Cosenza corrotta. Potestio, il ras delle luminarie e il pentito Foggetti: il verbale parla chiaro

Adolfo Foggetti

Lo abbiamo pubblicato qualche mese fa ma è evidente che in queste ultime settimane abbia assunto una grandissima attualità alla luce dell’inchiesta del quotidiano Domani sul potere degli Occhiuto (http://www.iacchite.blog/calabria-2021-la-dinastia-degli-occhiuto-tra-politica-e-affari-opachi-il-ruolo-di-carmine-potestio/) ma anche delle continue coperture della procura di Cosenza, ormai svuotata di ogni autorità e sempre più preoccupata non solo per l’annullamento delle già patetiche misure interdittive nei confronti di dirigenti comunali e imprenditori ma soprattutto per l’inchiesta parallela della Dda sui rapporti tra politica, mafia e magistratura corrotta a Cosenza.

Si tratta del verbale di interrogatorio dell’8 aprile 2015 reso dal pentito Adolfo Foggetti all’allora pm della DDA di Catanzaro Pierpaolo Bruni.

Foggetti, in un passaggio del suo interrogatorio, parla apertamente sia di Carmine Potestio, braccio destro ed ex capo gabinetto di Occhiuto, sia di Antonino Scarpelli, il titolare della MedLabor ovvero l’esclusivista delle luminarie di Mario Occhiuto.

La DDA di Catanzaro chiedeva espressamente notizie rispetto a Scarpelli. Leggete attentamente.

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Dunque, Scarpelli, il ras delle luminarie, mandava “appoggi” a Palazzo dei Bruzi per poter ottenere l’affidamento dei lavori e indicava in Carmine Potestio l’uomo deputato a svolgere la mediazione. Con tanto di indicazioni sul fratello Mario, titolare della discoteca Vanilla di Rende e soprattutto fidanzato con la figlia della convivente di Ettore Lanzino, il boss.

E Potestio avrebbe indebitamente ricevuto per se somme di denaro finalizzate a favorire l’impresa di Scarpelli attraverso l’acquisizione dei lavori con il metodo di affidamento diretto senza osservare la normativa prevista in materia. Stesso “sistema” sarebbe stato usato anche dal defunto Cucunato in concorso con Pecoraro.

Un’altra prova in più del legame tra l’inchiesta della DDA di Catanzaro e quella della procura di Cosenza.