Cosenza, l’urlo della folla contro i boss della sanità: “Gentile-Morrone vaffa…” e la “visita” a iGreco

SERVIZIO FOTOGRAFICO DI ANDREA ROSITO

E’ passato esattamente un anno da quando, il 6 novembre 2020, la città di Cosenza e molti centri della provincia scesero in piazza per urlare tutta la loro rabbia contro la classe politica che ha sfasciato la sanità pubblica per favorire sfacciatamente i boss della sanità privata e tutti i poteri forti che gli stanno dietro. Purtroppo, in questi mesi, la situazione non è migliorata, anzi è precipitata. In Calabria sono morte quasi 1500 persone per il virus, non è stato riaperto nessuno degli ospedali chiusi, non è stato assunto personale e beffa delle beffe la malapolitica ha rivinto le elezioni e ha piazzato nuovamente un corrotto nel ruolo di commissario. Occhiuto è uguale in tutto e per tutto a Scopelliti: fanno parte della stessa cupola. Un anno fa Cosenza aveva alzato la testa e sembrava che qualcosa potesse cambiare ma purtroppo non è stato così. Ad un anno di distanza questi porci sono tornati a dettare legge. E a noi può restare solo la magra consolazione di ricordare a tutti cosa accadde in quella memorabile manifestazione a Cosenza del 6 novembre 2020. 

COSENZA, 6 NOVEMBRE 2020

L’ora esatta su uno degli infiniti videowall piazzati dal sindaco cazzaro nei pressi dello svincolo autostradale di via Pasquale Rossi segna le 19,20. E’ passata poco meno di un’ora e mezza da quando Ferdinando Gentile dal megafono a piazza Kennedy ha aperto la manifestazione contro la malapolitica e la malasanità che ha trascinato in strada un migliaio di cosentini letteralmente incarogniti contro i bene individuati personaggi che hanno affossato la sanità pubblica per arricchire la lobby delle cliniche private.

Già da piazza Kennedy la gente inizia a urlare Libertà e Dignità, a simboleggiare la portata enorme di una protesta attesa da anni contro i boss riconosciuti del malaffare, intoccabili e riveriti dal popolo bue. Una sfida aperta, con tanto di nomi e cognomi urlati al cielo per indirizzare al meglio gli obiettivi della protesta. “Gentile, Morrone vaffanculo” si alza imperioso almeno una ventina di volte dal corteo che muove da piazza Kennedy, sale per viale della Repubblica e arriva a via Pasquale Rossi.

foto ROSITO

C’è chi non nasconde una certa emozione nello scandire i cori nel mentre dà i pizzicotti al compagno vicino per chiedergli se anche lui sente la stessa cosa. I fratelli Gentile, alias Cinghiali e la famiglia di Ennio Morrone il mammasantissima sono due delle più grandi lobby cittadine della sanità. Tonino è il ras della sanità cosentina da sempre. Da decenni direttori generali e commissari dell’Asp e dell’Azienda Ospedaliera sono uomini di sua fiducia: non c’è Dipartimento che non sia sotto il suo controllo. Primari, direttori, medici e paramedici, uffici legali, capisala, infermieri, oss: l’ospedale dell’Annunziata è un vero e proprio ufficio di collocamento per le sue truppe cammellate fatte di colletti bianchi e di manovalanza. Un esercito. E che dire dei concorsi truccati, delle ditte e dei fornitori amici degli amici che sguazzano in un mare di soldi, e degli avvocati della “cricca” (in tandem con l’immarcescibile Paolini, avvocato dei poteri forti della sanità privata) che vengono gratificati con parcelle allucinanti e con centinaia e centinaia di incarichi?

FOTO DI ANDREA ROSITO

Ennio Morrone con le sue cliniche private “San Bartolo-Misasi” e Villa Sorriso è uno dei boss della sanità privata: rastrella centinaia di milioni sulle spalle della sanità pubblica e si è assicurato la continuità con il figlio Luca piazzato subito al Consiglio regionale. Per anni nessuno ha mai osato contestarli così apertamente. E’ un segnale forte che arriva dalla città. Cosenza conosce i nomi e i cognomi di chi ha distrutto la sanità e finalmente li contesta, non certo per fargli del male ma solo per chiedergli di lasciare i posti di comando “regalati” dal malaffare e della corruzione e di finirla con il saccheggio sistematico delle risorse pubbliche. Con la chiarissima richiesta alla gente di non votarli mai più, né a loro, né ai loro parenti e né tantomeno ai loro galoppini. Basta!

FOTO DI ANDREA ROSITO

Il corteo esprime tante facce della città e non manca chi arriva dalla provincia. Qui non c’è caratterizzazione politica, si è contro tutto il sistema, non si salva nessuno: destra e sinistra sono accomunate in maniera perfettamente uguale nella protesta. Maledizioni a iosa anche per chi avrebbe dovuto rappresentare il progressismo, la cosiddetta “sinistra” ormai associata in tutto e per tutto alla “destra” dagli affari e dal ladrocinio continuo e sistematico. Nicola Adamo e la moglie, che foraggiano da sempre un altro boss della sanità privata, il famigerato Pierino Citrigno; Carlo Guccione con il suo falso moralismo e gli agganci nella sanità cosentina e manco a dirlo Palla Palla e tutti i suoi lecchini. No, non si salva nessuno.

La presenza delle forze dell’ordine è discreta e tollerante fino al punto da consentire anche il gran finale: dopo il blocco dell’autostrada, si va sotto la clinica La Madonnina a cantare qualche coro anche all’indirizzo dei fratelli iGreco, altri pescecani riconosciuti del saccheggio della sanità, padroni anche della Madonna della Catena e del Sacro Cuore: soldi a palate sulle spalle della povera gente. Tragicomico il cartello che campeggia all’ingresso: Tamponi rapidi (a 50 euro…), uno squallore infinito.

Quasi come la visione delle forze dell’ordine che invece in questo caso si materializzano agli occhi di tutti per dimostrare ai potenti di turno – i corrotti di Terravecchia, ché i cariatesi giustamente s’incazzano – che loro li proteggono. Non si sa mai, con i tempi che corrono, avranno pensato i signori della digos e quelli della squadra mobile, che a parole sono per la “giustizia” ma nei fatti non se la guastano con i delinquenti della politica. Ma è un’amarezza che dura poco: oggi prevale ben altro e tornando a casa nonostante tutto quello che ci aspetta resta la soddisfazione di aver urlato il proprio desiderio di libertà ad una comunità che finalmente capisce e non si nasconde più dietro il solito vorrei ma non posso. E di questi tempi è un risultato straordinario.