Cosenza, il dramma delle lavoratrici in nero e le (assurde) regole dell’Ispettorato del Lavoro

Egregio direttore,

le scrivo questa lettera per porre la sua attenzione sul gravissimo problema dei lavoratori/trici in nero. Le racconto in breve la storia di mia sorella. Ha due figlie da mantenere e da prima del Covid sta lavorando in una farmacia di Rende. Lei è una farmacista con tanta esperienza che si è trovata dopo la maternità in un periodo di estrema difficoltà e ha dovuto accettare delle condizioni lavorative a dir poco indecenti. Anche a costo di mettere a serio rischio la sua salute e quella della sua famiglia ha continuato a lavorare a testa bassa nei mesi di lockdown (mesi in cui finanche le badanti si sono fatte assumere per paura di essere fermate dalla polizia).

Secondo voi i suoi sforzi sono stati premiati con l’assunzione? Assolutamente no e se mai le faranno un contratto, la farebbero risultare lavoratrice part time quando invece lavorerà otto ore se non di più (dato che la farmacia in questione apre nel primo pomeriggio e chiude oltre le 21.00). Vi chiederete: perché non si è mai ribellata? Provate a telefonare all’Ispettorato del Lavoro come ho fatto io. Per denunciare il tuo titolare non basta una segnalazione ma ci vuole una vera e propria denuncia da inviare con fotocopia del documento di identità tramite mail e tramite pec.

Anche se io al telefono ho raccontato dettagliatamente quali sono gli orari in cui la possono trovare sul posto di lavoro, ho fornito nomi e cognomi di titolari e colleghi assunti eccetera eccetera, se non ci “metti la firma” il controllo non arriva.

Allora una mamma per quanto possa essere disperata e consapevolmente sfruttata, potrà mai denunciare i suoi datori di lavoro con la speranza numero uno di vincere una eventuale causa (perché sarà sempre la sua parola contro la loro e inoltre loro hanno più di un avvocato in famiglia) e numero due di essere assunta in un’altra farmacia con la crisi che c’è e con le voci che metteranno in giro sulla sua condotta di dipendente sindacalista?

Con questa lettera firmata vorrei condividere il mio sfogo con tutte le donne che si trovano nella sua condizione. Sarebbe bello poter scrivere “DENUNCIATE” E ” PROMUOVETE LA GIUSTIZIA” ma solo chi vive questo dramma per non parlare di quello della disoccupazione sa che sarebbe un’utopia. Mi rendo conto in ultimo che gli ispettori del lavoro hanno sicuramente molto lavoro da fare e che non potrebbero dare seguito a tutte le segnalazioni anonime che gli arrivano, ma qualche volta un giro a caso in tutte le attività di Cosenza e area urbana potrebbero pure farlo. Si renderebbero conto di quante commesse, cameriere, bariste, receptionist, farmaciste, maestre di asili nido, cuoche, lavorano senza un contratto e soprattutto SENZA RISPETTO.

Lettera firmata