Cosenza 1993, il controesame di Tursi Prato: “Ecco come Spagnuolo voleva incastrarmi”

Pino Tursi Prato è l’eterno capro espiatorio della malapolitica cosentina. Non è uno stinco di santo, d’accordo, ma appare davvero assurdo che sia stato l’unico a pagare per tutti i personaggi che hanno fatto affari e carriera. E nelle sue vicissitudini giudiziarie si trova di tutto e di più ma soprattutto le deviazioni di uno stato che ha manovrato in maniera indecente la gestione dei pentiti e ha condizionato le inchieste più importanti. Quello che ci interessa in questa sede è una vicenda che risale all’anno di grazia 2000. Un anno fondamentale per le fortune di uno dei magistrati calabresi più in vista ovvero Mario Spagnuolo, alias il Gattopardo, che proprio in quell’anno avrebbe spiccato inspiegabilmente il volo da sostituto anziano della procura di Cosenza nientepopodimenoche alla Dda di Catanzaro con un ruolo importantissimo di procuratore aggiunto al fianco del procuratore Mariano Lombardi.

Nel 2000 Pino Tursi Prato è alla sbarra al Tribunale di Cosenza insieme al pentito Franco Pino per una vecchia vicenda riguardante voto di scambio e appalti truccati e risalente al periodo in cui era presidente dell’Usl di Cosenza, una carica che gli avrebbe consentito di diventare consigliere regionale. In realtà, il teorema principale era quello di coinvolgere soprattutto Giacomo Mancini ma Tursi Prato aveva resistito a tutta una serie di pressioni psicologiche per indurlo ad accusare il vecchio leone socialista, che qualche anno prima, nel 1993, aveva scompaginato il sistema di potere della massomafia cosentina vincendo a sorpresa la prima competizione elettorale a Cosenza con elezione diretta del sindaco.

IL PATTO TRA SPAGNUOLO E TURSI PRATO 

Ebbene, Tursi Prato racconta le pressioni psicologiche che aveva subito in carcere, dopo il suo secondo arresto avvenuto nel 1995 e inserisce in questo ambito anche un episodio avvenuto tra il 1997 e il 1998 – dopo la sua scarcerazione – che ha davvero dell’incredibile e dal quale emerge l’ormai famoso “patto” che aveva siglato tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta con Mario Spagnuolo, in piena attività per mistificare la realtà dei fatti insieme ai pentiti che manovrava abilmente nonostante la legge non gli consentisse di farlo, visto che esisteva già la Dda di Catanzaro.

A metà degli anni Novanta la vicenda dell’Usl di Cosenza che va a finire nell’operazione Olimpia viene stralciata e diventa di competenza della procura della Repubblica della città bruzia. La vicenda risale al 1989-90 e in quel periodo aveva iniziato a farsi strada un giovane magistrato che si chiama Mario Spagnuolo. Tursi Prato era ancora presidente dell’Usl, viene coinvolto ancora pesantemente e per mettere a posto le sue pendenze con la procura si dichiara disponibile a uno di quegli accordi che si definirebbero “inconfessabili” ma che almeno lo mettono al riparo (nell’immediato) da altre brutte sorprese della procura cosentina, sulla quale ieri come oggi Tonino Gentile esercita tutto il suo potere. E così Tursi Prato, tra gli atti della sua gestione della sanità cosentina, nomina dirigente facente funzioni dell’Ufficio Vaccinazioni un certo Ippolito Spagnuolo, fratello del giovane magistrato rampante. Lo nomina facente funzioni perché non ha i requisiti per vincere un concorso che non si svolgerà mai. Il fratello di Spagnuolo rimarrà a capo dell’Ufficio fino a pochi anni fa, quando l’inchiesta dei furbetti del cartellino coinvolgerà pesantemente anche lui stesso…

Tra il 1997 e il 1998, Spagnuolo, nel frattempo, è diventato il sostituto procuratore di punta, e ha un obiettivo fondamentale: deve smontare il processo Garden della Dda di Catanzaro che ha sconvolto gli equilibri massomafiosi cosentini e ha l’esigenza di dimostrare che Tursi Prato e Mancini hanno preso i voti della mafia cosentina con il contributo fondamentale dei pentiti che ha arruolato, primo tra tutti Franco Pino. Ed è allora che architetta un piano per incastrare Tursi Prato. Questa è la trascrizione integrale di quel passaggio: fatti gravissimi, che sono già al vaglio della procura di Salerno e che risalgono al controesame di Tursi Prato del 22 giugno 2000.

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – Bene, arriviamo al 1993, lei il 1993 non era candidato…

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – E no, ero candidato.

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – Con una lista autonoma?

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – No, no ero candidato… per esempio è stata quella vicenda che mi è capitata no? Quando il dottore Spagnuolo mi ha mandato praticamente un avviso dove mi voleva sentire, perché ero candidato nel 1993?

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – Ah vabbè, pensavo che non era candidato…

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – Che era riferito a questo…

DIFESA Avvocato Antonio Feraco -… ma probabilmente il dottore Spagnuolo le voleva dare la preferenza, non è riuscito a dargliela.

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – No, perché è giusto che il Tribunale, perché per come anche… parlando di quel discorso psicologico, scusate è un fatto importante.
Cioè, anche quando sono uscito io Presidente, si continuava ancora le pressioni psicologiche, un giorno mi vedo arrivare i carabinieri da me, dove praticamente mi portavano un avviso che il dottore Spagnuolo mi voleva sentire, per concorso esterno… per scambio di voti, il reato qual era?
Insieme a Franco Garofalo dove praticamente per scambio di voti diceva… Tursi Prato Giuseppe candidato al comune di Cosenza del 1993.

