Cosenza, le conseguenze del dissesto: arrivano i commissari, via dirigenti e staff e tasse al massimo

Per la prima volta nella sua lunga storia, Cosenza è una città in default ovvero in fallimento. Il 16 ottobre le Sezioni Riunite della Corte dei Conti hanno dichiarato lo stato di dissesto finanziario, notificato ufficialmente poi il 22 ottobre, sottolineando a chiare lettere che si tratta di un processo “irreversibile”. Le bugie del cazzaro hanno portato la città di Cosenza nel baratro finanziario.

Oggi più che mai, è giusto e opportuno ricordare ai cosentini quali saranno le conseguenze del dissesto finanziario, che sono del resto comuni a quelle di altre città che hanno conosciuto questo affronto, figlio della malapolitica e delle truffe conclamate di politici senza scrupoli.

L’articolo 244 del Testo Unico n 267 del 2006, tra le altre cose, disciplina il dissesto finanziario e le procedure ad esso associate. Prevede, innanzitutto, che venga istituito il cosiddetto Organo Straordinario di Liquidazione, formato da tre componenti nominati dal Ministero dell’Interno che provvede alla:

  1. a) rilevazione della massa passiva;
  2. b) acquisizione e gestione dei mezzi finanziari disponibili ai fini del risanamento anche mediante alienazione dei beni patrimoniali;
  3. c) liquidazione e pagamento della massa passiva.

Sempre lo stesso organo dispone, inoltre, dei seguenti poteri organizzatori:

1) Potere di accesso a tutti gli atti dell’ente locale, può utilizzare il personale ed i mezzi operativi dell’ente locale ed emanare direttive burocratiche.

2) L’ente locale è tenuto a fornire, a richiesta dell’organo straordinario di liquidazione, idonei locali ed attrezzature nonché il personale necessario.

3) L’Organo Straordinario di Liquidazione può auto organizzarsi, e, per motivate esigenze, dotarsi di personale, acquisire consulenze e attrezzature le quali, al termine dell’attività di ripiano dei debiti, rientreranno nel patrimonio dell’ente locale.

Tradotto in soldoni, termine che piace molto al cazzaro: la pacchia è finita. Il sindaco di un Comune in dissesto finanziario non ha autonomia neanche per gli acquisti più insignificanti e non solo può e deve essere controllato in ogni suo atto, ma addirittura i commissari possono decidere autonomamente come agire. 

Se ne andranno via una ventina tra dirigenti esterni e consulenti dello staff del sindaco: Giuseppe Nardi, Francesco Converso, Giovanni De Rose, Giampaolo Calabrese, Mario Campanella, Angela Carbone; Roberta Santelli; Luigi Vircillo; Eva Catizone; Roberto Albano; Vincenzo Pezzuto, Emanuela Gagliardi, Federico Totera, Marcello Falbo, Massimo Bozzo, Giuseppe De Rose, Antonio Molinari, Iole Perito. Non è più possibile garantire stipendi luculliani ai clienti del sindaco, parassiti sociali della peggiore specie.

A questo punto, possiamo aprire la pagina delle conseguenze dirette e molto spiacevoli per i malcapitati cosentini. 

Per le imposte e tasse locali di istituzione successiva alla deliberazione del dissesto, l’organo dell’ente dissestato […] deve deliberare, entro i termini previsti per la prima applicazione del tributo medesimo, le aliquote e le tariffe di base nella misura massima consentita. La delibera ha efficacia per un numero di anni necessario al “raggiungimento di un quinquennio a decorrere da quello dell’ipotesi di bilancio riequilibrato”.

Anche qui, traducendo in soldoni: tutti i tributi locali come per esempio Imu, Tari e Tasi aumenteranno fino al massimo consentito, mentre i servizi (mense scolastiche, scuolabus, e via dicendo) diventeranno totalmente a pagamento anche per chi ne avrebbe diritto gratuitamente. Grazie Mario, la città te ne sarà riconoscente!!!