Cosenza, a capodanno arriva Skin: la coperta corta di Calabrese

L’atmosfera è quella del Conclave. L’intera città ferma col fiato sospeso e lo sguardo all’insù in attesa di vedere, dal comignolo di palazzo dei Bruzi, una liberatoria fumata bianca. E tra ritardi, nomi bruciati, toto nomi, smentite confermate, e conferme smentite, nel tardo pomeriggio di ieri è arrivata la conferma della conferma senza nessuna smentita: habemus di che ballare a capodanno.

E’ così che vive l’attesa di sapere con chi danzerà la fine dell’anno il cosentino. Un evento atteso e che non manca mai di creare polemiche. Anche quando siamo tutti d’accordo.

Ad annunciare l’arrivo in città di Skin, per il seratone di capodanno, insieme al suo storico gruppo “Skunk Anansie”, è il sindaco Occhiuto in prima persona, assieme allo staff che di cultura, per suo volere, si occupa. Un annuncio che arriva, come sempre, prima ancora che dalla stampa, dalle colonne di FB. L’immagine scelta da Occhiuto per dare l’atteso annuncio, sicuramente su suggerimento di Luigi, è una foto stile famigliola anni 60, un po’ sbiadita dal tempo. Una famigliola che affonda le sue radici in un passato che, anche se non è passato, sembra passato. Una scelta stilistica che contiene un messaggio chiaro (almeno per me): c’è bisogno di immaginare, tutti insieme, un passato collettivo, anche quando un passato vissuto insieme non c’è, e in quella foto, idealmente, c’è posto per ognuno di noi. Per chiunque voglia far parte di questa straordinaria famiglia che, seppur ingiallita dal trascorrere di un tempo effimero, in realtà è proiettata nel futuro. Che geniaccio quel Luigi Freud (quello a sinistra nella foto)!

Ma il vero colpaccio con l’arrivo in città di Skin l’ha fatto quell’impastettato di Calabrese. Solo uno come lui poteva arrivare a cotanta artista. E la scelta non è stata né un ripiego, né frutto di una casualità. Il nipote del procuratore assunto come dirigente alla cultura del Comune di Cosenza, dalla sera alla mattina, per chiamata diretta, all’interno di uno scambio di favori tra Spagnuolo e Occhiuto, ha fatto una scelta ragionata pur di sedare le critiche che da un po’ di tempo a questa parte gli piovono addosso, ed ha pensato: se sbaglio il cantante di capodanno oltre a darmi dell’impastettato mi daranno anche dell’incapace. E così, partendo dall’assunto che i lamentosi del capodanno sono più o meno gli stessi ogni anno – ovvero: l’intellighenzia di sinistra, gli intellettuali, sempre di sinistra, però radical chic, ma anche tutto il panorama di soggetti alternativi ad ogni cosa, anch’essi sempre di sinistra, a cui non sta mai bene niente –   si è adoperato a cercare qualcuno che gli acculturati di sinistra non potessero in nessun modo contestare. E Skin è incontestabile. E’ nera, è femminista, è anticlericale, i suoi testi sono politicizzati, ha fatto molti duetti con altri cantanti di sinistra, ed ha una estensione vocale da brividi. Una bella mossa che ha spiazzato i lamentosi di sempre che si sono ritrovati orfani di polemica.

Almeno così pensava quell’impastettato di Calabrese, perché non ha considerato, nel suo ragionamento, un’altra bella fetta di lamentosi: i fumatori di spinelli vilipesi e mortificati da questa amministrazione con l’orrenda campagna contro la cannabis, promossa da quell’altro impastettato di Campanella. Una offesa che tutti i fumatori di spinelli cittadini si sono legati al dito.

Calabrese non ha calcolato che il nome del gruppo di Skin, Skunk Anansie, si richiama proprio ad una qualità di cannabis tra le più apprezzate al mondo: la Skunk. Che la stessa Skin invita a consumare.

Infatti questo ibrido di marijuana è così definito per via del forte e sostenuto odore che emana. Come fanno le puzzole (Skunk, in inglese). Ed è dall’estensione del significato di questo termine che la parola “Skunk” è entrata nel linguaggio mondiale con riferimento ad una varietà ibrida di cannabis.

Il nome del gruppo in sostanza deriva dal nome del dio-ragno dei racconti popolari dell’Africa Occidentale Anansi, con l’aggiunta di una parola “aggressiva” (Skunk, appunto) per dare al gruppo quel tono un po’ sballato, e trasgressivo, tipico di ogni band rock che si rispetti.

Ora, Calabrese, come lo spiega ad Occhiuto e a Campanella, gli autori della campagna diffamatoria contro la cannabis, che a suonare la notte di capodanno arriva un gruppo che della cannabis fa “apologia” (positiva, per me)?

Siamo al delirio. Povero Calabrese. Pensava di aver risolto ogni problema ed invece si è ritrovato con la più classica  coperta corta in mano. Ci sarà sempre un lato che non sarà coperto.

Comunque l’importante è aver trovato, per noi fumatori di cannabis, l’argomento giusto per far polemica. E questa della cannabis mi sembra proprio azzeccata. E su questo ci possiamo scatenare. L’ora della vendetta è arrivata.

P.S. La Jole Santelli nella foto ci sta sulu ppi mazzu i scupa