Cosenza, bancarotta Occhiuto: il sindaco rinviato a giudizio, condannata la sorella

E’ terminata da pochi minuti nel Tribunale di Cosenza l’udienza preliminare a carico di Mario Occhiuto, meglio conosciuto come il cazzaro, Carmine Potestio e Annunziata Occhiuto per l’ormai famosa bancarotta fraudolenta da 28 milioni di euro della quale sa tutta l’Italia, dal momento che Occhiuto avrebbe anche voluto candidarsi a presidente della Regione Calabria.

Il giudice Francesco Luigi Branda ha disposto il rinvio a giudizio per il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. È stata invece condannata a 1 anno e 4 mesi di reclusione, con pena sospesa, la sorella, Annunziata Occhiuto, amministratrice della società Ofin nel periodo che ha preceduto il fallimento. Archiviata invece la posizione di Carmine Potestio, già capo gabinetto dell’amministrazione Occhiuto dal 2011 al 2016. La data di inizio del processo è stata fissata per il 2 aprile 2020.

Il tutto è avvenuto dopo una camera di consiglio che si è protratta per quasi due ore e alla quale erano presenti entrambi gli avvocati di Occhiuto, i fratelli Benedetto e Nicola Carratelli meglio conosciuti come il trombone e il tromboncino del foro di Cosenza.

Il sindaco di Cosenza è indagato in qualità di amministratore della società Ofin – una delle tante scatole cinesi messe in piedi dal cazzaro per frodare istituti di credito, fornitori e dipendenti – dichiarata fallita il primo ottobre 2014, come tutte le altre società, 18 per essere precisi, riconducibili a lui.

Occhiuto ha ricoperto l’incarico di amministratore della Ofin dall’ottobre 1996 al settembre 2011. Nell’inchiesta sono indagati anche Carmine Potestio, socio della Ofin e, in passato, capo di gabinetto di Occhiuto al Comune, e la sorella del sindaco Annunziata, in qualità di amministratore e legale rappresentante della società da settembre a ottobre 2014, data del fallimento. Occhiuto è ritenuto responsabile anche della distrazione di alcuni immobili della Ofin, di cui avrebbe ceduto il contratto di leasing ad altre società a lui riconducibili senza alcun corrispettivo.

Secondo l’accusa, dalla società oggetto d’indagine sarebbero state “distratte” a più riprese somme per un totale di oltre 3 milioni di euro destinandoli all’aumento di capitale di altre due aziende riconducibili al cugino Emanuele Occhiuto.
Nel 2002 Emanuele Occhiuto è il vero deus ex machina della Feel srl, il cui rappresentante legale ed amministratore unico era tale Roberto Albano, l’ex sindaco di Rota Greca che Mario Occhiuto ha nominato nel suo staff alla Provincia di Cosenza, e attualmente è capo della segreteria di Occhiuto. La Feel Srl ha sede a Rende Via Marconi, P.I. 02512160785 iscritta nel registro delle imprese di Cosenza, ed è nata il 16/07/2002 nello studio del notaio Stefano Camilleri.

Tra i soci figuravano Mario Occhiuto (attraverso la Ofin Srl costituita il 15.10.1996 con sede in Roma Via Calabria 56, di cui era il rappresentante legale) ed il cugino Emanuele. Oltre a Paolo Fiorentino, e Stefania Rovito.

Scrive la Guardia di Finanza che ha condotto le indagini in merito alla bancarotta dell’Ofin srl: “… L’insolvenza della società fallita, è dovuta ad una crescente crisi di liquidità, dovuta essenzialmente a finanziamenti non restituiti da soci a società partecipate oltre ad antieconomiche cessioni di leasing su beni aziendali e a prelievi ingiustificati di cassa…”. Che tradotto vuol dire: la Ofin di Occhiuto ha “girato” alla Feel srl di Emanuele Occhiuto la bellezza di quasi un milione di euro con la formula del “finanziamento infruttifero”, un prestito tra privati che prevede solo la restituzione del capitale, senza l’applicazione di interessi o di altre maggiorazioni. Denaro, come dicono i finanzieri, che non è stato mai restituito. Un’operazione anomala e illegale, aggiungono i finanzieri perché “tali somme sono state erogate senza nessuna contropartita e, soprattutto, senza le adeguate garanzie che normalmente richiederebbe un intermediario finanziario”.

Continuano i finanzieri: “… La Ofin srl di Occhiuto non si ferma a questa sola “cessione anomala di denaro…”. Insieme alla Zenobi, la Feel srl, entrambe beneficiarie di soldi pubblici erogati da Pino Galati, allora al Ministero dello Sviluppo, ricevono dalla Ofin srl di Mario Occhiuto la bellezza, udite, udite, di sette milioni di euro, mai più restituiti. E concludono dicendo: Mario Occhiuto ha creato, nel corso degli anni, attraverso l’uso spregiudicato di società spesso fittizie un buco da 28 milioni di euro. Debiti per lo più verso istituti di credito che nel corso degli anni hanno erogato prestiti al sindaco fallito senza alcuna garanzia. Ora si attende l’inizio del processo.