Cosenza alla frutta: quando “Tonino banana” smontò la telecamera della polizia a casa di Lamanna

Anche se non si direbbe – visto che gli Occhiuto e i loro più diretti sodali non sono stati coinvolti nell’ultimo blitz di Gratteri – si va componendo il mosaico della Cosenza corrotta che ha fatto da cornice agli anni della “Grande bellezza” di Mario Occhiuto. Una bellezza che si farciva di un controllo completo sulle attività investigative nei confronti del clan. La Dda, purtroppo, solo con molto ritardo ha iniziato a fare qualcosa contro la cosiddetta zona grigia grazie agli arresti di una serie di personaggi come Marcello Manna, Pino Munno, Ariosto Artese, Andrea Mazzei, Agostino Briguori, Oscar Fuoco, tanto per citare quelli più in vista. Ma è veramente troppo poco per poter pensare a chissà quali scenari di “pulizia”.

Di sicuro, però, i colletti bianchi della nostra “giustizia” devono avere avuto per forza qualche talpa all’interno delle forze dell’ordine e il passaggio successivo coinvolge direttamente polizia e carabinieri e quindi il questore dell’epoca Alfredo Anzalone e il comandante dei carabinieri Ferace, recentemente passato a miglior vita. Un reticolo di interessi, una lobby pronta a tutto per portare avanti i propri affari illeciti.

Si parte dal livello politico del sindaco Occhiuto, si passa attraverso i suoi portavoce occulti tipo Potestio tanto per capirci e si arriva fino al livello di forze dell’ordine e della criminalità organizzata. E poi c’è il livello della magistratura ma è un fatto scontato che ci sia un “tappo” alla procura di Cosenza. Per il momento “intoccabile”. 

Tra gli episodi che vennero contestati – qualche anno fa – all’ispettore di polizia Ciciarello, ovvero una delle talpe dei clan all’interno della polizia (oggi è stato condannato in primo grado a 7 anni e 6 mesi), la soffiata a Daniele Lamanna per far smontare la telecamera installata vicino a casa sua.

“… Sempre questo poliziotto – riferisce il pentito Adolfo Foggetti –, sempre per il tramite di COSTABILE, aveva informato RANGO del fatto che era stata piazzata una telecamera davanti l’abitazione in via Popilia, di Daniele LAMANNA. RANGO mi diceva che la telecamera era stata trovata e smontata da persone incaricate da Rango

  • · sulla base delle indicazioni fornite da Costabile che ·questultimo aveva ricevuto dal poliziotto. Questa telecamera è stata rinvenuta poco prima del nostro arresto del novembre del 2014.

Sul punto, il PM ha evidenziato che nel corso delle indagini, in data 5 aprile 2014, la Squadra Mobile di Cosenza, dava inizio alle operazioni di video ripresa del piazzale del rifornimento AGIP sito in via Popilia, angolo via Lupinacci, dove si presumeva che alcuni esponenti del clan predisponessero le bottiglie piene di benzina da piazzare a scopo intimidatorio davanti alle attività commerciali prese di mira. La telecamera posta su un fabbricato sito a circa 20 metri dal rifornimento, avrebbe altresì permesso di riprendere l’ingresso del civico 3 di via Gennaro Sarcone, posto alle spalle del rifornimento, dove aveva acquisito un alloggio popolare LAMANNA Daniele, esponente di rilievo del clan, per il tramite di COSTABILE Enrico.

Ebbene, in data 17 aprile 2014, quindi appena 12 giorni dopo l’installazione, la telecamera veniva rinvenuta e prelevata proprio da RANGO Maurizio, IMPIERI Luciano e ABBRUZZESE Antonio detto “Tonino banana”, giunti sul luogo a bordo dell’autovettura Fiat 500 Lounge in uso a quest’ultimo. La circostanza è stata meglio descritta nell’annotazione redatta da personale della Squadra Mobile di Cosenza in data 29.04.2014.

Ciò che può dirsi riscontrato è quindi il rinvenimento della telecamera e la sua rimozione ad opera di Rango e dei suoi sodali.

Ecco chi serviva (ma di talpe ce ne sono ancora tante altre, purtroppo…) lo stato a Cosenza ai tempi della “Grande bellezza” di Mario Occhiuto.