Cosenza, caso Seatt: la battaglia dell’Usb contro la coop dei Cinghiali

Tra poche ore dovrebbe pronunciarsi il Consiglio di Stato, al quale si è appellata la Cooperativa Seatt, in seguito alla sentenza negativa del TAR di gennaio in merito all’appalto presso l’Azienda Ospedaliera di Cosenza.
Dopo questo mese di attesa, le uniche certezze sono due: in primis, la cooperativa, nonostante l’appello al Consiglio di Stato, si è sbarazzata di 47 lavoratori e lavoratrici e, in secondo luogo, un intero territorio ha dovuto scontrarsi con i ritardi e i disservizi registratisi al Cup, al ticket del Pronto Soccorso, al protocollo e negli altri settori gestiti dai dipendenti della Seatt.

Come abbiamo più volte ribadito, l’appello al Consiglio di Stato è un operazione messa in campo dalla cooperativa per non veder naufragare i propri interessi economici, ovvero un appalto di quasi un milione di euro all’anno presso l’Azienda Ospedaliera.
La nostra battaglia, invece, si è sempre posta l’obiettivo di difendere gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, che da un mese non percepiscono più neanche l’esiguo stipendio relativo al periodo in cui lavoravano.

Nel frattempo, abbiamo registrato l’atteggiamento di chiusura della Prefettura, che non è disposta a perdere tempo in incontri inutili, in quanto la vicenda Seatt non sembra essere contingente, perché comunque i lavoratori e le lavoratrici percepiranno la disoccupazione.
La posizione dell’Azienda Ospedaliera resta controversa: da una parte naviga a vista, dall’altra sembra non volere porre rimedio ai disservizi conseguenti al licenziamento. Il Generale Cotticelli, a sua volta, tra il suo legalitarismo ad intermittenza e la sua inerzia, sta ancora cercando di individuare quale sia il suo ruolo in questa vicenda, per sottrarsene.

È inammissibile che di fronte al dramma sociale di 47 famiglie e di un intera comunità, la quale è già fortemente limitata nell’accesso alle cure, l’attenzione delle istituzioni sia rivolta altrove e che la nostra vertenza non rappresenti per loro una priorità.
Facile appellarsi alla calma e alla responsabilità quando non si vive col cappio al collo della perdita del lavoro, quando non si hanno difficoltà a portare il pane a casa, a pagare il mutuo o l’affitto.
Facile dall’alto della loro posizione di stabilità e garanzia invitare all’attesa.
La realtà ci conferma che dietro all’attesa si nasconde la negligenza delle istituzioni e la responsabilità della cooperativa.

Non è accettabile assistere alla liquidazione di 47 lavoratori e lavoratrici dopo oltre quindici anni di lavoro e non è ammissibile rassegnarsi ad un ospedale che non può garantire i servizi, oggi preclusi agli utenti. Sono queste le conseguenze di vent’anni di privatizzazioni.
Oggi, un’Azienda, che per anni ha campato con appalti nella pubblica amministrazione, non vuole mollare l’osso e, attraverso la sua azione legale, tiene in scacco 47 lavoratori, una intera città e le istituzioni, che fino al pronunciamento dei giudici non potranno muoversi.

Al di là della sentenza, per noi l’unica soluzione accettabile è la salvaguardia dei posti di lavoro mediante un percorso che contempli la re-internalizzazione dei servizi e del personale. Per questo, la nostra mobilitazione proseguirà in questa direzione.
Sulla dignità dei lavoratori e delle lavoratrici non si transige.

USB Confederazione Cosenza