Cosenza, piazza Fera. La frase di Tucci che inchioda il cazzaro sul rischio crollo: “Col cavolo che la tolgo!”

A Cosenza la cricca di faccendieri, politici e magistrati corrotti al servizio della massomafia non nasconde più il nervosismo per le voci sempre più insistenti di una nuova retata di colletti bianchi dopo quella del 1° settembre. La prova provata sta nel fatto che per ben due processi, quello relativo al sequestro di piazza Fera del 2020 e quello denominato “Lande desolate”, che ha comunque a che fare con piazza Fera, sono state dichiarate inutilizzabili le intercettazioni alla base delle accuse per il semplice motivo che erano state autorizzate per un’altra inchiesta. Proprio quella che non fa dormire sonni tranquilli alla massomafia cosentina incalzata dalla Dda di Gratteri. E per noi è come un assist a porta vuota poter affondare il dito nella piaga e rendere sempre più pubbliche quelle intercettazioni che fanno stare male la feccia della società cosentina.

Che al collaudo dei lavori di piazza Fera/Bilotti si fosse giunti seguendo una procedura anomala risulta poi confermato dalle dichiarazioni dell’ex segretario di Occhiuto, Giuseppe Cirò, rese in data 8 febbraio 2019. L’inserimento nel decreto di sequestro di piazza Fera delle dichiarazioni di Cirò, al di là di dimostrare quello che era sotto gli occhi di tutti già da anni rispetto alla piazza, significa che la Dda sta lavorando anche su altre inchieste, collegata a questa, che riguardano – finalmente – le infiltrazioni della ‘ndrangheta o meglio la massomafia di stato a Palazzo dei Bruzi. Partendo proprio da piazza Fera o meglio la piazza della ‘ndrangheta coperta dallo stato deviato.

“In un incontro avuto nella piazza nei giorni intercorrenti tra l’inaugurazione e Natale, presenti oltre a me il sindaco, Tucci, Alvaro e Converso, il direttore dei lavori (Tucci, ndr) mi avvicinò dicendomi di essere stato contattato dai miei colleghi del Genio Civile per espungere (togliere, cacciare, ndr) dalla relazione a struttura ultimata una frase che lo stesso aveva inserito relativa al cosiddetto fenomeno di risonanza ovvero l’effetto dinamico provocato dal possibile e contemporaneo saltellio di un rilevante numero di persone presenti sulla piazza. Nella circostanza, il predetto Tucci espressamente mi aggiunse: “col cavolo che la tolgo!!!”… 

Preciso che non ho mai avuto modo di verificare l’esatta dicitura riportata sulla relazione a struttura ultimata. Alla luce delle dichiarazioni rese ieri nel vostro ufficio ho avuto modo di ripensare a tale circostanza e a comprendere l’effettivo significato; in particolare Tucci intendeva in tal modo tutelarsi da un eventuale improprio utilizzo della piazza in difformità alle caratteristiche progettuali. In altre parole, se fosse vera la riserva espressamente riportata dall’ingegnere Tucci nella relazione a struttura ultimata, Piazza Fera/Bilotti sarebbe non idonea allo svolgimento di manifestazioni pubbliche, men che meno laddove fosse prevista la presenza di un rilevante e concentrato numero di persone non garantendo minimi standard di sicurezza“.

Il Cirò faceva riferimento alla seguente frase contenuta a pagina 14 della relazione a struttura ultimata – Parte 1 – presentata in data 21 dicembre 2016 presso l’ex Genio Civile di Cosenza. “… Si evidenzia inoltre che, sebbene la struttura di copertura dell’area museale (quota piazza) sia stata collocata come da normativa in categoria C3 punto 3.1.4 NTC 2008, è bene evitare che venga soggetta a carichi dinamici ripetuti di entità pari a quelli di calcolo; ciò in relazione all’utilizzo di travi in acciaio di grandi luci (L=22 ml) e pertanto aventi una particolare flessibilità”.

Ebbene, le riserve mostrate dal direttore dei lavori in merito all’utilizzo della piazza sopra la zona museale (sotto la quale erano presenti le travi oggetto della certificazione) avevano effettivamente assunto una valenza concreta, dal momento che, sia in occasione del concerto di Alvaro Soler del 31 dicembre 2016, sia in occasione del concerto di Mahmood il 28 settembre 2019, quindi anche a distanza di diverso tempo, il palco veniva sistemato proprio sopra la zona museale, come si evince dai rilievi fotografici… ciò al fine di evitare un considerevole assembramento di persone in una zona considerata “a rischio”…