Cosenza. Le retate di Cozzolino, l’investigatore dal cervello fino: la “banda dei neri”

Uno dei personaggi, tra i tanti che per lavoro frequentano la procura di Cosenza, che più d’altri mi ha completamente affascinato per modi e maniere, portamento, livello di atteggio, ma soprattutto per le sue spiccate capacità investigative, è quel magistrato inquirente del Dr. Francesco Giuseppe Cozzolino, Sostituto Procuratore della Repubblica in servizio effettivo permanente, a Cosenza, da sempre.

Lo dico: al di là di tutto almeno quel protocollo di un Cozzolino è pimpante, giovanile, bello, rampante, e anche simpatico. Non come quelle mummie dei suoi colleghi e del suo capo che solo a guardarli ti viene l’angoscia e la depressione, tanto sono tristi, infatti più che in procura starebbero bene in un Museo delle cere.

E la differenza tra quel leopardo (da non confondere con il gattopardo) di un Cozzolino e il resto della banda della procura, salta agli occhi. Basta osservare quel togato di un Cozzolino nell’esercizio delle sue funzioni per capire l’abissale differenza di stile che c’è tra le sue gesta e quelle degli altri. Nessuno si muove tra i banchi delle aule dei processi come lui: sinuoso come una ballerina, leggero come una piuma, sfuggente come una pattinatrice sul ghiaccio. Le sue movenze, quando davanti ai giudici espone le sue tesi accusatorie, ricordano tanto quelle di un direttore d’orchestra. Più che una ar(r)inga la sua, un’ora(ta)zione da palcoscenico. Una recita, una messa in scena, senza copione però. Tutti i suoi colleghi gli invidiano la capacità di andare a braccio durante le sue famosissime requisitorie, o a braccetto se preferite. Infatti come va a braccetto lui con gli indagati, nessuno. Tutti vogliono imitarlo, nessuno ci riesce.

Ma quello che più di ogni altra cosa i suoi colleghi gli invidiano, e che ai miei occhi lo rende un idolo, è la sua capacità, in quattro e quattro otto, di risolvere ogni tipo di caso che gli si presenta. Tra le sue qualità quella che risalta è il suo fiuto, pari, dicono, a quello di un bassotto, che nella classifica delle migliori 10 razze canine con il senso più potente dell’olfatto, risulta secondo solo dopo il Black and Tan Coonhound.

Lo dobbiamo al suo fiuto se oggi Cosenza, ad esempio, è libera dalle temibili bande di venditori di marijuana. Almeno per quel che riguarda la presenza di feroci bande autoctone composte da crudeli coltivatori locali di piantine. Famose sono le sue retate contro narcotrafficanti di spinelli di 18 anni. Come famoso è il suo modo di condurre l’indagine: una volta che entri nel suo mirino, non hai scampo. Quel pedigree di un Cozzolino bracca le sue prede come fa un cane da riporto durante la caccia alla lepre. La insegue senza tregua fino alla cattura. Se quel cagnolino di Cozzolino ti punta, preparati, la tua prossima meta è la galera.

Un vero e proprio esperto, dopo Gratteri, di lotta al narcotraffico. Ma con la globalizzazione lo scenario, anche relativo allo spaccio, è cambiato. Ora, dice quell’investigatore di un Cozzolino, lo spaccio è affidato a bande di stranieri che hanno monopolizzato, con l’accordo della ‘ndrangheta locale, le piazze di spaccio in città. Ed è su questo che tutti oggi si aspettano una forte risposta da parte di quel castiga poveri disgraziati di un Cozzolino. Perché il vero problema della città, non è capire che fine hanno fatto, ad esempio, i buoni spesa per l’emergenza, oppure porre un freno ai gravi reati di corruzione che giornalmente si consumano alla luce del sole nella pubblica amministrazione, tribunale compreso, ma impedire a quattru nivuri di spacciare stecche da 10 euro di fumo, ara villetta. Solo così la città si rende sicura. E poco importa capire chi rifornisce questi nivuri. L’importante è arrestare qualcuno. Ed ora è il momento dei neri.

Amo quest’uomo anche perché oltre a garantirci la sicurezza, sa distinguere le priorità. Meglio organizzare una bella retata contro i narcotrafficanti morti di fame neri, che indagare sulle malefatte di politici e corrotti. Vuoi mettere la differenza tra avere uno spacciatore nero in pianta stabile nella villetta di fronte casa tua e un sindaco corrotto in comune?  Meglio cacciare il nero. Che è la cosa più giusta da fare. È la Giustizia che lo chiede. E Cozzolino, si sa, ama la Giustizia, e con estremo sacrifico per essa si adopera. E se per renderla più Giusta e uguale bisogna aggirare qualche “regola”, fa niente. Quello che conta è il risultato. Ed è proprio per raggiungere questo risultato che quel melodramma di Cozzolino in tutto ciò che fa si ispira, inequivocabilmente, ad una famosa massima (che io mi sono permesso di ritoccare leggermente): “La corruzione è la nostra unica speranza per avere Tribunali giusti, finché c’è quella, i giudici (che intascano corpose bustarelle) sono più miti, e in tribunale perfino un Occhiuto e un Potestio, possono cavarsela”. A patto però di non avere la pelle scura.

GdD