Cosenza corrotta, Potestio e Pecoraro rubavano per Occhiuto e per i suoi compari di “sinistra”

Mario Occhiuto e Carmine Potestio

Come il cucù di un orologio svizzero si alza puntuale a Cosenza la voce di chi fino a ieri era silente. O meglio, di chi fino a ieri si lamentava che a Cosenza non esiste la Giustizia, il giornalismo, la politica, e che è tutto un magna magna.

Ma non appena si muove qualcosa per combattere il male assoluto della nostra città, la corruzione dilagante, causa della nostra miseria, eccoli che rettificano subito il loro pensiero: giustizia ad orologeria, magistrati politicizzati, e si riscoprono garantisti duri e puri.

Sono i Farisei, gli ipocriti, i falsi che abitano questa città. Prezzolati senza dignità sempre pronti a vendersi al miglior offerente. Pronti a difendere il padrone, costi quel che costi. Cani da guardia che non distinguono la cattiveria del loro padrone, che li tiene alla catena, dalla buona azione di chi quella catena vuole spezzare. E gli abbaiano contro perché così gli ha insegnato il loro padrone: al di fuori di lui tutti gli altri sono cattivi.

Persone prive della benchè minima capacità critica. Brave a parlare di legalità e trasparenza, a patto che questi restino sempre un enunciato, mai una pratica.

Così come per le inchieste: bisogna farle sempre sugli altri mai sui loro padroni, altrimenti è un complotto. A tutto c’è un limite, però: quando carta canta, quando un dato è evidente, matematico, ci si aspetta da questi un sussulto di dignità che però non arriva mai.

Palazzo dei Bruzi, Piazza dei Bruzi, 1959 Neanche di fronte all’evidenza si arrendono: come si fa a negare la corruzione a Palazzo dei Bruzi? Vuoi vedere che ce la siamo inventata noi? Come ci siamo inventati centinaia di determine tarocche elargite a ditte mafiose. Eppure le carte sono lì, a disposizione di tutti i cittadini che ne vogliono prendere visione. E’ facile constatare la frode e la truffa. Non ci vuole una laurea. Basta solo saper leggere. E capire ciò che si legge, ovviamente.

Centinaia di determine che assegnano cifre esorbitanti per lavori mai eseguiti. Molte delle quali pagate due, tre volte. Ci sono i numeri delle determine che abbiamo pubblicato, chiunque può verificare, fatelo.

Più di 60 determine firmate nella notte tra l’otto e il nove agosto del 2012 per un totale di quasi 2 milioni di euro. Qualcuno dei Farisei sa dirmi cosa è successo di così tanto urgente quella notte a Cosenza da giustificare questa “mobilitazione”? Oppure anche questo dato ce lo siamo inventato noi?

Agli ipocriti chiedo: com’è possibile assegnare quasi un milione di euro, alla stessa ditta, spezzettando l’appalto, per cambiare tende e lampadine, spostare mobili al tribunale di Cosenza? Di questo, scusate, non ve ne frega niente? Del danno subito dalla città non vi interessate? Dei milioni di euro dati ai mafiosi piuttosto che restituirli in servizi ai cittadini, non dite niente?

A questo in genere i falsi rispondono con il laconico: abbiamo fiducia nella magistratura, quella che magari fino a ieri criticavano. Non serve nessuna sentenza per affermare l’avvenuto ladrocinio al Comune di Cosenza.

Ripeto, ci sono tantissime determine di lavori che non si capisce dove sono stati eseguiti, pagate due tre volte, avete capito? Leggete capre! Il ladrocinio c’ è stato. Ed è chiaro ed evidente.

A me non interessa mandare in galera nessuno, quello che mi interessa è interdire questi personaggi dall’amministrare il denaro pubblico, alla luce di queste evidenze. E solo chi è in mala fede, oggi, può negare tutto questo.

Cosenza-Oliverio-unoCapisco la partigianeria occhiutiana, ma fino ad un certo punto. Non si può giustificare tutto questo abominio, perché dall’altra parte della barricata ci sono Madame Fifì, Capu i Liuni, il “nuovo” sindaco della paranza Franz l’incappucciato, Carletto il maialetto, il suo (ex) portaborse che ora fa il presidente del Consiglio (!) e tutta a razza loro. Ladro è il primo, ladri sono gli altri. Sono uguali. Qui destra e sinistra non hanno senso, qui giocano tutti con la stessa squadra. Quella della massomafia. 

Infatti a quei tempi (2011) così come oggi, erano e sono una pigna, e tante volte e ancora oggi si sono spartiti e si dividono ancora il bottino insieme. Lo volete capire che a rimetterci siamo solo noi? Come fate a continuare a difendere questi corrotti? Magari anche dall’alto della vostra finta morale.

Come si può difendere uno come Occhiuto? Che di fatto è l’ideatore di questa colossale truffa a danno dei cittadini, in perfetta continuità con il sistema del cardinale Franco Ambrogio/Madame Fifì/Nicola Adamo/Franz Caruso.

Da sinistra: Cannizzaro, il questore Anzalone, Occhiuto e Potestio
Da sinistra: Cannizzaro, il questore Anzalone, Occhiuto e Potestio

Ai barricaderi occhiutiani e dei suoi successori (tanto è la stessa cosa) voglio fare una domanda: partendo dal dato oggettivo della truffa sugli affidamenti diretti, che c’è stata, secondo voi, Potestio, Cucunato (pace all’anima sua) e Pecoraro, hanno messo in piedi tutta questa bancareddra da soli?

Secondo voi, il trio intascava i soldi per conto proprio? E’ chiaro che rubavano per Occhiuto. Davvero c’è qualcuno che pensa che Carminuzzu, servo da una vita della famiglia di Occhiuto, intascasse a guagna per se stesso?

Vi prego, vi scongiuro, per pietà, per l’anima dei muarti, ditemi che nessuno pensa questo. Oppure che Peccraro si prendeva le bustarelle dalle ditte alle quali assegnava lavori fantasma e che gli aveva indicato Occhiuto?

Capisco che bisogna fare quadrato intorno al padrone, in questo momento di grande difficoltà, ma affermare che il trio rubava per se è come negare l’olocausto. Roba che possono fare solo gli infami, i nemici del popolo, e genti i quattru sordi. O meglio, gente venduta per quattro soldi.

GdD