Cosenza corrotta: il ricatto di Cozzolino a Spagnuolo e alla Manzini

Sono passati esattamente 18 mesi e otto giorni da quando la dottoressa Manzini ha inviato un avviso di garanzia per corruzione e abuso d’ufficio, all’ex capo gabinetto del sindaco Occhiuto Carmine Potestio. Insieme a lui furono avvisati anche l’ingegnere Pecoraro, dirigente comunale, e l’architetto Cucunato, dirigente esterno nominato da Occhiuto. C’è da dire che gli ultimi due, insieme all’ingegnere Bartucci, sono stati coinvolti nell’operazione della procura scattata il 2 novembre sui famigerati appalti spezzatino, e sottoposti ad interdizione dai pubblici uffici, mentre per Potestio tutto tace. Nonostante l’avviso di garanzia inviato il 20 maggio del 2016.

Non si è mai capito, anche perché né la Manzini, né Spagnuolo lo hanno mai spiegato, se l’operazione del 2 novembre era la “naturale conclusione” dell’inchiesta avviata con gli avvisi di garanzia del 20 maggio 2016, o se sono da considerarsi due inchieste distinte e separate.

L’unica cosa certa di questa storia, al momento, è l’esclusione di Potestio da ogni inchiesta. Il che risulta molto strano visto che fu proprio la Manzini ad indicarlo come il deus ex machina dell’organizzazione criminale dedita alla truffa attraverso la concessione agli amici degli amici dei famigerati appalti spezzatino. E tuttavia Potestio è riuscito a restarne fuori. E vi abbiamo anche spiegato il perché.

Tutto ruota attorno alla figura del più chiacchierato pm della procura di Cosenza: Cozzolino. Un magistrato al servizio di ladri e truffatori di stato. Sempre pronto ad insabbiare, archiviare, nascondere ogni cosa che riguarda la masso/mafia cosentina. Questo è accertato dalla relazione continua e costante tra Potestio e il pm Cozzolino, e dal dato oggettivo che si concretizza proprio con l’esclusione di Potestio dall’inchiesta. Esclusione che avviene grazie all’opera di ricatto di Cozzolino esercitata su Spagnuolo e la Manzini.

Cozzolino, pressato da Potestio, e messo con le spalle al muro, ha posto in essere il più bieco dei ricatti: o escludete Potestio dall’inchiesta, oppure finiamo tutti in galera. Così si è espresso il pm Cozzolino nei riguardi di Spagnuolo e della Manzini. Se Potestio finisce in galera, dice il Cozzolino, il rischio che se la canta è grande, e se canta lui sono guai per me che con lui, per conto non solo mio ma anche di tanti magistrati presenti e passati, ho sempre intrallazzato. E se sono guai per me, sono guai per tutti in procura.

Che sia andata così è pacifico. Lo sanno anche le pietre per strada. E la foto al ristorante, una settimana prima dell’operazione del 2 novembre, lo prova.

Cozzolino aveva, ed ha, tutti gli argomenti giusti per convincere, com’è successo, Spagnuolo. Perché Il procuratore capo ha ricevuto molti regali da Occhiuto, e Cozzolino lo sa bene. Sa quali tasti toccare, e sa che alle sue richieste nessuno può dire di no. E’ questo quello che è successo, che ci crediate o no, nel silenzio assoluto della politica, dei magistrati onesti, degli avvocati, e della società civile. Del resto l’avviso di garanzia inviato a Potestio è scaduto da una settima (18 mesi il massimo del tempo previsto dalla legge), e niente è successo. Non c’è stata nessuna determinazione della procura nel chiedere una udienza preliminare per capire se archiviare o “rinviarlo” a giudizio. Tutto tace. Se non è un’altra prova questa… Sparisce un fascicolo e nessuno dice niente. Scadono i termini e nessuno sa niente. A noi di Iacchite’, questo, ad esempio non succede mai. I nostri fascicoli non si perdono mai. Sono sempre in bella mostra sulle scrivanie dei pm.

Ora, capite tutti, che l’operazione contro gli appalti spezzatino e le interdizioni dei dirigenti comunali, altro non è che una sorta di specchietto per le allodole, un atto necessario per scrollarsi di dosso tutte le accuse che giornalmente lanciamo ai corrotti in tribunale. Un modo per far vedere che la procura si adopera anche a “reprimere” l’evidente e dilagante corruzione nei pubblici uffici. Un reato che non possono più negare. E qualcosa sono stati costretti a fare. Qualche testa doveva cadere, e si sono mossi con l’intenzione di far rumore mediatico, stando attenti però a non provocare danni a nessuno degli indagati. Infatti oltre all’interdizione, che corrisponde ad una vacanza, niente altro è stato fatto. Non sono stati neanche sottoposti ad una indagine patrimoniale, giusto per capire se è vero o no che prendevano soldi, e dove, eventualmente, sono finiti.

Si sono mossi proprio come gli aveva chiesto Cozzolino. Salvando così, secondo loro, capre e cavoli. Da un alto hanno accontentato l’opinione pubblica che della corruzione non ne può più, e dall’altro hanno salvato Potestio e tutti gli indagati, con una operazione farlocca.

A questo punto è chiaro che avere un amico come Cozzolino in tribunale, per certi versi, è meglio che fare un terno al lotto. Ed è per questo che voglio ricucire con Cozzolino.

Cozzolì facciamo pace. Giuro che non scriverò mai più niente su di te. Anzi ritiro tutto quello che ho detto sul tuo conto. E sono disposto a fare anche ammenda pubblica, se mi garantisci lo stesso trattamento di Potestio.

Pensaci, l’affare è buono, sia per te che per me. Anche se nel mio/nostro caso le pratiche da insabbiare sono tante che per nasconderle tutte non ti basterà un cassetto. Ma non ti preoccupare che per questo ho già parlato con Occhiuto, che per l’occasione manderà qualche ditta amica, con somma urgenza, a scavare una fossa, larga e profonda. Dove potrai seppellire ogni cosa. Anche la Giustizia, tanto a Cosenza non sappiamo che farcene.

GdD