Cosenza e lo stato deviato: una penisola infelice ancorata al sistema

dal profilo Fb di Sandro Pezzi

Prendo spunto dalla triste vicenda emersa negli ultimi giorni e all’attenzione dei media locali e nazionali.
In particolare, mi soffermo su un messaggio inviato dall’ex prefetto all’imprenditrice “Insieme faremo grandi cose”.
Mi sarei aspettato una frase del genere nei giorni successivi alla mia prima denuncia dopo la minaccia dei proiettili, mi sarei aspettato una frase del genere dopo la mia seconda denuncia nei confronti delle persone che mi chiesero il pizzo, mi sarei aspettato una frase del genere dopo gli arresti delle persone che mi chiesero il pizzo nel 2013, mi sarei aspettato una frase del genere dopo essermi costituito parte civile nel processo rango zingari, mi sarei aspettato una frase del genere dopo la sentenza di condanna in cassazione ,mi sarei aspettato una frase del genere dopo la lettera pubblicata lo scorso 25 aprile in occasione della festa della liberazione.

Sono Sandro Pezzi, un imprenditore, un papà. Nel 2010 ho deciso di avviare un’attività di food and beverage nel pieno centro di Cosenza, in un quartiere ancora troppo spento per la cultura e il calore che la mia generazione meritava. La mia era un’attività che cresceva molto bene e creava cultura enogastronomica, aggregazione ed esperimenti imprenditoriali e sociali intorno a sé.
Il mio locale è stato precursore di un cambiamento nel centro città. Locali, bar, ristoranti e tanto altro. Attività produttive in crescita. Un’isola felice agli occhi di molti, ma in realtà una penisola infelice ancorata al sistema.
Ho subito intimidazioni, proiettili, richieste estorsive, ho denunciato subito e mi sono costituito parte civile in un processo di mafia. Mi sarei aspettato un supporto psicologico, umano, CONCRETO.

La mia esperienza drammatica, in una terra dove l’80 per cento delle attività paga in silenzio il pizzo, poteva essere da stimolo per un cambiamento, un supporto alle istituzioni per la diffusione, anche mediatica, del diritto a lavorare in modo dignitoso e a rivendicare la propria libertà.
Ed invece, il silenzio da parte delle istituzioni. All’indomani dell’esperienza drammatica che ho vissuto, mi sono sentito solo, tanto da decidere di lasciare, dopo qualche anno, la città che ho sempre amato. Parte delle istituzioni, che oggi concorrono alle regionali rivendicando una politica pulita, mi hanno lasciato solo, disinteressandosi di un grave fenomeno che parte dalla Calabria, passa per l’Europa e arriva in tutto il mondo.
Non so cosa mi aspettavo, o meglio lo so. Volevo un supporto, un “faremo grandi cose, grandi iniziative, diffonderemo insieme legalità, diffonderemo un messaggio di aiuto,di liberta’ e supporto alle vittime del racket”.

Dalla mia denuncia sono passati 7 lunghi anni. La solitudine degli imprenditori che denunciano è un dramma che capisco fin troppo bene e che non tollero piu’.
Non ho mai ricevuto un segnale di vicinanza da parte delle istituzioni e di molte associazioni.
Le ambizioni di un imprenditore comune, purtroppo, vengono annientate paradossalmente proprio dal giorno della denuncia.
Sei fuori. Fuori dal sistema. Si perché quando denunci e ti esponi, in una comunità deviata, sei tagliato fuori da una grossa fetta di mercato, sei tagliato fuori addirittura dalla finanza agevolata regionale che impone, a volte, una” ricompensa obbligatoria”, sei tagliato fuori da un circuito malato che è quello che muove una grossa fetta di persone colluse.

Io, però, sono testardo, con il sostegno costante di mia moglie Michela, ho deciso di tornare e di fare nuovamente impresa. E denuncerei, denuncerei altre mille volte perché credo in un riscatto sociale, in una comunità libera.
Questo pensiero non è solo il mio ma è quello di molti altri piccoli imprenditori e liberi lavoratori che con dignità hanno detto no ad un sistema perverso.
Persone che con dignità hanno scelto di lavorare liberamente. Il sentimento di ritrovata fiducia che oggi ripongo nelle istituzioni, è proprio quello della gente che ha scelto di vivere in un modo differente.
Il mio contributo in ambito regionale vuole avere un risvolto concreto avendo conosciuto da vicino il fenomeno della ‘ndrangheta.
Ciò che nessuno disse a me, io ora voglio dire a voi. È una lotta alla legalità, dobbiamo avere la forza tutti insieme di cambiare la Calabria, perché possiamo farlo.
Possiamo unirci e dimostrare che non tutto è marcio, che anzi ci sono risorse non solo paesaggistiche ma soprattutto umane che magari abbandonano la nostra terra per andare altrove.

Dobbiamo farli ritornare, dobbiamo pensare al nostro futuro, ai giovani disoccupati e a chi ha voglia di intraprendere e magari non lo fa.
Dobbiamo credere in un riscatto sociale. Insieme alle istituzioni, insieme alla magistratura e alle forze dell’ordine.
Concorro alle elezioni del Consiglio regionale per la presidenza di Carlo Tansi nella circoscrizione Nord della lista “Tesoro Calabria”.
Confido nell’aiuto di tutti voi affinché insieme possiamo condividere il messaggio di libertà e di speranza.