Cosenza, mister Braglia tra due fuochi

Piero Braglia in mezzo a più fuochi in questo fine anno tormentato per il vecchio Lupo. La pesante sconfitta di Ascoli lo ha messo inevitabilmente sul banco degli imputati relativamente al fatto sportivo. Per una questione di carattere anzitutto, perché non è concepibile, calcisticamente parlando, un crollo verticale di quelle dimensioni. Ma anche per le scelte dei cambi: D’Orazio per Pierini e Litteri per Riviére all’inizio del secondo tempo con relativo passaggio al vecchio caro 3-5-2 e con risultati disastrosi sotto l’aspetto pratico.

Ma i problemi del Cosenza sono a monte e se è vero – com’è vero – che il pesce puzza sempre dalla testa, non serve un profeta per ricordare quanto sia stata indebolita la squadra della stagione scorsa. Monaco per Dermaku, Kanoutè per Palmiero e Riviére (dopo settimane di travaglio) per Tutino, tanto per semplificare, hanno decisamente ridotto il tasso di qualità del Cosenza di Braglia. Che ha avuto il grave torto di non opporsi alla strategia societaria costantemente votata al risparmio e affidata a un diesse come Trinchera, prontissimo a sacrificare Braglia per rispondere “sissignore” agli ordini che dovessero arrivargli.

Cosa accadrà ora? Intanto Braglia avrà certamente la prova d’appello della sfida di venerdì sera contro lo Spezia, che bisogna vincere a tutti i costi perché è uno scontro diretto. Poi c’è da capire cosa si muove dietro la nomina di Luca Petrone a direttore generale e verificare se davvero Guarascio ha intenzione di mollare o se siamo davanti ad uno dei suoi soliti giochi di prestigio. In ogni caso, Braglia si trova in mezzo a due fuochi, con una tifoseria disorientata e che quasi non sa che pesci pigliare. La Cosenza del pallone è di nuovo in fermento.