Cosenza, Occhiuto e le luminarie di Pasqua: “Viatattia ca tiani a capu frisca”

“Non sono luminarie, ma l’effige della Madonna del Pilerio davanti al plesso di malattie infettive dell’Ospedale e un Uovo Pasquale avvolto dal tricolore all’ingresso della città. Che sono state posizionate accogliendo l’offerta gratuita di alcuni imprenditori locali del settore che ci era pervenuta”. Così si giustifica Occhiuto.

E aggiunge: “Si tratta di un messaggio di gratitudine ai nostri straordinari operatori sanitari, di incoraggiamento ai malati di Covid 19 che combattono nelle corsie per difendere la propria vita e, in ultimo, di sostegno emotivo a tutti i cittadini di Cosenza”.

Come a dire: visto che non c’è niente da fare ho pensato di impiegare il tempo a montare luminarie, perché di questo si tratta, per ringraziare “i nostri straordinari operatori sanitari, e per incoraggiare i malati di Covid 19”. E poco importa se il personale sanitario si ritrova a lavorare in condizione da terzo mondo: se oggi il nostro straordinario personale sanitario è dotato del minimo indispensabile per operare in sicurezza (maschere, camici, guanti) lo si deve alla generosità di alcuni imprenditori cinesi, non certo all’operosità del sindaco. Così come per i pacchi viveri distribuiti alle persone che loro malgrado oggi si trovano in stato di necessità: gentile donazione di imprenditori locali, non certo frutto della generosità dell’Amministrazione. L’importante, per Occhiuto, in questa fase dove il concreto è la priorità, sono i ringraziamenti effimeri, e senza genuinità.

A guardare come stanno le cose, di fatto, all’oggi, l’Amministrazione Occhiuto nulla ha prodotto di concreto per lenire le sofferenze dei cosentini. Ad adoperarsi per i cosentini solo ed esclusivamente, lo stato e le tante associazioni di volontariato che sin dai primi giorni non hanno esitato a scendere in trincea. E questo mentre il sindaco e la giunta si erano imboscati chissà dove, salvo poi venir fuori solo quando lo stato ha annunciato aiuti ai sindaci.

Tutti abbiamo voglia di normalità, di portare i bambini a giocare sui prati, di abbracciare qualcuno, di fare quattro passi all’aria aperta, ma il momento impone altro. Come il rispetto per chi soffre e per chi non c’è più. C’è poco da festeggiare o da illuminare in questo che non è, nostro malgrado, il momento della letizia, ma del cordoglio. Troppi morti. Troppa sofferenza. In tutto questo diciamocelo: l’uovo di Pasqua, inteso come augurio pasquale, così come da sempre è inteso, è fuori luogo e anche pacchiano.

Se proprio vuole ringraziare il nostro straordinario personale sanitario, Occhiuto si adoperi a fare tutto quello che è in suo potere fare per garantire loro la sicurezza sul lavoro. Si adoperi per garantire ai salumieri, alle cassiere, ai farmacisti, la sicurezza che meritano per il sacrificio che stanno facendo. Ad esempio, avrebbe potuto dire ai gentili imprenditori che hanno offerto le luminarie: adoperiamo questi soldi per un programma speciale di sanificazione delle scuole, degli asili, dei luoghi pubblici, delle piazze, dei giardini. Non una lavata con un po’ di creolina spruzzata da un’autobotte. Ma quello che oggi la scienza prescrive per combattere il coronavirus.

Disinfettare uffici, supermercati, condomini, palestre, è questo quello che serve adesso. Solo così possiamo garantire un veloce ritorno ai tanti malati nelle loro case. Approfittare di questi giorni per discutere con i commercianti, i ristoratori, le agenzie, gli alberghi, con i tanti professionisti titolari di studi per capire come dare loro una mano per sanificare lo spazio aperto al pubblico e come affrontare la fase due della quarantena. Perché prima o poi si dovrà ritornare al lavoro, e allora come comportarsi nei luoghi dove i “privati” incontrano il pubblico? Quanto costerà mettere in sicurezza il proprio studio o la propria officina? Sono queste le cose che vogliamo capire, sono queste le cose di cui un sindaco dovrebbe occuparsi, vista la drammaticità della situazione.

Non è la rappresentazione dell’uovo pasquale in se che dà fastidio, è che in questi momenti ci si aspetta altro da un sindaco: se hai il tempo di organizzare in piena pandemia l’installazione dell’uovo di Pasqua, questo vuol dire una sola cosa: che non hai altro da pensare. Il che è grave. Come si dice a Cosenza: viatattia ca, evidentemente, tiana a capu frisca!