Cosenza, ora è chiaro (anche) a Franz chi comanda davvero al Comune: Capu i Liuni e l’omertà

Dopo la malandrinata volta ad affermare il suo dominio nel Pd, ad opera di Capu i Liuni e della sua paranza nei confronti di Italo Reale, ma indirizzata a tutto il Pd calabrese, nessuno ha osato dire niente: non una reazione di sdegno contro un atteggiamento palesemente mafioso, da parte della politica locale, regionale e nazionale. Al netto del comunicato di circostanza di Boccia nel quale stigmatizza quanto avvenuto l’altro ieri (l’aggressione verbale e fisica di Italo Reale ad opera della manovalanza di Nicola Adamo, nel salone degli Specchi, durante una riunione del Pd), che finirà con il solito “nulla di fatto”, nessun altro o altra ha osato condannare l’odioso e violento gesto. A cominciare da tutti quelli che erano seduti nel salone e sono stati testimoni oculari della mafiosa aggressione a Italo Reale. L’omertà regna sovrana nel Pd. Del resto li possiamo capire: “testimoniare” contro un boss politico del calibro di Nicola Adamo non è cosa facile, il rischio di ritorsioni è altissimo, meglio farsi i fatti propri.

Tra i tanti omertosi, e scontati silenzi, quello che fa più “rumore” è quello del sindaco Franz Caruso. Il video diffuso è chiaro e non lascia spazio a dubbi sul comportamento mafioso tenuto da alcuni sodali di Nicola Adamo, istigatori della rissa. Tra questi il maggior azionista della sua giunta, Damiano Covelli, assessore ai Lavori Pubblici, ed esponente storico della paranza di Capu i Liuni. Un fedelissimo della prima ora. Il braccio destro di Nicola, sempre pronto a difendere anche con il proprio corpo il boss (politico), dalle “pallottole” dei nemici. Ed è quello che ha fatto l’altro ieri, intervenendo a malavita, dopo il segnale di attacco lanciato da Nicola dal fondo della sala, zittendo malandrinamente con parole che tutti possono ascoltare (e capire la mafiosità che contengono), il commissario Graziano: “qui parliamo solo noi, tu non sei nessuno, stai zitto che è meglio per te”.

Una frase che non ha nulla a che fare con i “genuini scazzi” che naturalmente avvengono nelle fumose assemblee dove si discute, anche animatamente, di politica (quella vera), questa è una frase che trasuda cultura mafiosa da ogni poro. Restare in silenzio di fronte a questo grave atto intimidatorio messo in atto pubblicamente da un assessore comunale non solo è segno di debolezza e sottomissione a questa subcultura da parte del sindaco, ma soprattutto perché il segnale che arriva ai cittadini, anzi il segnale che non arriva ai cittadini, visto il silenzio, è quello di una remissiva complicità del sindaco con questo losco figuro. La violenza va sempre condannata, e non capiamo perché Franz ancora non l’ha fatto. Far finta di non aver sentito, per paura di ritorsioni (politiche), non aiuta certo l’emancipazione da queste rozze logiche, dei cittadini. La ‘ndrangheta non si combatte solo con la polizia, è compito delle istituzioni contrastarne anche la logica e non permettere che tale aberrante sottocultura attecchisca nella comunità. E l’azione posta in essere dal suo assessore, rientra, a pieno titolo, nel più classico lessico mafioso, su questo non ci piove: tutti i cosentini possono rilevare dal tono, dal contenuto, e dall’atteggiamento, la mafiosità dell’azione dell’assessore Covello. Franz compreso.

È evidente che dietro il silenzio di Franz altro non c’è se non il totale asservimento alla paranza di Nicola. Il messaggio della paranza è arrivato anche al sindaco Franz: “a Cosenza, ora, comandiamo noi”, e Franz è solo un burattino nelle mani di Capu i Liuni. Un sindaco sinceramente democratico avrebbe chiesto conto al suo assessore dell’atteggiamento malandrino tenuto in pubblico. E invece Franz ha chiuso occhi, orecchie e bocca.

Ora tutti sanno chi è che comanda veramente al Comune. Nicola deve rifarsi di qualche anno di inattività, e non vuole che nessuno gli rompa le scatole, pena le maniere forti. Perciò tutti zitti e a cuccia, e il prossimo che si azzarda a parlare sono cazzi suoi. E che questo, da oggi in poi, sia chiaro a tutti! Se questa non è cultura mafiosa, diteci voi cos’è!