michelangelo Mastrolorenzo, commercialista, che prende il posto del dottor Paolo Posteraro delle cui dimissioni ha preso atto l’assemblea dei soci. L’assemblea ha nominato anche il nuovo collegio sindacale alla cui presidenza è stato designato Carlo Cannataro. Del collegio sindacale sono stati chiamati a far parte anche Antonio Naso e Sandra Salemme, quali sindaci effettivi. Sindaci supplenti sono stati, inoltre, nominati Ivo Mazzotti e Antonella Rizzuto.
A distanza di un po’ di tempo, ci hanno segnalato in maniera più che informale che questo presidente del nuovo collegio sindacale, tale Carlo Cannataro, è un nome già noto nel sottobosco dei colletti bianchi cosentini.
Carlo Cannataro, classe 1963, commercialista che ora esercita a Milano ma che è cosentino e ha lavorato molto spesso nella sua città, era stato già sanzionato dalla Banca d’Italia perché era tra i sindaci effettivi revisori contabili della fallita Banca Brutia, quindi non aveva fatto il suo dovere. Cannataro in particolare risulta sindaco effettivo dal 2007 al 2014. La banca è andata a finire nelle grinfie di un pesce più grande, Banca Sviluppo, nel quadro di un preciso disegno con il quale decine di banche di credito cooperativo facevano la stessa fine. Un crac che ha inguaiato tante persone e ha arricchito un bel gruppo di potere, che tra l’altro è finito sotto processo.
Di seguito, i 18 colletti bianchi indagati tra i quali diversi nomi noti della paranza cosentina.
Antonio Coscarella (presidente del Consiglio di amministrazione dal 2005 al 2014)
Mario Fabiano (vicepresidente e componente del Cda di Banca Brutia dal 2005 al 2011)
Roberto Bonofiglio (componente del Cda dal 2005 al 2013)
Giovanni Coglitore (componente del Cda di Banca Brutia e dg di Banca Brutia dal 2007 al 2010 e dal 2012 al 2014)
Francesco Bruni (componente del Cda di Banca Brutia dal 2011 al 2014)
Giuseppe Davide Aiello (componente del Cda di Banca Brutia dal 2012 al 2014)
Alfonso Mario Cosentino (vicepresidente dal gennaio 2014 all’ottobre del 2014 e componente del Cda dal 2013 al 2014)
Katia Pia Stancato (componente del Cda dal 2013 al 2014)
Salvatore Baldino (componente del Cda dal 2005 al 2012)
Antonio Barone (componente del Cda dal 2005 al 2009)
Filippo Grandinetti (componente del Cda dal 2005 al 2009)
Antonio Intini (componente del Cda dal 2005 al 2010)
Giovanni Mirabelli (componente del Cda dal 2005 al 2013)
Eustachio Ventura (componente del Cda dal 2005 al 2011)
Luigi Santo (componente del Cda dal maggio del 2010 al dicembre del 2010)
Nunzio Guglielmi (dg di Banca Brutia dal 2010 al 2012)
Francesco Cribari (presidente del Collegio sindacale dal 2008 al 2014)
Angela De Marco (presidente del Collegio sindacale dal 2007 al 2008)
Dopo le varie vicissitudini processuali, in otto sono stati rinviati a giudizio: Coscarella Antonio, Fabiano Mario, Bonofiglio Roberto, Coglitore Giovanni, Aiello Giuseppe Davide, Stancato Katia Pia, Mirabelli Giovanni e Guglielmi Nunzio.
Carlo Cannataro, a quanto pare, deve avere qualche santo particolare nella politica cosentina, se è vero, com’è vero che ha lavorato sia in Fondazione Carical sia nell’Aterp, due enti nei quali l’influenza della famiglia Gentile è molto marcata. E l’origine potrebbe risiedere nella vecchia militanza nella Uil, notoriamente vicina ai Cinghiali cosentini, di cui ha fatto parte anche Gigino Incarnato, altra eminenza grigia della banda di Nicola Capu i Liuni.
Fatto sta che Cannataro, da qualche tempo, se n’era andato a Milano, ma adesso, almeno sulla carta, il commercialista torna a casa. Sì, ma a fare cosa? Senza voler essere cattivi, è naturale che il primo pensiero corre alla fine che ha fatto Banca Brutia e la situazione dell’Amaco è già in partenza disperata, sembra quasi un funerale annunciato. O se preferite un fallimento pilotato, specialità cosentina per eccellenza ormai nel panorama nazionale. Insomma, il bis del crac di Banca Brutia non era neanche quotato.
Ma, poichè ce ne siamo occupati largamente in passato, è giusto ricordare come si è arrivati al crac di Banca Brutia.
