Cosenza ricorda l’annata magica di Bruccini. Grazie di tutto Mirko

Nel calcio, si sa, c’è poco spazio per i sentimenti e per i ringraziamenti e sotto questo aspetto il patron del Cosenza Guarascio è “perfetto”, nel senso che con lui e con il suo staff c’è davvero poco spazio per il “cuore”. E così molti tifosi hanno giustamente criticato il comunicato quasi asettico della società per annunciare la cessione di Mirko Bruccini. Perché Bruccini è stato un pilastro del Cosenza Calcio per quasi 4 anni e avrebbe meritato quantomeno un “grazie”. Ma Guarascio alla parola “grazie” così come alla parola “soldi” è praticamente allergico. Cose che, del resto, ormai a Cosenza sappiamo da anni. E allora ci proviamo noi a tratteggiare un piccolo profilo per Bruccini ringraziandolo per quello che ha fatto per la città, per il Cosenza e anche per… Guarascio, ‘bbuanu ca linni sia…

Mirko Bruccini è nato a La Spezia nel 1986. Ha cominciato a giocare proprio nello Spezia, poi è passato al Castelnuovo e quindi dal 2008 al 2013 ha sempre giocato nella Pro Patria prima di approdare alla Cremonese, alla Reggiana, alla Lucchese e infine al Cosenza. Esterno destro di centrocampo dotato di un gran tiro dalla distanza, anche su punizione, ha sempre avuto qualità abbinata a una certa discontinuità ma è esploso definitivamente con la Pro Patria, diventando il protagonista assoluto della promozione della squadra di Busto Arsizio in Serie C. A distanza di qualche anno, Bruccini poi era tornato a festeggiare un’altra promozione ma questa volta in Serie B con il Cosenza e si può tranquillamente affermare che per il centrocampista ligure, nel pieno della maturità, si tratta del traguardo più importante in carriera.

Mirko Bruccini è l’elemento che ha beneficiato maggiormente della cura-Braglia. «Ha molti meriti se abbiamo cambiato rotta – sottolineava all’epoca della promozione –. Non c’è stato solo un lavoro sulla mentalità della squadra, il nuovo allenatore ha preso del tempo per capire come potesse rendere al meglio ogni singolo giocatore e poi ha scelto un modulo di riferimento in base al materiale umano a sua disposizione».

Bruccini, come tutti gli altri suoi compagni, non aveva avuto in quella stagione 2017-18 una partenza di campionato semplice. «Mi capita sempre di toppare in avvio perché ho difficoltà a carburare e non mi trovo mai a mio agio nel periodo del ritiro pre-campionato» ammette con sincerità. Ma poi Bruccini ha lasciato il segno, rendendo al massimo con l’arrivo di Braglia e segnando 7 gol nella stagione regolare (per lui record assoluto) e due, importantissimi, nei playoff: uno alla Sambenedettese al “Marulla” e l’ultimo in finale al Siena.

Tra gli episodi di quella incredibile stagione, anche quello di Catania (dove Bruccini aveva segnato un gol bellissimo) quando il centrocampista era stato lasciato a piedi dal pullman della squadra.

“Stavamo rientrando a Cosenza, da Catania – ricorda Bruccini -. Aspettiamo il traghetto e io che faccio? Entro un secondo dentro il bar che c’è lì, per andare in bagno. Esco sereno. A un certo punto un camionista della zona mi ferma e mi dice ‘guarda che se ne sono andati eh! Il pullman del Cosenza è già salito e partito’ io non ci volevo credere”. Ergo: ‘Bruce’ (o ‘Brucio’) da un parte, la squadra in pullman dall’altra dello stretto. “Quando li ho raggiunti c’è stato un applauso generale, a casa mia moglie si è fatta quattro risate”. Quelle che non si fa quando Mirko si diletta ai fornelli. “Mi piace molto cucinare, se posso la aiuto. Vengo dall’alberghiero quindi se non avessi sfondato nel mondo del calcio, probabilmente avrei fatto lo chef”.

Quantità e qualità a tavola ma soprattutto in mezzo al campo.‘Bruce’ goleador, nonostante non sia attaccante. “Non avevo mai fatto più di 6 gol in carriera, qui a Cosenza ho decisamente esagerato…”. Fame, con la maglia del Cosenza addosso. “Dopo una ‘falsa’ partenza piena di sconfitte e difficoltà ci siamo ripresi e nei playoff tutti hanno potuto vedere che siamo stati i più forti”. 

E dopo quell’impresa, si è materializzato un altro tatuaggio.“Sono un fanatico. Il braccio destro è completo, con un religioso. A sinistra ho un Old School. Poi la mia data di nascita (’86) sulla caviglia, un altro tatuaggio per quando abbiamo vinto il campionato a Spezia… e adesso c’è quello di Cosenza”. Grazie Bruccini per tutto quello che hai fatto, e non ti curar di Guarascio… I presidenti passano – per fortuna – ma il Cosenza e i cosentini rimangono. Sempre a futura memoria.