Cosenza Calcio: Braglia, Guarascio, la “realpolitik” e la pazienza del tifoso medio

Sono ore difficili per Braglia e per il Vecchio Lupo. La dura legge del calcio ha stabilito che per il tecnico toscano la fatidica prova d’appello è andata male: la sconfitta col Benevento – quinta consecutiva – ha prodotto il cambio di allenatore. Non era certo la prima volta che Braglia rischiava l’esonero da quando allenava il Cosenza: nella stagione scorsa ci è andato vicinissimo ma alla fine ce l’ha fatta, e anche in quella in corso aveva già rischiato, ora non resta che attendere l’insediamento della sua storica “bestia nera” Pillon (è la terza volta che gli subentra, quasi incredibile) in una cornice ambientale da “polveriera”.

In realtà, Braglia è solo il capro espiatorio di una situazione che – per la seconda stagione consecutiva – viene preparata a puntino da un patron per niente innamorato dei colori sociali e votato solo e soltanto a contenere i costi e incassare quanto più possibile. Questo patron, al secolo Eugenio Guarascio, è diventato tale per assicurarsi la continuità dell’appalto del suo business, quello della raccolta dei rifiuti. In otto anni di gestione, ormai i cosentini ne hanno imparato a memoria pregi e difetti ed è chiaro che dopo la miracolosa promozione in Serie B e dopo gli altri appalti “conquistati” il suo carisma è diventato ancora più forte. Ciò non toglie, tuttavia, che il tifoso medio ha il diritto di poter sognare ma soprattutto di vedere una squadra costruita per bene, per tempo e con una logica. Quanto sta avvenendo nella stagione in corso, ha indispettito quasi tutti: squadra indebolita e rafforzata a stuazzi e pitazzi in grave ritardo, con conseguente falsa partenza. Con l’aggravante di uscite mediatiche imbarazzanti del tipo: “Per me il Cosenza è solo un hobby…”.

Morale della favola: ad un patron del genere, del destino di Braglia non gliene frega una mazza. Di conseguenza, che problemi ci sono a prenderne un altro? Ora, non stiamo qui a sindacare chi è arrivato. Il problema è che il mercato è finito e al tifoso interessava soprattutto che la squadra venisse rafforzata perché e evidente che i difensori Monaco e Schiavi sono inadeguati e non hanno affatto colmato il vuoto lasciato da Dermaku, che Kanouté non può essere il sostituto di Palmiero e che lì davanti non possono bastare i soli Rivière (peraltro fuori gioco per almeno un mese!) ed Asencio per cantare e portare la croce. Nella stagione scorsa ci è andata di lusso nonostante i clamorosi errori del mercato estivo, ma il culo non sempre ti assiste.

La domanda è allora più generale: che futuro ha previsto per il club il patron Guarascio? La nomina del nuovo direttore generale Luca Petrone aveva lasciato pensare e sognare qualcuno che ci potesse essere in programma un cambio della guardia con tanto di cognome roboante ma la verità è risultata disarmante. Dietro questa nomina non c’era altro che il pagamento di una “cambiale elettorale” per l’ultima recentissima esperienza di Guarascio, “trombato” senza alibi alle elezioni comunali di Lamezia sotto le insegne del Pd. Questo Petrone era stato “imposto” politicamente a Guarascio a prescindere dal risultato finale. E così ci siamo ritrovati improvvisamente un direttore generale, niente voli pindarici per un nuovo patron dalla borsa larga ma solo “realpolitik”. Che gli è costata solo un mese di “pagamento” perché poi l’ha cacciato a pedate… E conoscendo Guarascio c’è da giurare che abbia esultato per il “risparmio” effettuato. Fino a quando reggerà la pazienza del tifoso medio? Abbiamo la netta sensazione che sia finita davvero, ergo se a Pillon non riuscirà il “miracolo” non serve un profeta per prevedere che Guarascio dovrà scappare a gambe levate e con il vento che gli scompiglia la “capigliatura”. Povera Cusenza nostra!