Cosenza, l’ospedale come un mattatoio per esseri umani: 4 ore in piedi al terzo mese di gravidanza

L’ospedale di Cosenza si conferma essere il miglior mattatoio per essere umani.
Ieri mi hanno lasciata ad aspettare 4 ore in mezzo a chi faceva la fila per le visite in reparto Ginecologia, quindi una sedia per le prime ore è stata un miraggio, il tutto con la finestra chiusa perché rotta (da mesi) mentre fuori c’erano 30 gradi e se ce lo fossimo dimenticati un picco di contagi Covid altissimo.

Ma tanto al terzo mese di gravidanza con perdite di sangue, dolori e mal di testa, per loro il quadro era già chiaro e non era sufficientemente grave da risparmiarmi un’agonia di diverse ore pensando ai peggiori scenari possibili, tanto è vero che sono stata inquadrata come codice verde e chiunque mi è passato davanti.

Dopo aver fatto la visita e avermi detto che non c’era più battito né movimento, un susseguirsi di convenevoli al limite del vomitevole. Il migliore penso sia stato “tanto sei giovane, ne puoi fare un altro” eh sì, certo, veramente di consolazione, che poi complimenti buttiamo lì delle frasi a cazzo senza neanche sapere la storia clinica e di sacrifici che magari una ha fatto, tanto l’importante è spicciarsi più velocemente possibile. E poi il buio, mi hanno lasciata ad aspettare il foglio di dimissioni nella stanzetta dove si fanno i tracciati perché il computer era occupato, donne incinta prossime a partorire che mi passavano di fianco e tutto il personale del reparto, insomma privacy zero, tutti a chiedere cos’hai… Non lo so tu che dici? Mi sto disperando perché voglio fare una partita a briscola? Chiaramente nella stanza scritte e foto che inneggiano alla nascita, forse un’agonia peggiore delle quattro ore precedenti e infatti sono scappata senza neanche prendere ‘sto benedetto foglio di dimissione.

Facciamo tanto un gran parlare di quanto sia importante fare figli, poi però se qualcosa non va come dovrebbe ‘sti cazzi, quasi gli stai dando fastidio. Né un chiarimento sulle modalità di espulsione, se non una proposta di raschiamento e ricovero con il reparto pieno e senza medici, né un chiarimento sulle possibili cause o analisi da fare o su un persorso di supporto psicologico. Tra l’altro non mi è chiaro come mai non mi sia stata proposta la terapia farmacologica per stimolare le contrazioni, perché con i raschiamenti si guadagna di più? Perché il farmaco non era disponibile? Perché di domenica sera avviare l’iter era troppo noioso? O magari questa cosa ha a che fare con il fatto che ancora non si ha a disposizione un medico non obiettore?

In tutto ciò adesso sono a casa a sperare che il mio corpo faccia il suo corso da solo e se così non dovesse essere, cazzi miei.
L’ospedale di Cosenza non è un posto per donne, ma mica solo per quelle che vogliono fare un aborto volontario, anche per quelle che fanno la scelta di averli ‘sti benedetti figli.
Se la gravidanza non va a buon fine con fiori e cicogne state sicure che sarete trattate alla stregua di un cane abbandonato in autostrada.

Jessica Cosenza