L’appuntamento era l’indomani, io vado da Ninì Feraco e dico, avvocato scusate, guardi che mi è arrivata questa cosa, però ho l’impressione che dobbiamo andare prima in Prefettura, dice: “Che ci dobbiamo andare a fare in Prefettura?”, perché forse sono stato candidato e mo ho perso la testa dopo queste vicende mie, può darsi che ho perso la memoria, non mi ricordo, dico andiamo in Prefettura e andiamo a controllare.
Dice: “Ma Pino che andiamo a fare? Tu non sei stato candidato.” Ed in effetti ci siamo recati dal dottor Spagnuolo. Io mi sono dovuto… aldilà di quello che ha fatto l’avvocato Feraco con il quale… praticamente ha reagito da difensore in modo anche vibrante, dico: “Ma dottore Spagnuolo, lei perché mi manda una… un’accusa… un avviso di garanzia su un reato quando io non sono candidato? Ma lei lo sa che io non sono candidato?” … “Lei non è stato candidato?” “No, non sono stato candidato.”

“Per la verità mi aspettavo un’altra cosa da lei, un avviso di garanzia per dei favori che avevo fatto a lei quand’ero presidente dell’USL. Cioè quando abbiamo fatto il trasferimento di suo fratello (Ippolito Spagnuolo, pecora nera della famiglia del Gattopardo, ndr), che non lo potevamo trasferire, abbiamo fatto anche un reato… dal reparto di psichiatria rispetto al dottore D’Ambrosio, l’abbiamo sposato al laboratorio (Ufficio Vaccinazioni, ndr)… le telefonate fioccavano, ora mi arriva un avviso di garanzia su un reato che mi si inventa, che io nemmeno sono candidato?”
Lui è rimasto, poi… noi abbiamo la copia, noi abbiamo la copia…

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – Non c’era…

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe –
… abbiamo la copia, perché questo era l’andazzo di questa città no?
Cioè voglio dire…

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – … reato non c’era niente.

PRESIDENTE Dottoressa Maria Antonietta Onorati – Aspetti un attimo, questo
quando accadeva?

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – Questo è accaduto, tre anni fa… due anni fa… due anni fa…

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – Due o tre anni fa.

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – … due o tre anni fa, possiamo vedere perché abbiamo la cosa…

PRESIDENTE Dottoressa Maria Antonietta Onorati – Potete essere più preciso?

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – … abbiamo la copia noi.

PRESIDENTE Dottoressa Maria Antonietta Onorati – E ce l’avete una copia?

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – Sì abbiamo…

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – Dovremmo avere tutto.

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe –
… ce l’ha l’avvocato Feraco sicuramente, che non perde nulla l’avvocato Feraco.

PRESIDENTE Dottoressa Maria Antonietta Onorati – Questo procedimento, lei lo sa come nasce? Questo procedimento al quale si è riferito?

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – Glielo dico io, probabilmente nasceva… ma sono state notizie, notizie estremamente…
(Voci fuori microfono)

DIFESA Avvocato Antonio Feraco -… no, ma credo che non lo sappia, ma se lo sa l’imputato giustamente…

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – No, a me mi è arrivata sta cosa, giustamente il Presidente vuole sapere. Io sono rimasto ho detto, scusate ma io sono rimasto…

PRESIDENTE Dottoressa Maria Antonietta Onorati – Sì, ma come nasceva questa cosa?

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – Secondo me o da qualche dichiarazione, o dall’ufficio, può darsi pure che lo hanno organizzato loro, cioè a me portavano su questa carta, Tursi Prato Giuseppe, candidato nel 1993 al comune di Cosenza, e dico, caspita… perché se no non mi poteva affibbiare un reato no? Scambio di voti quando uno non è nemmeno candidato?

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – No, pare che fosse uno stralcio di un vecchio…
(SOVRAPPOSIZIONE DI VOCI)

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – … non è che mi poteva affibbiare un reato a me. Cioè, quando sono andato li e gli ho fatto notare che io non ero candidato, ma ho detto dottore Spagnuolo, lei ha gli uffici, che può sapere direttamente se ero candidato o non candidato…

PRESIDENTE Dottoressa Maria Antonietta Onorati – Vabbè ma prima si mandano gli avvisi di garanzia e si cattura, e poi si accertano i fatti… (ironico…, ndr) 

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – Vabbè però questo è un fatto grave Presidente, questo è un fatto punibile… intanto io… ma scusate, lei come si sentirebbe se praticamente uno è a casa, mo arrivano i carabinieri per una cosa, mo arrivano i carabinieri per un’altra cosa… cioè… persone per bene, educatissime, che perlomeno con me debbo dire in quelle due circostanze si sono comportati di grande educazione e va onore all’Arma.
Però, i figli, la moglie, vedono i carabinieri, cioè insomma mi ha mandato una cosa totalmente falsa, totalmente… però fa effetto, dal punto di vista psicologico, perché, è come quello che è potente Presidente, poi non è più potente e si sente sempre… un po’… come si dice… vulnerabile, perché è così, è la vita no? Nelle piccole cose, figuriamoci nelle grandi cose.

PRESIDENTE Dottoressa Maria Antonietta Onorati – Vada avanti il difensore.

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – E questa accusa, lei non sa da dove provenisse?

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – Niente, neanche ce lo ha spiegato quella volta.

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – Da un pentito?

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – Credo.

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – Sa per caso chi è questo pentito?

Imputato Signor Tursi Prato Giuseppe – Mah… credo che era Garofalo… credo… Perché mi ha portato Garofalo, credo che era Garofalo.

DIFESA Avvocato Antonio Feraco – Va bene, probabilmente era Garofalo.