Cosenza, la massoneria che non c’è e il nipote del procuratore (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

Mentre preparavo questo articolo, è arrivata la notizia della nomina di Giampaolo Calabrese nello staff della Santelli. Aveva già lavorato con la neo-governatrice al comune di Cosenza e di lui sapevo solo che era nipote del procuratore di Cosenza, Spagnuolo, così sono andato a leggere il curriculum. Ironia della sorte, in qualche modo c’entra con quello di cui avrei scritto, però leggendo il curriculum ne è cambiato totalmente il senso e ho deciso di rivolgermi direttamente a lei dott. Calabrese.

Siamo nell’era post Wikileaks eppure nel territorio di Cosenza c’è un deficit informativo enorme che riguarda le logge coperte e che emerge dal racconto sull’Espresso. Dalle mappature fornite dal settimanale, nella provincia di Cosenza c’è un buco nero che può portare a due conclusioni possibili: o non ce ne sono oppure non sono ancora state scoperte.

Il fatto che non ce ne siano sarebbe poco credibile anche se non avessimo indizi. Come può una terra cosi infiltrata lasciare una provincia illibata? Non è stato fatto il lavoro (difficilissimo) di ricostruzione della copula che è stato fatto nel regino nel processo Gotha. Ma di indizi ne abbiamo, indizi, come si dice, circostanziali. Tanto per iniziare, c’è una ormai famosa commissione parlamentare di inchiesta sulla massoneria presieduta da Rosy Bindi che individua 22 massoni all’interno dell’Asp di Cosenza. Poi ci sono pentiti che hanno detto chiaramente che Gentile è uno dei fratelli o c’è la famiglia Santoro. Ci sono infine le dichiarazioni di un ex-gran maestro del GOI che parla di decine e decine di logge contaminate, non solo quelle che figurano. E poi, c’è tutto un insieme di eventi, circostanze e coincidenze che vivono all’interno del mondo delle associazioni.

Se non abbiamo precedenti giudiziari nel cosentino bisogna per forza rifarsi a quello che si sa sui meccanismi di questo mondo. E le inchieste (Fata Morgana su tutte) hanno mostrato che non è solo questione di massoneria. Tra associazioni, consorzi e circoli vari si costruiscono le reti di relazioni, il capitale umano di conoscenze e legami da far fruttare negli affari. Perché nelle cene di finanziamenti, di ritrovo, prendono parte imprenditori, giudici, politici e uomini di curia. Una su tutte, menzionata dai pentiti come trampolino di lancio, è il Rotary club. E il lavoro giudiziario è difficile proprio per questo: tutto ciò di per sé non è reato. Lo diventa se si trasforma in corsie preferenziali per posti e appalti; se diventa motivo di forzature e illeciti; in definitiva, se si  scavallano diritti e parità.

Un lavoro difficile, ma necessario e urgente oggi, perché solo a questo livello tante inchieste possono confluire e non fermarsi. E di circostanze con forzature ce ne sono: c’è la vicenda del porto di Diamante, ad esempio, nella quale sono entrati a vario titolo i Santoro, i Gentile e Adamo. Nella quale ritroviamo gli stessi tecnici che troviamo in altre opere come la metro di Cosenza, l’aviosuperficie, gli impianti di Lorica. Su tutto questo ci sono indagini che toccano altri personaggi sotto indagine ora o in passato, come Pittelli che ha contatti con i giudici e cosi via in un circolo che dà le vertigini. Ma ai finanziamenti allegri si aggiungono le carriere fulminanti e le parentele e i tanti omissis nelle indagini. Tutto questo impedisce il rinnovo della classe dirigente e tutto questo un cronista dovrebbe provare a tracciare.

Cosa c’entra tutto questo con lei dott. Calabrese? Magari nulla ed è proprio questo il punto. Leggendo il suo curriculum ho trovato un percorso simile al mio, ma più illustre. Laureato in scienze politiche fuori regione ad esempio, impegnato in associazioni e attività artistiche e culturali. Una bella carriera a poco più di 40 anni. Quindi dovrebbe ricordare bene la sfrontata ambizione e l’innocente arroganza dei tempi degli studi che si ha sempre a 20 anni con l’illusione di cambiare il mondo e di vincere. Avrà anche sentito quella sensazione di timore e stimolo nel trovarsi in ambienti nuovi e poi l’orgoglio di riuscire.

Se lo ricorda, perché ha accettato questo incarico? Non avrebbe dovuto. Non per una questione di competenze, ma paradossalmente proprio perché le ha, ma nonostante questo ovunque è menzionato come “nipote di” (Spagnuolo) e “amico di” (Santelli). Magari lei non c’entra nulla con il mondo di amicizie e legami che ho descritto, ma peserà sempre su questa nomina il dubbio. Non le dà fastidio? Dopo aver ottenuto un successo non sarebbe meglio rimettersi in un posto sconosciuto, in una posizione scomoda e insicura per capire quanto si vale, fin dove si può arrivare piuttosto che nel comodo e accogliente ambiente dei sorrisi amici e delle pacche sulle spalle?.

Non è triste e pericoloso instillare questo dubbio, lanciare questo messaggio in tanti ragazzi, magari più che titolati che non riescono a superare l’eterno immobilismo degli uffici e l’assenza di ricambio della classe dirigente? Allora dico “essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso(Pasolini).