Cosenza, gli attivisti multati. Comitato Piazza Piccola: “Si vuole bloccare il dissenso”

A TESTA ALTA

In questi anni il comitato Piazza Piccola non ha mai smesso di denunciare lo stato di abbandono e degrado che vive il quartiere. Lo abbiamo fatto in modo costante e preciso su ogni aspetto che riguarda il centro storico. Lo abbiamo fatto evidenziando le problematiche strutturali dei palazzi e dei vicoli, facendo pressioni per trovare delle soluzioni urgenti alle frane e ai disservizi. Lo abbiamo fatto facendo emergere le forti contraddizioni che questo pezzo di città vive dal punto di vista sociale. Abbiamo denunciato la mancanza di lavoro, l’abbandono scolastico, l’assenza di cura dei luoghi. Abbiamo messo in evidenza le grandi difficoltà dei piccoli commercianti che animano questa zona, continuando imperterriti a resistere e a operare in un contesto fortemente svantaggioso, dove le iniziative pubbliche in loro supporto spesso mancano e si rivelano inutili.

Non ci siamo mai pianti addosso e abbiamo rivendicato con orgoglio l’appartenenza al quartiere, l’amore per queste case, per questi vicoli e per questa storia, la nostra storia.

Lì dove abbiamo riscontrato delle mancanze istituzionali ci siamo mossi per provare a risolverle, proponendo soluzioni, creando servizi alternativi come gli sportelli di supporto ai cittadini, gli sportelli ambulatoriali, gli spazi di cultura, di aggregazione e di socialità. Abbiamo collaborato con tantissime realtà, anche diverse da noi, anteponendo l’interesse comune alla visione e all’idea personale che ognuno di noi aveva. Abbiamo promosso studi tecnici sui rischi, doposcuola alternativi, difesa dei diritti, feste popolari e questi sono solo alcuni dei contributi preziosi che le varie collaborazioni hanno regalato al comitato e al quartiere.

Abbiamo speso i nostri giorni a spulciare carte, delibere e bandi per capire cosa accadeva sulle nostre teste, come si agiva sul quartiere , contestando scelte calate dall’alto e iniziative fuori dal reale bisogno e fortemente speculative.

Tutto ciò lo abbiamo fatto alla luce del sole, senza mai nasconderci, mettendoci sempre la faccia.

La sanzione imputata ad un attivista del comitato, insieme ad altri due attivisti del centro storico sa di beffa e bavaglio. La questura di Cosenza, insieme alla procura, ha deciso di rispolverare una legge del 1931 per punire una passeggiata pacifica e controinformativa. Una multa sproporzionata e ingiustificabile per una manifestazione pacifica che non ha causato nessun disservizio o danno.

Si vuole bloccare il dissenso, si vuole silenziare la voce di chi non ha paura di mostrare la realtà dei fatti.

Una chiara intimidazione per minare l’agire degli attivisti e scoraggiare i cittadini alla partecipazione.
Ci chiediamo allora se in questa città bisogna aver paura di fare nomi e cognomi. Bisogna aver paura di mostrare la verità? Bisogna aver paura di contestare l’operato di chi ha dilapidato le casse comunali lasciando crollare pezzo dopo pezzo il centro storico?

Siamo colpevoli di amare e difendere questa terra.

Come possiamo chiedere ai tanti giovani emigrati di tornare e a tanti altri di non partire se viene impedito e represso ogni tentativo di cambiamento? Come possiamo chiedere alla gente di non cedere al ricatto, se si prova costantemente a far abbassare la testa ai cittadini?
Come possiamo convincere la gente a lottare e credere nella giustizia, quando la giustizia è ingiusta?

Forse il problema sta proprio qui. Chi dovrebbe far rispettare le regole in questa regione non ha il coraggio di opporsi e fermare chi da anni specula coi soldi pubblici, chi ha svenduto pezzo dopo pezzo sanità, istruzione, trasporti, rifiuti. Chi dovrebbe garantire giustizia, non ha il coraggio di smascherare una classe politica familiaristica che ha messo radici in ogni spazio della città assicurandosi, soldi, voti e potere.

Forse ai tutori dell’ordine fa comodo avere quartieri disagiati, gente senza lavoro, senza istruzione, senza diritti, facilmente ricattabile, facilmente attaccabile. Serve avere il ragazzo di quartiere con cui sfogare la loro frustrazione data dall’impossibilità di colpire i pezzi grossi. Serve il microcrimine per giustificare il loro operato. Servono gli attivisti per giustificare la loro presenza, altrimenti inutile, sul territorio.

Ciò che ci dà speranza sono gli attestati di stima e solidarietà arrivati in questi giorni, che ci fanno capire che chi semina bene prima o poi raccoglie i frutti. Noi vogliamo ringraziare uno ad uno tutti, indistintamente.
Vogliamo ribadire che non saranno queste azioni repressive a fermarci e che se per dire la verità e mostrare la realtà dobbiamo essere costantemente multati, allora siamo pronti anche ad indebitarci per il bene della città e non per una Porsche.

Comitato Piazza Piccola