Cosenza, perché l’Asp non è stata ancora sciolta per infiltrazioni massomafiose? (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

Report torna in Calabria. Insieme a tutte le altre trasmissioni che ultimamente se ne stanno interessando in queste settimane. Tornerà domani, lunedi e nello stralcio che è possibile vedere tra le altre questioni tornerà ad occuparsi dell’ospedale di Catrovillari individuato come ospedale Covid dall’allora commissario Zuccatelli. Chi ci guadagna da queste carenze? Si è scritto e detto più volte: i privati. Ci sono meccanismi precisi che riguardano tutti gli ospedali pubblici. Ripercorrere velocemente la storia recente dell’ospedale di Castrovillari tramite atti giudiziari e scoprire come l’emergenza sanitaria è strettamente legata all’emergenza giustizia aiuta a capirli e apre ad una domanda: perché l’Asp di Cosenza non è ancora stata sciolta per infiltrazioni ‘ndranghetistiche?

Castrovillari, quindi, viene, individuato come ospedale Covid nonostante sia presente solo il pretriage. Fin qui Report. Sarà bene ricordare facendo un salto indietro di qualche anno che la procura di Castrovillari si era già interessata alla struttura e con questa una parte della stampa. Qual era il problema? Una serie di esposti giunti in procura documentano una situazione paradossale: una serie di macchinari, attrezzature, intere sale operatorie presenti, nuove, ma inutilizzabili perché mancava il collaudo o perché non poteva essere completamente fatto per errori macroscopici. Nella struttura arriveranno anche diversi controlli e ci sarà anche l’intervento di alcuni parlamentari. L’esempio più drammatico era ortopedia. Nella zona l’unico punto di riferimento era Castrovillari. Di più: emerge che interi reparti erano soggetti a personaggi finiti sotto indagini.

Il fascicolo è voluminoso e più si va avanti più emergono elementi. Una prima tranche dell’inchiesta porta a far scattare alcune misure cautelari, l’altra? Qui arriva la nota dolente. Perché nel frattempo gli eventi sono andati avanti e la procura di Castrovillari è in subbuglio perché il procuratore Facciolla viene trasferito e i chissà che fine hanno fatto quelle indagini. Ecco che la crisi sanitaria è prima di tutto una crisi di giustizia: se non si può indagare, non si arriva a definire responsabilità e senza responsabilità vige solo impunità. Ma senza riannodare fili di una vicenda complessa, basti anche solo pensare che quell’indagine aveva finito per lambire le parentele di un ex-procuratore. Tanto per parlare di emergenze.

Quello che vale per l’ospedale di Castrovillari è una tecnica e una situazione che ritroviamo pari pari in diverse altre situazioni. Come non ricordare il caso della risonanza magnetica all’ospedale di Praia arrivata con 5 anni di ritardo e rimasta poi ferma, inutilizzata per 3 anni pur subendo interventi di manutenzione. Manca collaudo. Ma di casi del genere se ne possono fare moltissimi.

Ultimo in epoca Covid all’ospedale di Paola. Quando Report chiede a Zuccatelli quali ospedali avesse individuato lui come centri Covid, lui risponde Paola e Cetraro (nonostante nelle carte non fosse esattamente cosi in quanto compariva Castrovillari). Ad ogni modo, incongruenze a parte a Paola sono stati fatti lavori urgenti per le terapie intensive. Era uno degli appalti che avevamo documentato   http://www.iacchite.blog/coronavirus-quante-terapie-intensive-vale-un-voto-di-saverio-di-giorno/

Valore dell’appalto 350.299,53 euro. Stazione appaltante l’Asp di Cosenza ovviamente con procedura di affidamento diretto. Ebbene lavori ultimati, ma tutto spento. Zuccatelli però (allora commissario dell’asp di Cosenza) individua 4 posti di terapia intensiva in quell’ospedale.

Lavori che vengono fatti, strutture costruite, macchinari che vengono spostati inviati, ma poi niente funziona. Perché? A chi conviene? Ci sono due ordini di risposte. La prima come si è detto: i privati. Nel raggio di azione o più precisamente nel bacino di utenza di questi ospedali pubblici che vengono continuamente penalizzati ci sono spesso cliniche private. Se uno viene penalizzato, l’altro ne giova. Vecchia storia. I loro nomi da settimane li stanno urlano le piazze: Gentile, Morrone, Citrigno, Greco ecc. bisogna quindi vedere: chi viene assunto in queste cliniche che rapporti ha con politici e magistrati? E ancora le foto di rito per il finanziamento di queste cliniche sono fatte con quali politici? Nelle cliniche private vengono erogati centinaia di milioni. Stesso ordine di grandezza dei debiti di quelli pubblici.

L’altro ordine di risposta dovrebbe guardare le contabilità. Ma richiede una piccola precisazione. Quello messo in luce dalla procura di Castrovillari, faceva emergere il sospetto di una regia che mirava a svuotare gradualmente quella struttura per far convergere il flusso verso quelle di Paola e Cosenza. Ed è proprio sull’Asp di Cosenza che bisogna guardare facendo due conti. In Emilia Romagna si spendono 43 milioni per 640 terapie intensive, in Calabria 1 milione o poco più per qualche decina. Questo significa che al nord una terapia intensiva costa 67mila euro, da noi oltre 200 mila. Ma è sempre questo: da noi le cose costano sempre di più? Attrezzature, prestazioni, servizi. Ogni cosa. Come se le cose le pagassimo due o tre volte e mettendo insieme si arriva a 500 milioni di debiti. A tanto ammonta la situazione finanziaria.

Fascicoli dormienti, debiti mostruosi. Per situazioni simili altre Asp (Reggio Calabria, Catanzaro, Locri) sono state sciolte per infiltrazioni ‘ndraghetistiche. Perché Cosenza anche in questo caso è anomalia? Anche di questo come per le inefficienze c’è un perché…

1 – (continua)