Cosenza, i debiti di Occhiuto. L’ironia del Corsera: “Ecco perché cerca(va) il tesoro di Alarico!”

La Corte d’ Appello di Catanzaro II sezione Civile con sentenza n. 770 del 10 aprile 2019 ha rigettato l’Appello proposto dal Comune di Cosenza e ha dato ragione a Equitalia in merito alla celeberrima vicenda dei debiti personali del sindaco Mario Occhiuto, in maniera particolare per una cartella di Equitalia di 1 milione 770 mila euro non pagata. In poche parole, la Corte d’Appello di Catanzaro ha stabilito che a pagare parte di quella cartella di Equitalia non pagata da Occhiuto dovrà essere il Comune di Cosenza e quindi i cosentini. La cifra esatta è 432 mila euro e riguarda i cinque anni di stipendi pagati irregolarmente dal Comune ad Occhiuto quando invece dovevano essere accantonati per pagare i suoi debiti. Ma ecco quanto scriveva il Corriere della Sera. 

di Andrea Pasqualetto 

Fonte: Corriere della Sera – 1° Marzo 2018 – 

Un annetto fa pestava i pugni fumantino per la bocciatura del ministero al suo grande progetto: dare la caccia al tesoro di Alarico, 26 tonnellate d’oro e 150 d’argento che dal suo punto di vista erano stati sepolti sotto le acque del Busento 2.400 anni fa. Lo troviamo oggi sommerso di cartelle esattoriali, con Equitalia alle calcagna e il tribunale civile a bacchettare lui e pure il Comune che governa con una maggioranza di centrodestra.

Il motivo è semplice: per quattro anni l’amministrazione avrebbe ingiustamente versato a Mario Occhiuto lo stipendio da sindaco di Cosenza (tecnicamente indennità di funzione) invece di accantonarlo in modo da sanare i suoi debiti personali. Non pochi spicci: quasi due milioni di euro di tasse non pagate (1,770 milioni). Ecco perché cercava il tesoro di Alarico, sorridono nelle piazze cosentine.

Al di là dell’ironia, la grana potrebbe essere seria. Perché il giudice ha stabilito che la somma pignorabile corrisponde a tutte le indennità percepite da Occhiuto negli ultimi quattro anni, cioè 314 mila euro (78.713 l’anno; saliti a 432 mila euro nel corso dell’ultimo anno, ndr). Significa che se la sentenza diventerà definitiva e il sindaco non potrà saldare il debito, l’onere del pagamento ricadrà sul Comune. Come dire, se lui non può, toccherà ai cittadini. In questo caso si porrebbe inoltre anche la questione dell’incompatibilità di Occhiuto come debitore del Comune che guida.

“Scenario impossibile – ha replicato l’avvocato Benedetto Carratelli, difensore di Occhiuto -. Primo perché la sentenza sarà appellata e poi perché il mio cliente non arriverà mai a far pagare i suoi debiti al Comune. Potrebbe sempre optare per la rottamazione e il problema si risolverebbe. Comunque sia, ritengo ingiusto il pignoramento dell’intera indennità. Di cosa dovrebbe vivere un sindaco che ha solo quell’entrata?”. Per il legale il clamore sulla vicenda ha radici politiche: “Vogliono silurarlo”. Ma i debiti esistono, la sentenza anche ed Equitalia è lì a pretendere una cifra importante.

“Il giudice ha ingiustamente considerato l’indennità lorda ma le tasse non sono pignorabili. E quindi la cifra annua, eventualmente, sarebbe di 43mila” ha calcolato l’avvocato Giovanni De Rose, che difende il Comune. Domanda: com’è possibile che un sindaco abbia due milioni di debiti? “Occhiuto è un grosso architetto (forse di dimensioni, ndr), aveva delle aziende, poi è arrivata la crisi e con la crisi i problemi. Di fornitori e di tasse, che magari ha dichiarato ma non riusciva più a pagare”. In piazza c’è chi mugugna: “E le dobbiamo pagare noi?”.