Cosenza, come si smontano le inchieste: Morrone, Magorno e il cazzaro. Aiello al Gattopardo: “Hai rotto le scatole tu e Occhiuto”

di Saverio Di Giorno

Parte 3. Fallimenti pilotati e creati. Come si smontano le inchieste.

PRIMA PARTE (La guerra tra i boss Citrigno e igreco/)

SECONDA PARTE (igreco-ferdinando aiello_ ricatti e avvicinamenti)

Si sta seguendo la geografia economica del territorio. La geografia dei fallimenti e delle assegnazioni alquanto anomale ha portato a porsi delle domande che hanno trovato immediatamente molte risposte. E manco a dirlo queste risposte come spesso accade in Calabria e in Italia si trovano già in molte carte. Faldoni che rimangono lettera morta, ma che vengono custoditi per difendersi, per ricattare o semplicemente per reclamare. Per questo chiunque dalle nostre parti può avere cassetti pieni di copie che va bene tenere al riparo fin quando tutti gli accordi si rispettano altrimenti poi fanno comodo. E siccome non abbiamo nessun accordo da rispettare, fa comodo sempre.

Si è visto come si possono chiudere ospedali, creare problemi a strutture private per arrivare alla riassegnazione e come ci si possa spartire un territorio in cambio di nomine. Si è visto anche come evitare interferenze e gestire indagini. In questo caso però un dialogo tra Salvatore Magnelli ed Ennio Morrone (datato 2018) racconta come si può disinnescare – almeno secondo lui – un’inchiesta su situazioni fallimentari e debiti (in questo caso proprio riguardante Morrone).

Ennio e Luca Morrone

Il commento nasce dal fatto che sulla stampa era apparsa una “notizia criminis”, cioè era stato reso noto un reato e questa volta – da come si può intendere – non si può far finta di niente perché c’è il rischio che il magistrato Otello Lupacchini faccia un’avocazione per inerzia. Allora il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo è costretto a fare qualcosa e subito dopo archiviare. Una mossa che secondo l’esperienza di Morrone non sta “né in cielo né in terra”: era meglio percorrere strade più tortuose ma forse meno spudorate.

Ma niente da fare. “Spagnuolo si spaventa” e aggiunge poi che “copre dove non deve coprire” e dopo una battuta chiude lamentandosi dell’ingratitudine di Spagnuolo che agisce “con uno a cui deve molto… io l’ho aiutato molto quando era ministro Mastella… gli stavano facendo il culo tanto a (inc.) e glielo ho bloccato io…” in riferimento probabilmente alla famosa ispezione Lupacchini sulla quale più persone a quanto pare si sono operate per fermare: da Pittelli a Morrone. L’inerzia di Spagnuolo è talmente lampante che persino il solito Ferdinando Aiello dice (altrove) di averlo rimproverato per non aver fatto proprio niente: “hai cacato la minchia tu e Occhiuto”. Ad ogni modo, sentito in materia Aiello negherà di avere una tale confidenza con Spagnuolo al punto di avere notizie su indagini e che alcune cose le ha apprese da alcuni giornali, tra cui articoli del Corriere della Calabria, da Pollichieni e da Martelli del Fatto di Calabria.

Il Morrone è anche meglio di Nostradamus quando spiega come secondo lui anche per i problemi riguardanti Occhiuto non è facile arrivare a provare tutto. Magnelli dice che ci sono prove schiaccianti e Morrone spiega che la cosa è più sottile perché “bisogna dimostrare che è truffa perché se per un’esigenza personale … che devo andare al bagno … dovevi solo chiedere il permesso e non hai chiesto” che è cosa ben diversa. Una vera e propria lezione. Ma al di là dell’esperienza, Morrone è sicuro che “Gratteri una cosa contro Iole non la fa subito”. Era il 2018 e in effetti le cose poi sono andate in questo modo.

Come si anticipava nel precedente “capitolo”, Gratteri, partendo da una volontà a scoperchiare tutto, per qualche motivo ad un certo punto cambia opinione sulle forze e gli ambienti operanti a Cosenza. Da che era collaborativo con Facciolla secondo molti dei protagonisti, ad un certo punto Aiello riferisce che un ufficiale di polizia giudiziaria a Salerno, nipote dell’ex parlamentare Antonio Cuomo, gli ha detto che Gratteri “sta mandando una valanga di carte per incularselo”. In particolare dopo l’interrogatorio di Carmine Greco. Eppure entrambi si erano interessati, ovviamente per motivi e con competenze diverse, allo stesso gruppo imprenditoriale. Parliamo del gruppo iGreco, naturalmente. 

Gratteri, quindi, almeno dal 2018 ha in mente una situazione ben chiara e ha individuato i colossi che dovrebbe indagare sulla base degli elementi che raccoglie o che gli vengono forniti. Colossi imprenditoriali e che hanno radici politiche impersonate in uomini che sono là da decenni, dinastie vere e proprie. Forse per questo, ma ad un certo punto (almeno fino ad oggi) ha deciso di gettare la spugna e sedersi ai salotti di Magorno invece che investigarlo, nonostante conosca bene i suoi rapporti nella sanità privata di entrambe le coste, i rapporti di corruzione che ruotano attorno a suoi uomini nel Comune e il suo uso della carica per fare ingerenze (secondo quanto viene raccontato) e stringere accordi.

Forse le sue velleità politiche o professionali gli hanno impedito di fare cose che fermassero le carriere degli amici. Forse ancora i rapporti stretti ai tempi di Reggio con uomini grigi dei servizi hanno ostacolato un’azione libera. Ad un certo punto (sempre fino ad oggi) ha preferito quindi agire con chi e fin dove possibile e questo significa non a Cosenza. E in questo certamente rientra la situazione della magistratura che vede una procura che, in accordo con le lobby degli avvocati, sin dagli anni ’90 ha coperto pezzi di criminalità giovandosene anche in qualche caso (anche questa è storia già raccontata). E quella rete di rapporti continua a reggersi, ma questa tuttavia è un’altra storia che con i fallimenti, i soldi e gli imprenditori c’entra poco e avrà modo di essere ulteriormente raccontata.

3 – (fine)