Con il contributo di migliaia di ignari soci arruolati tra gli amici e con il passa parola si crea un fondo con il quale la Banca d’Italia concede l’esercizio del credito. Nascono così le banche di credito cooperativo.
Una dopo l’altra le banche di credito cooperativo della provincia di Cosenza, e non solo, stanno andando in liquidazione, e vengono cedute a prezzi di saldo da altri istituti di credito, quasi sempre gli stessi.
Troppe volte è accaduto, per essere un caso, il percorso è simile ma alla fine il risultato è sempre uguale: azzeramento delle quote, che vuol dire razziare le quote di migliaia di piccoli risparmiatori che nelle BCC avevano creduto, e cedere ad altri istituti di credito a prezzo di saldo, immobili, attività e passività, passività che spesso sono create ad arte, attraverso i cosiddetti artifici contabili. Un po’ come la storia del cuculo che si fa covare da altri il proprio uovo per poi buttare giù dal nido la prole naturale dell’uccello ospitante.
Ma ecco in sintesi il meccanismo.
Con un azionariato diffuso e popolare si costituisce il fondo necessario ad ottenere le autorizzazioni di Bankitalia.
Solo per Banca Brutia Credito Cooperativo sono oltre 1.800 i soci, le adesioni sono frutto del passaparola di amici e parenti, con poco più di mille euro si diventa soci di una Banca, la banca nasce ed opera, a fine anno per i primi anni si pubblicano bilanci patinati su carta patinata, si è orgogliosi di essere parte di questa grande famiglia, si organizzano eventi e premi per i soci, si aprono nuove filiali brindando con champagne…
Dopo solo qualche mese arriva Bankitalia, prima commissaria poi liquida, nessuna BCC è stata mai risanata, il commissario la riduce in boccone buono per gli amici senza scrupoli della finanza. E pensare che l’amministrazione straordinaria viene disposta da Bankitalia quando le criticità di un istituto di credito (che spaziano dalla gravità delle perdite patrimoniali, alle irregolarità e alle violazioni normative e amministrative) «non presentano caratteri di irreversibilità»…
Guarda caso, per le Bcc calabresi non c’è mai una soluzione che salva i soci che per definizione sono piccoli risparmiatori. I Commissari,che spesso hanno nomi importanti, parenti e amici dei soliti noti, spulciando tra le carte trovano quelle irregolarità, che per le grandi banche italiane i cui vertici sono stati tra l’altro condannati per usura, o che hanno creato le situazioni tipo MPS o frodi fiscali con le filiali estere, oppure ancora i 7 mld di titoli tossici Carige, non avrebbero significato alcuno ma che invece per le piccole BCC sono gravi irregolartà e motivo di avvio di una procedura che finisce come abbiamo indicato sopra…
In un articolo pubblicato nel 2012 da Ottoetrenta.it, il presidente della BCC Banca Brutia Antonio Coscarella, sempre attento a pubblicare e distribuire bilanci elegantemente brossurati, dal contenuto immaginifico, si riteneva soddisfatto per gli importanti risultati raggiunti in soli cinque anni di amministrazione, grazie anche all’ottima dedizione della dirigenza, giungendo così alla apertura di una nuova filiale. Il presidente dichiarava: “La Banca Brutia, con sede in piazza Zumbini, (a Cosenza ndr) è nata il 12 novembre del 2007. A cinque anni dalla sua realizzazione abbiamo aperto la filiale di Rende Contiamo circa 2500 clienti – continuava il presidente – e i soci sono intorno ai 1800, fatto sta che è fallita. Stecchita.
Considerato che i commissari scelti dal Governatore della Banca d’Italia, non sono spesso in possesso dei requisiti di terzietà` ed indipendenza necessari per gestire funzioni delicate ed il destino di numerose famiglie e risparmiatori;
l’operato dei medesimi commissari, probabilmente influenzato dai desiderata della Banca d’Italia stessa, e` criticabile in quanto pone al centro gli esclusivi interessi dei banchieri, e come corollario gli eventuali diritti di lavoratori, consumatori e utenti. Lo strumento del commissariamento e` spesso usato per «far fuori» le banche che lavorano e danno ossigeno alle aziende e alle famiglie a favore di altri istituti compiacenti che fanno capo ai cosiddetti «poteri forti»;
Il commissariamento della Bcc Banca Brutia, con la strategia di presentare le passività come perdite certe e crediti inesigibili senza aver neanche tentato il recupero, rientrava in questa strategia: la bieca finalità di trasferire le attività bancarie e le proprietà immobiliari ad altri soggetti del mondo creditizio coinvolti.