Cosenza, piazza Fera: il cantiere era sotto il “collaudo” della mafia. E adesso?

La banda del cazzaro e del gattopardo

di Michele Giacomantonio

Sintesi, come sempre provvisoria, dello stato delle cose. Per tre anni – 2016, 2017 e 2018 – il Capodanno (massima rappresentazione dell’idea di città festaiola immaginata dal sindaco del tempo) si è celebrato a piazza Fera, che si è scoperto poi ufficialmente ed improvvisamente, il 29 dicembre 2019, non essere provvista di alcun collaudo. Fino al successivo sequestro del 24 aprile 2020, tuttora in corso con la piazza chiusa dalle transenne e abbandonata al degrado più totale.

In verità il sospetto della mancanza di un collaudo era stato sollevato da un certo numero di persone, subito annichilite dalla propaganda occhiutiana come “odiatori” e invece avevano ragione.
Dunque mancava il collaudo, forse perché il costruttore si fidava del fatto che secondo la Dda di Catanzaro il cantiere era sotto la protezione della mafia e dunque non poteva succedere nulla. Oppure i vecchi dirigenti, nominati direttamente dal sindaco e che avevano autorizzato le feste sapendo che mancava la sicurezza, erano dei superficiali (per dirla con un eufemismo).

Oggi potremmo dire che ci è andata bene. In realtà non ci è andata bene per nulla, basta guardare il degrado in cui versa la città e la povertà cui il dissesto che porta la firma del sindaco l’ha condannata. Siamo stati governati da gente che doveva stare a casa e invece ci ha allegramente condotti fino a questo punto.