Cosenza, la sai l’ultima di Occhiuto? “I poteri forti (tra cui Gazzetta del Sud e LaC) contro di me”

Il nervosismo di Mario Occhiuto è sintomatico del disperato momento che sta vivendo. Da quello che scrive è chiaro lo stato di ansia che lo pervade. L’insicurezza di ciò che potrebbe accadere domani lo rende irrequieto, e lo spinge, ancor di più del solito, a parlare a vanvera.

Occhiuto si dice arrabbiato perché nessuno ha scritto, tranne i pseudo giornali che sistematicamente paga con i soldi dei caggi, elargendo generose determine a finte redazioni affollate da finti giornalisti, dell’archiviazione del procedimento penale, dov’era indagato, in merito all’abuso edilizio del famigerato soppalco nel Mc Donald’s. Occhiuto avrebbe voluto sbandierare questa inutile archiviazione, come la vittoria del bene sul male.

Avrebbe voluto che tutti gli organi di informazione locale, e non, celebrassero questa storica vittoria insieme a lui, e invece così non è stato. Anzi, dice Occhiuto: invece di tessere le mie lodi, oggi, molti giornali al servizio dei poteri forti (di cui lui non fa parte), hanno ritenuto più importante evidenziare, con titoloni e locandine, la notizia della correttezza del senatore Morra e del Pm Manzini nella gestione del famoso caso Cirò, dimenticandosi che in tutta questa faccenda io sono il buono e gli altri i cattivi.

Va detto che a parlare di condotta corretta è stato il sottosegratario alla Giustizia in aula, in risposta all’ interrogazione del duo Santelli/Occhiuto, che accusavano Morra, Manzini e il Maresciallo della Finanza, di aver “ordito” un complotto ai danni del sindaco Occhiuto, registrando di nascosto alcune dichiarazioni di Cirò, a casa Morra, finite poi in procura proprio sul tavolo della Manzini.

Secondo Occhiuto i cattivi, i ricattatori che influenzano pubblici ministeri sostenuti da banditi politici, sono la Gazzetta del Sud, La C, noi e qualche altro. I buoni invece sono: il Quotidiano del Sud (quello che lo intervista una volta a settimana), NuovaCosenza, il Corriere della Calabria, Ten, e tutti quelli che percepiscono determine.
Il ritornello di Occhiuto è sempre lo stesso: “Non ci sono solo la mafia e la criminalità che tentano di bloccare il cambiamento con intimidazioni e violenze, ma poteri forti tra cui anche quelli che fanno politica utilizzando il loro ruolo per tentare di far fuori gli avversari, quelli che utilizzano blog e giornali per tentare di ricattare, e persino quelli che sono ricattati (giornali o pm) che per paura di essere oggetto di attacchi (dai ricattatori) diventano più violenti, pericolosi e cattivi dei ricattatori“.

Insomma la solita rappresentazione: il bravo, buono e onesto sindaco, solo perché fautore del cambiamento, viene sistematicamente attaccato da ricattatori, Pm venduti, politici corrotti e stampa asservita ai poteri forti. Tutti contro di lui e il suo cambiamento che poi, questo cambiamento, in che consiste? Manco lui lo sa. Blatera della sua onestà e del suo essere al di fuori dei giochi di potere, e di essere vittima di un sistema masso/mafioso contro il quale lui da sempre si batte.
Se non fosse vero sarebbe una barzelletta. Praticamente Occhiuto descrive i suoi avversari guardandosi allo specchio: se c’è un ricattatore matricolato questo è proprio lui. Occhiuto pratica il ricatto da sempre, uno “strumento” indispensabile nel mondo che vive e frequenta, un mondo popolato da imbroglioni, vrusciaturi, strozzini, truffatori, delinquenti, corrotti e sfruttatori. Altro linguaggio non conoscono. Occhiuto dimentica inoltre le sue continue “visite” in procura, durante i bei tempi che furono. Dimentica le cene e cenette con Pm titolari di inchieste su di lui, come quella sulla bancarotta fraudolenta.

Occhiuto dimentica ancora di aver fatto parte di una cupola cittadina dedita al ladrocinio delle pubbliche casse, godendo di coperture a tutti i livelli. Occhiuto dimentica che 10 pentiti di ‘ndrangheta lo chiamano in causa per voto di scambio e intrallazzi mafiosi. Occhiuto dimentica pure di essere accusato dalla Dda di Roma di riciclaggio e associazione a delinquere, così come fa finta di niente rispetto alle decine e decine di procedimenti penali a suo carico per bancarotta, e truffa allo stato. Non ha mai versato le tasse e il dovuto all’erario.

Occhiuto dimentica che a chiamarlo in causa, nella truffa all’economato è stato il suo fido Cirò, oggi diventato il suo principale nemico. Occhiuto dimentica le sue amicizie con i direttori dei giornali locali, e le sue amicizie con tanti giornalisti che lo hanno sempre accontentato su tutto, anche quando ha chiesto al direttore del Quotidiano di licenziare chi non si allineava alla sua linea editoriale.

Ma si sa, quando è Occhiuto a comportarsi da mafioso, evasore, truffatore, bancarottiere e ladro, bisogna far finta di niente, e se qualcuno se ne accorge e lo scrive, ecco che scatta subito la sua beatificazione, affibbiando a chi lo attacca tutti i difetti di cui è “dotato”. Come a dire: se gli dici di aver ricattato con false promesse i suoi tanti dipendenti, costringendoli a lavorare senza retribuzione, lui, oltre a negare, subito risponde che il ricattatore sei tu. Ovviamente senza argomentare, e qui la domanda sorge spontanea: se è ricattato perché non sporge una bella denuncia circostanziata in procura contro chi lo ricatta?

Insomma, il clima per Occhiuto diventa sempre più rovente, e le sue chiacchiere poco incidono sul pensiero comune. Sa che il suo tempo sta per finire, e questo lo scompensa costringendolo a deliri come quello pubblicato sul suo profilo questa mattina. Povero Occhiuto, vivere nell’incertezza del domani a volte è peggio che vivere concretamente e realmente nel triste destino che lo aspetta. Meglio sapere che non sapere. Meglio affrontare subito il proprio destino, piuttosto che ridursi in queste condizioni. Perciò lanciamo un appello a chi di dovere. Per favore, mettete fine a questo supplizio, inutile prolungarlo ancora di qualche mese, quello che deve accadere che accada, oggi, domani, il prima possibile, così non ne parliamo più, e tutti ci mettiamo l’anima in pace. Che è la cosa che più ci manca: un po’ di pace.